La voce dei lettori 28/04/2012

Lasciamo all’olivicoltore la facoltà di scegliere

Ci scrive Pierluigi Taccone: la realtà olivicola nazionale non è rappresentata da località in cui l’olivicoltura si sposa con un turismo già presistente, ma da territori da ”Deserto dei Tartari”


Egregio Direttore

In merito alla controversa questione della olivicoltura intesa come attività produttiva e o strumento paesaggistico ambientale ed in riferimento alle precedenti note vorrei aggiungere alcune considerazioni.

Ben venga, ne sono lieto e anche un po’ invidioso, che coloro i quali hanno la fortuna di beneficiare di condizioni particolari possano continuare a gestire, in termini economici, una olivicoltura millenaria ( sic ! ) rispettosa dell’ambiente e del paesaggio.

Sono però casi isolati che attengono a porzioni ridotte di una olivicoltura che nella sua globalità è formata per difetto da circa un milione di ettari e di conseguenza fenomeni importanti ma non determinanti.

Voler porre in salvaguarda tutta l’olivicoltura italiana, solo perché in certe zone è possibile, significa non tenere conto della realtà olivicola nazionale, che non è rappresentata da località in cui l’olivicoltura si sposa con un turismo già presistente, ma da territori da ”Deserto dei Tartari” in cui l’attesa del turista è una chimera e non tiene conto della media della vita umana.

Si abbia la compiacenza dunque di rispettare le necessità vitali di territori la cui soluzione alla fame è la trasformazione agraria.

Se ci fossero le condizioni per cui tutta l’olivicoltura tradizionale italiana potesse diventare una risorsa per gli agricoltori, sarebbe pleonastico difenderla, si difenderebbe da se.

Purtroppo non è così. Lasciamo all’olivicoltore la facoltà di scegliere quale via sia la migliore, ma se lo costringiamo a mantenere in vita strutture non più economiche, diamogli le risorse finanziarie che gli consentano di farlo.

Sono convinto che un sistema di aiuti sufficienti non giungerà mai ed è per questo che ribadisco che proteggere ad ogni costo la nostra olivicoltura tradizionale, significa nel medio periodo decretarne la morte.

Cordiali saluti.

Pierluigi Taccone

 

di T N

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