La voce dei lettori

Ancora troppa confusione sugli alchil esteri dell'olio d'oliva

Mario Brogna scrive al Mipaaf: l'olio franto ora è ancora di buona qualità, perchè non posso etichettarlo come “italiano”? Una questione interpretativa dell'articolo 43 comma 1 bis del decreto 83/2012 risolta da tempo ma che suscita ancora perplessità

09 gennaio 2014 | T N

Egregi signori,
in qualità di produttori di olio extra vergine di oliva 100% italiano, ci ritroviamo oggi in una situazione di enorme difficoltà. Pur essendo ancora nel pieno della campagna olearia e continuando a lavorare le olive provenienti dai nostri terreni rispettando tutte le condizioni necessarie al mantenimento della loro freschezza. I risultanti analitici riscontrati ci risultano singolari. Di fatti, stiamo ottenendo un olio di qualità, con buona acidità (compresa tra 0,4 e 0,5%) e perossidi compresi tra 8 e 9 meqO2/Kg, la somma dei metil esteri e degli etil esteri risulta speso avere valori superiori ai 30 mg/kg, superando talvolta la somma dei 40 mg/kg.
In base alle prescrizioni dell'art. 43 comma 1 bis del DL 83/2012, questo prodotto non può essere commercializzato come “italiano”. Tale restrizione ci sembra un paradosso, visto che le olive lavorate provengono dai terreni di nostra proprietà. Non vorremmo che un decreto elaborato con l'intento di salvaguardare il prodotto “Made in Italy” vada a svantaggiare proprio chi, come noi, il “Made in Italy” lo sostiene da decenni.
In attesa di vostro riscontro, porgiamo distinti saluti

Mario Brogna
Oleificio Gabro

Abbiamo ricevuto, per conoscenza, la lettera indirizzata dal titolare dell'Oleificio Gabro al Mipaaf.
Effettivamente la questione suscitò molto clamore nel 2012, appena il decreto fu convertito in legge. L'articolo in questione, secondo gli operatori, poteva interpretarsi in molti modi, tra cui quella più restrittiva, ovvero che non potesse essere etichettato come “italiano” un olio che superasse i 30 mg/kg di alchil esteri (Alchil esteri. Fatta la legge, ora scatta la bagarre su come interpretarla).
La questione fu poi archiviata con un'interpretazione autentica della norma da parte dell'Icqrf: “In merito all’attuazione delle previsioni di cui all’art. 43, comma 1 bis, del D.L. n. 82/2012, si fa presente che la norma in questione rende obbligatoria la predisposizione di un “piano straordinario di sorveglianza” nei confronti delle imprese che hanno commercializzato le partite di olio extra vergine di oliva riscontrate alle analisi con valore «alchil esteri» superiore ai 30 mg/kg. Dall’esito del predetto piano dipenderanno eventuali, ulteriori determinazioni nei confronti delle imprese interessate.” (Alchil esteri. Il Ministero spegne le polemiche con l'interpretazione autentica della norma)
Non vi è quindi alcuna impossibilità a etichettare come “italiano” un olio con più di 30 mg/kg. L'Icqrf, nel caso riscontri questo valore, predisporrà un piano straordinario di sorveglianza per capire le ragioni di questo dato. Se da questo piano di sorveglianza non emergerà nulla, non verrà elevata nemmeno alcuna sanzione.
L'articolo di legge in questione, tuttavia, potrebbe venire agevolmente superato nel momento dell'istituzione del marchio, e relativo disciplinare “Alta Qualità” italiana. In questo caso, anche tenendo conto delle decisioni Coi, è stato eliminato il parametro alchil esteri, sostituito con gli etil esteri nel limite dei 20 mg/kg. Sono 40 mg/kg, attualmente, perchè un olio possa essere etichettato come extra vergine.
In base al disciplinare del Mipaaf sull'”Alta Qualità” italiana il suo olio non potrebbe fregiarsi di tale certificazione, peraltro non obbligatoria, non per gli alchil esteri ma per l'acidità, il cui limite è stato fissato in 0,3%.
Distinti saluti

A.G.

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