La voce dei lettori 30/03/2013

Le verità di Fimetica. A Dubai una dimostrazione d'assaggio senza finanziamenti pubblici

Le verità di Fimetica. A Dubai una dimostrazione d'assaggio senza finanziamenti pubblici

Ci scrivono il presidente di Fimetica e Corrado Tropea, tecnico che ha seguito il campionato mondiale dell'olio d'oliva, sostenendo che il danno d'immagine l'ha causato la trasmissione Le Iene. La replica di Alberto Grimelli


Gentilissimo Direttore,

in relazione all'articolo comparso sul vs sito web di teatronaturale, vi prego di dar spazio al contenuto ed alle prove documentali che ieri sono state fornite in apposita conferenza stampa di cui allego servizio.

Ci sarebbe da chiedersi, invertendo la domanda, se non sia questo tipo di trasmissioni a ledere l'immagine della Calabria piuttosto che il lavoro volontario di tanta gente competente (assaggiatori patentati, centri di ricerca europei).

La saluto cordialmente e resto a disposizione, attraverso i tecnici che qui leggono per conoscenza, a darLe ulteriori chiarimenti-

 

Fagà

Presidente Fimetica

 

 

Caro Direttore,

mi permetto di darle del caro visto che la seguo da almeno 7/8 anni e leggo sempre con molta attenzione gli articoli del settimanale che lei magistralmente dirige e che è diventato, non solo per me, un punto di riferimento tecnico e non solo, per spiegarle brevemente come si sono svolti i fatti relativi al concorso di che trattasi.

- Gli oli sono pervenuti presso la sede di Fimetica

- Sono stati anonimizzati e portati in un laboratorio specializzato in assaggi ed analisi

- Sono stati valutati sensorialmente dal panel all’uopo costituito da assaggiatori certificati

- I risultati sono stati messi in busta e sigillata da un notaio

- I campioni selezionati anonimizzati e spediti a Dubai

Lì si è fatta una dimostrazione di assaggio e successivamente si proclamava l’elenco dei premiati con l’apertura della busta e rimuovendo la confezione che occultava i campioni.

Detto questo, mi permetta di fare qualche piccola considerazione:

Mi ritengo “ responsabile” di quanto accaduto perché, sono stato io a far fare il corso di assaggiatore a molti miei amici e fare in modo che avessero contezza di ciò che quotidianamente utilizzavano per condire i loro alimenti: la maggior parte di questi comprava l’olio in bottiglia nei negozi della GDO.

Allorché hanno scoperto e conosciuto i difetti che gli oli possono avere, sono andati alla ricerca dell’olio del contadino non tralasciando l’assaggio prima di comprarlo.

Da qui è nata l’idea di fare un concorso e vedere un po’ che oli ci sono in giro, e poiché il mondo è ricco di concorsi ad ogni latitudine, ma fatti su oli che hanno pochi mesi di vita, si è pensato di indìre un concorso chiedendo oli della campagna precedente, ed i risultati e le differenze si sono visti: ottimi oli premiati in alcuni concorsi ad aprile o maggio, sono stati scartati dal panel perché si presentavano con qualche difetto, magari anche leggero ma che li ha esclusi dal podio.

Aggiungo che le finalità del concorso sono interamente finalizzate alla divulgazione ed alla promozione dell’olio extra vergine di oliva, e farlo costa personalmente ad ognuno di noi tempo e fatica oltre che danaro.

Il riscontro in positivo che si ha, sta nella richiesta di tante persone, nonché di associazioni, scuole e ristoratori che ci richiedono di spiegare loro come fare a riconoscere i difetti, o i pregi, di oli che gli stessi partecipanti ci portano ad assaggiare.

Questo è il ns punto di forza, e sicuramente non smetteremo di fare divulgazione, perché molti nostri oli stanno benissimo accanto a prodotti molto pubblicizzati e blasonati, ma non abbiamo le COOP, non vi sono centri di distribuzione comuni neanche tra le varie associazioni di produttori, non c’è la più piccola forma di aggregazione per cui si è costretti a ricorrere al grossista, il quale mira solo al proprio interesse.

Aggiungo ancora, che la mancanza di un giusto compenso e di una giusta remunerazione a cui si è aggiunto il comune malessere economico, sta provocando negli olivicultori il disinteresse per la campagna: oliveti secolari sono in stato di abbandono, senza trattamenti rameici la ns varietà, la Carolea, soccombe agli attacchi di occhio di pavone, senza concimazioni le piante non vegetano bene e producono poco e male, senza potature tendono a partire verso l’alto e dimostrano la loro reale origine di cespuglio e senza arature sono soggette ad incendi, divenuti ormai comunissimi non solo in collina dove le coltivazioni sono più difficili, ma anche in piano.

E poi bisogna pure prendersi addosso le critiche del pur bravo, per altri versi, Grimelli allorché si esprime parlando del sig. Pelazza che ha fatto il suo lavoro in maniera equilibrata e precisa, o sopportare di essere definiti un’allegra combriccola che ha ricevuto dei finanziamenti per fare le proprie vacanze con spreco di denaro pubblico.

Il sig. Grimelli non sa o forse non vuol sapere che nel caso specifico, non vi è stato spreco di denaro pubblico, le Amministrazioni “ ree” di aver concesso fondi a Fimetica, hanno certificato che NULLA è stato non solo concesso, ma neanche richiesto.

Quanto alla credibilità a guide, concorsi etc, a cui lavora il sig. Grimelli e tutti quelli come lui, beh, sorge un po’ qualche dubbio: gli assaggiatori del III Extra Virgin Olive Oil World Championship sono professionisti affermati che fanno gratis e per il semplice gusto di assaggiare e divulgare la conoscenza del buon olio, hanno pagato, e pagano in proprio i loro viaggi, non percepiscono neanche fondi da sponsor perché sul sito di www.champoliveoil.com non ce n’è uno che dicasi uno, si ritrovano saltuariamente a cena ed assaggiano gli oli che chiunque di loro si porta appresso, hanno neofiti che si avvicinano all’assaggio per apprendere, e cosa molto importante, non si considerano i depositari della verità in fatto di assaggi, ma non possono essere assimilati a nessuna di quelle persone che non capisce nulla di olio extra vergine di oliva o che abbiano necessità di vivere facendo gli assaggi: non fanno consulenze alle aziende, non fanno i giornalisti su testate cartacee od elettroniche, vivono della loro professione ben diversa da quella dei “ professionisti dell’assaggio” e che sono i soloni del naso e del palato e che certificano di tutto e di più.

Sapesse quante massaie, impiegati, operai, semplici olivicultori che vogliono imparare a fare meglio, insegnanti ed altri abbiamo incontrato, che quanto a naso potrebbero competere con chiunque, se solo fossero messe a conoscenza delle qualità e dei difetti dell’olio!!

Caro Dr. Caricato, le persone diventano uomini allorchè, come lei dice, si mettono a guardare la realtà delle cose anche dall’altra parte, e la realtà del sig. Pelazza è diversa da come la presenta con il taglia e incolla; il suo sensazionalismo è finalizzato alle sue tasche, quantomeno a recuperare quanto ha speso, e questo pur avendo ricevuto ben 11 e-mail dal presidente di Fimetica Ing. Fagà, con i rendiconti presentati agli Enti che avevano finanziato i progetti. ( e Grimelli perché non ha mandato una e-mail o non ha telefonato?)

Ha scomodato il Pelazza, l’Assessore Regionale all’Agricoltura Dr. Trematerra che sicuramente ha detto che i 50mln di € sono da recuperare dalle aziende agricole percettrici di finanziamenti POR 2000/2006 che non sono riuscite a collaudare almeno l’80% dei lavori ( piccola postilla vessatoria malamente negoziata e subìta da chi era in carica al momento della negoziazione ), né può aver detto diversamente il dirigente di Ragioneria Dr. Manna, eppure ciò che ne viene fuori è tutt’altro.

Quanto ai finanziamenti degli anni precedenti, sono stati rendicontati, eccome se sono stati rendicontati, finanziando poi il 50% di quanto speso, tant’è che l’avere ospitato a più riprese imprenditori , sindaci e presidenti di province cinesi ( a più riprese ben 35 persone ) pagando per loro per più giorni vitto, alloggio, interpreti e bus per portarli su e giù a visitare l’area industriale di Lamezia Terme, l’area aeroportuale, ed alcuni frantoi perché interessati ai ns oli, non è stato ripagato neanche il 20% delle spese; ma se fosse veramente andato in porto il vendere qualche migliaio di tonnellate di oli extra vergine al miliardo e trecento mln di cinesi? Altro che il lamentarsi che la Spagna ci frega!

Sono particolarmente amareggiato perché distorcere la realtà delle cose è diventato lo sport nazionale, altro che deontologia professionale, il suo collaboratore A. Grimelli, ha preso papale papale ciò che una Jena ha passato in televisione, senza fare il più piccolo controllo, eppure sul ns sito ci sono i recapiti cui poterci contattare, nulla di tutto ciò, prima lo sputtanamento e poi si vedrà!

Non ha fatto, nè la Jena nè Grimelli un buon servizio ai produttori di Olio Extra Vergine, non ha fatto un buon servizio a coloro che si occupano di assaggi, ma non ha fatto nemmeno un buon servizio al suo stimatissimo settimanale; credo che il danno maggiore l’abbia fatto non certo ai calabresi, non c’erano in concorso oli calabresi, ( il 60% degli oli pervenuti è straniero, su 10 ne sono stati premiati solo 3 TRE di italiani e ad altri 24 è stato mandato via e-mail un attestato di gran menzione per oli di alta qualità), ma se qualcuno è stato denigrato, questi sono certamente alcuni giornalisti ed una forma di giornalismo, nonchè la categoria degli assaggiatori di professione, quelli che come dicevo un po’ sopra, vivono con quel mestiere.

Sono stato prolisso e me ne scuso, non riesco a scrivere con taglio giornalistico, debbo amaramente confessare che il soggetto per cui tutti lavoriamo, (si, tutti noi lavoriamo per lo stesso fine, promuovere le conoscenze del buon olio extra vergine di oliva), ne esce sconfitto: per il dio denaro si è disposti a sacrificare anche la propria madre e questo non va bene.

La saluto veramente con molto affetto, sa, sono un assaggiatore di olio extra vergine di oliva, ma sono anche un conoscitore di uomini, ed io che ho avuto modo di incontrarla a Maida, ricorda, anno 2010, ed avere l’onore di stringerle la mano, sono da quel dì convinto che lei sia un uomo.

 

Corrado Tropea

 

PS: avrò sempre un gran piacere se potrò un dì incontrarla di nuovo, anche se un giorno volesse lei stesso o il suo Grimelli assaggiare gli oli ancora sigillati che abbiamo conservato.

 

RISPONDE LUIGI CARICATO

 Scrivo questa nota dopo aver incontrato lo scorso 27 marzo il direttore di Fimetica Gaetano Fera e l’assaggiatore Corrado Tropea, seppure per poco più di dieci minuti presso l’aereoporto di Lamezia Terme, in tutta fretta perché avevo l’aereo quasi in partenza.

Confesso di aver scritto io stesso, sul mio blog, una nota di grande disagio, testimoniando il mio vivo disappunto, e soprattutto la mia ferma indignazione dopo aver preso visione del video delle Iene intitolato “Spreco di danaro pubblico”.

Il servizio non lo avevo visto immediatamente, ma come ben sapete, è facile rivedere oggi le puntate di una trasmissione su Internet, cosa che ho fatto con la massima attenzione su segnalazione di diversi operatori del settore. Anch’io, come altri, sono stato suggestionato dall’ottimo montaggio, davvero impareggiabile, realizzato dalla Redazione delle Iene. Risultato: per l’associazione Fimetica è stato sicuramente un duro colpo, avendo perso la faccia davanti agli occhi di milioni di italiani.

Ho sempre avuto la sensibilità di dar voce all’altra parte, così, dopo aver preso visione di un comunicato stampa, dopo aver appreso di una conferenza stampa, ho cercato di dare loro voce. Ho visto e ricevuto fotocopie di alcuni documenti in cui si evidenziavano inesattezze che Le Iene non hanno portato a conoscenza dei telespettatori. Ciò che invece emerge dal servizio televisivo, è che Fimetica sia stata una associazione che ha approfittato di cospicui finanziamenti pubblici, contribuendo così al grave sperpero di danaro pubblico. La sensazione – osservando a distanza – è che Le Iene abbiano fatto di Fimetica un capro espiatorio.

Ora, non sta a me difendere questa associazione, anche perché credo che i loro legali stiano lavorando in tal senso, tutelandone l’immagine e l’onorabilità. Ciò che tuttavia ho percepito, è che Le Iene abbiano calcato la mano, puntando il dito con un eccesso di leggerezza che trovo poco professionale.

Si sa che la tivvù condiziona anche le persone più attente, e credo sia giusto che Pelazza, l’autore del servizio, ritorni sul tema per chiarire la questione.

Posso anche comprendere le pesanti critiche sulla qualità del lavoro da loro svolto a Dubai, visto che dalle immagini appare evidente una grossolanità nell’approccio, ma questo non significa che quelli di Fimetica debbano diventare i brutti e cattivi della regione Calabria. Non è giusto, e io che pur ho scritto manifestando una irritata indignazione, e tanto sdegno verso quanto ho visto e sentito, ritengo che, valutando con oggettività il filmato, dopo aver preso in esame i documenti che comprovano come Fimetica non abbia ricevuto alcunché per l’evento incriminato, Le Iene debbano come minimo formulare le più sincere scuse, se, appunto, l’oggetto del servizio stesso è lo sperpero di danaro pubblico e non certo il lavoro svolto con una professionalità discutibile.

Infine, non va nemmeno trascurato il fatto che Le Iene dimostrino, con tale filamto, di aver montato un servizio puramente scandalistico, prendendosela con una realtà di fatto marginale, trascurando invece tutte quelle grandi realtà che al contrario hanno sperperato tanto di quel danaro pubblico per davvero, e non per suggestione. Sprechi, tra l’altro, che vanno non nell’ordine di poche migliaia di euro, ma di milioni e milioni di euro; ma, si sa, il giornalismo scandalistico deve soltanto dimostrare di fare inchieste, poco importa se queste si fermano all’apparenza, senza avere il coraggio di scendere nel concreto degli sperperi.

Non è così che si fa giornalismo. Perché allora non fare inchieste vere su grossi casi che passano sotto silenzio?

 Luigi Caricato

 

RISPONDE ALBERTO GRIMELLI

Egr. Ing Favà e Dott. Tropea,

le precisazioni e la documentazione fornita rappresentano certamente un primo passo per chiarire una vicenda che indubbiamente ha suscitato scandalo e reazioni indignate, ma sono molto lontane dal dipanare tutte le nebbie che avvolgono l'attività di Fimetica sull'olio d'oliva e, in questo contesto, il caso Dubai 2012.

Prendo ovviamente atto, in base alle vostre testimonianze, che per quest'ultima manifestazione Fimetica non ha percepito finanziamenti pubblici. Prendo però anche atto che, nei dieci anni precedenti, sulla base delle dichiarazioni liberamente rilasciate nel corso della conferenza stampa di sabato 23 marzo, Fimetica ha percepito ben 47.500 euro, una cifra molto vicina a quei “circa 50mila euro” indicati nel mio articolo.

E' stato dichiarato che tutti i finanziamenti avuti sono stati spesi e rendicontati. Sarebbe utile anche conoscere nel dettaglio le attività svolte e se le precedenti edizioni del campionato mondiale dell'olio d'oliva siano o meno state finanziate con soldi pubblici. Il Dott. Tropea ha fatto riferimento a incontri con esponenti cinesi in Calabria. Al sottoscritto farebbe piacere sapere qualcosa in più dei viaggi a Buenos Aires, Santo Domingo e le altre località citate nel servizio de Le Iene.

Nella conferenza stampa, così pure in queste note che avete voluto inviarci, vi sono solo pezzi del puzzle, ma al sottoscritto la verità piace conoscerla tutta, non solo a tratti. Un comportamento, quello di Fimetica, affatto nuovo. Infatti, a quel che risulta dal servizio mandato in onda, a Luigi Pelazza, che vi ha direttamente interpellato, sono state fornite informazioni parziali o completamente incongruenti.

Molte le domande rimaste inevase.

Perchè il Direttore di Fimetica ha invitato a cena l'inviato de Le Iene avventurandosi in discorsi politici sui metodi alquanto discutibili di distribuzione di risorse pubbliche in Calabria? Cosa c'entra tale presunto malcostume con Fimetica? Perchè lamentarsi ora che un giornalista, seguendo le stesse segnalazioni giunte dal Direttore di Fimetica circa presunte malversazioni, indaghi in Regione?

Queste le domande a livello generale. Ve ne sono poi di più specifiche sul caso Dubai 2012.

Il concorso si è svolto interamente in Calabria. Non ho al momento ragione di dubitare della professionalità delle persone coinvolte nella selezione ma per quale motivo, a questo punto, andare a Dubai?

Se, in particolare, a Dubai si è trattato di una semplice “dimostrazione d'assaggio” tra amici la stessa non poteva tenersi in Italia? Troppo economico?

Perchè la proclamazione dei vincitori, a quanto risulta dalle indicazioni ricevute, è stata fatta all'interno di una stanza chiusa in presenza di soli partecipanti a una dimostrazione d'assaggio? E' uso comune dare una certa enfasi e risonanza alla proclamazione dei vincitori di un concorso, specie se internazionale, specie se la stessa avviene all'estero.

Debbo anche prendere atto che in merito alla seduta d'assaggio a Dubai esistono due versioni discordanti. Esiste quella del Direttore di Fimetica che, a Luigi Pelazza, ha sostanzialmente confermato che trattavasi di commissione di valutazione, indicando anche la presenza di assaggiatori americani e arabi di cui, però, nelle immagini non c'è traccia. Vi è la versione del Dott. Tropea che trattavasi di una seduta dimostrativa tra amici.

Non si tratta del solo “dettaglio” incongruente. Ve n'è un altro che trovo particolarmente significativo. Nel servizio un assaggiatore chiede perchè un certo olio debba risultare vincente. Se ne deduce che questo assaggiatore conosca i risultati del concorso che però il Dott. Tropea dichiara fossero in busta chiusa sigillata da un notaio e aperta solo dopo la degustazione.

Altro dettaglio. In dimostrazioni di assaggio è uso, per quanto alla mia esperienza sia come docente che come uditore, che vi sia un capo panel, o comunque un assaggiatore esperto, che guidi l'assaggio e illustri gli oli ai partecipanti, istruendoli. Nulla di tutto questo mi sembra sia accaduto a Dubai. Dalle immagini anzi si evince una certa noncuranza nello svolgimento della seduta. Così, per lo meno, interpreto l'invito a barrare tutto sulla scheda rivolto a un assaggiatore. Non esattamente un modello di didattica.

E' ovvio che queste e altre manifeste incongruenze, specie a un giornalista obiettivo e d'inchiesta, saltino subito al naso e siano altamente sospette, tanto da giustificare un servizio di denuncia o un articolo di forte critica.

Anche il sottoscritto è un assaggiatore professionale di olio d'oliva e il mio naso è particolarmente sensibile alla puzza di rancido.

Ribadisco: a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Distinti saluti

 

Alberto Grimelli

 

di T N

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Commenti 3

gabriella rossi
gabriella rossi
01 aprile 2013 ore 11:56

Complimenti Signor Morozzo
Secondo il Signor Caricato e assecondando la sua filosofia cadremmo tutti nella facile conclusione che c'è sempre qualcuno che ruba prima e più di noi....e finire col dire che tutto sommato abbiamo rubato meno e perciò meno colpevoli!
Signor Caricato, se le sue indegne considerazioni la portano ad avallare quanto abbiamo visto, la prego di avere almeno il buon gusto di farsi da parte ed evitare di esternare, su un giornale, pensieri che offendono l'onestà e l'intelligenza dei cittadini...

Duccio Morozzo
Duccio Morozzo
30 marzo 2013 ore 15:07

Buongiorno Dott. Tropea,

come tecnico specializzato in extra vergine e blend di oli internazionali mi sento chiamato in causa quando lei parla di “soloni del naso e del palato” riferendosi a chi vive –anche- di assaggio e fa consulenze alle aziende additandolo come poco credibile come giurato di un concorso.

Le vorrei ricordare che per un professionista dell’olio (che ogni giorno assaggia olio per lavoro e passione) fare consulenza significa entrare in una azienda, analizzarla e trovare le soluzioni per fare raggiungere al cliente i migliori risultati. Non significa farsi pagare per dire che l’azienda per cui si lavora è ottima (se non lo è) e non significa farle vincere premi di nascosto ai concorsi. Questa attività si chiama “truffa” o “corruzione” e non si sposa affatto con la parola “professionalità”.

La questione non è cosa si fa ma come la si fa. Questo vale per i professionisti come per i concorsi.

Sostenere che il fatto di assaggiare gratis motivati dalla passione (non come quelli che lo fanno per lavoro come dice di “Grimelli e quelli come lui”) sia un argomento valido per dare credibilità a un concorso mi sembra un approccio a dir poco, non me ne voglia, amatoriale. Potrebbe essere un approccio per un concorso locale ma le assicuro non va proprio bene per un concorso che vuole definirsi internazionale: comparare oli di differenti varietà e territori del mondo è cosa da professionisti esperti, terreno difficile con cui confrontarsi senza ruzzolare anche per persone preparate.

Secondo la sua tesi, se io amassi l’arte e con i miei amici (tutti artisi che lo fanno per passione e non per denaro) mi dilettassi a parlarne e discuterne durante le nostre cene conviviali portando opere sempre diverse da commentare, potrei organizzare un campionto mondiale di arte invitando artisti internazionali a partecipare. Potrei dare visibilità all’evento cambiando città ogni anno. E potrei anche vantarmi di farlo per amore dell’arte, non per soldi, lo faccio a spese mie. Non potrei però certo poi lamentarmi se qualcuno, soprattutto vedendo le immagini inequivocabili di una finale a porte chiuse come quella di Dubai, mettesse in dubbio il mio operato e la credibilità di tale concorso.

Cordiali saluti

Duccio Morozzo