La voce dei lettori 28/01/2012

Pianeta olio, tra fallimenti ed eccessi di burocrazia

Pianeta olio, tra fallimenti ed eccessi di burocrazia

Dopo il j’accuse di Nicola Ruggiero, interviene Giuseppe Rosso, presidente del Consorzio Dop Monti Iblei: tanto olio, buono e cattivo, è passato dai separatori! E' tempo di ribellarsi


Gent.mo Direttore
sono Giuseppe Rosso, presidente del Consorzio di Tutela dell'olio Dop Monti Iblei, da Ragusa.

Ho letto con interesse la lunga lettera di Nicola Ruggiero, col quale molti anni fa, in occasione di un Sol di Verona abbiamo avuto qualche "divergenza" di idee.
Ricordo che Ruggiero, allora autorevolissimo presidente dell'Unaprol, difendeva alcune iniziative prese dalla sua organizzazione, che noi piccoli, giovani (commercialmente parlando) e novelli ayatollah dell'olio di nicchia contrastavamo con veemenza.

Da allora sono trascorsi dieci anni e tanto olio (buono e cattivo) è passato dai separatori!
Adesso siamo più vecchi, ma più saggi.

Allora noi ayatollah pensavamo che i produttori di olio "buono" italiano potessero essere danneggiati dalla politica commerciale dei grandi gruppi olearei:
semplicemente sbagliavamo, perchè non avevamo ancora esperienza maturata sul campo.
Il tempo e il nostro duro lavoro ci ha fatto capire che la "Mercedes o la Ferrari" dell'olio non deve temere la concorrenza della "Fiat dell'olio"!!

L'olio buono dei nostri produttori (purchè sia veramente e oggettivamente buono) non ha confronto con l'olio commerciale che si vende al supermercato a 4 euro al litro.
Questo fatto, il consumatore italiano non sprovveduto lo sa e lo capisce perfettamente e se acquista l'olio da 4 euro lo fa semplicemente per una scelta di natura economica e non perchè viene ingannato da qualcuno; compra l'olio da 4 euro esclusivamente per risparmiare, come io compro la bottiglia di vino da 4 euro consapevole che non posso aspettarmi la qualità di un vino da 20 euro a bottiglia!
Noi produttori dell'olio di qualità non ci spaventiamo più delle multinazionali dell'olio (ovviamente se si comportano correttamente e se non usano certificazioni e bollini di garanzia che non possono pretendere di avere)!

Invece talune organizzazioni "professionali" (ma quanto professionali non si sa!) pensamo, erroneamente, che costringere anche i produttori olearei italiani della qualità a utilizzare registri vari e mettere in etichetta tutta una serie di orpelli (made in Italy ecc .ecc.), con gravami burocratici insopportabili, sia un fatto estremamente positivo per l'olivicoltura italiana.
Nulla di più falso !

Se quello che sostengono alcune di dette organizzazioni fosse provato dai fatti, visto che il made in Italy è operativo da diversi anni, mi chiedo, allora, perchè i consumatori non si precipitano ad acquistare l'olio Dop italiano, che è quello più tracciato, più controllato e più analizzato che sta sul mercato (del quale sappiamo perfino il campicello da cui è stato prodotto)???
Perchè l'olio Dop italiano è appena il 2-3% della produzione olearia nazionale?
Non mi si dica per il prezzo, in quanto molti extravergini costano più di certi oli Dop.
Evidentemente non è solo la tracciatura, che i consumatori italiani cercano!

Io penso che si è voluto il cosiddetto "made in Italy" (da parte di qualche organizzazione), che rende ancora più difficile la gestione delle operazioni meramente burocratiche ai produttori di extravergine italiano, forse solo per creare qualche posticino a qualcuno, magari in cassa integrazione: ma non è successo neanche questo!
Un fallimento totale!

E' rimasta solamente la "rottura" burocratica a carico dei veri produttori olearei italiani, che devono perdere soldi e tempo per tali pratiche, invece di dedicarsi alla promozione !
L'operazione del "made in Italy" certamente non è servita ad alzare il prezzo dell'olio italiano !
Questo è innegabile.

D'altra parte, le oggettive difficoltà di crescita delle Dop italiane avrebbero dovuto fare riflettere talune di queste organizzazioni, ma evidentemente quest'ultime forse sono veramente lontane dal mondo della produzione, probabilmente prive di veri conoscitori dell'agricoltura, ma invece dotati di tanti burocrati ed impiegati, che devono inventarsi le più esilaranti idee pur di essere all'attenzione e alla ribalta nazionale.

Il prezzo dell'olio, infatti, dipende principalmente dalla sua qualità e, in parte, dalla capacità di saperlo promuovere e commercializzare.
Ma questo "talune organizzazioni " non lo sanno o non lo capiscono.

A questo punto, qualcuno potrebbe dirmi: ma tu, che fai parte del mondo delle Dop che c'entri con il settore dell'extravergine ?

Rispondo:
E' una forma di solidarietà, in quanto mi fa rabbia, tanta tanta rabbia, vedere il mondo olivicolo italiano rappresentato da gente non tutta all'altezza del compito, che sconosce la realtà e i problemi che investono la produzione e la commercializzazione dell'olio!
Fin tanto che una tale situazione si protrarrà nel tempo, non ci sarà alcuna speranza di crescita per i produttori italiani (soprattutto i piccoli).
Occorre ribellarsi a tutto ciò ed organizzarsi concretamente, magari utilizzando i nuovi strumenti della comunicazione.

Mi scuso per lo sfogo e la saluto cordialmente
Giuseppe Rosso
 

Sì, è tempo di ribellarsi, ma soprattutto di affrancarsi da ruoli di sudditatanza che non si possono più accettare. Lo capiranno i diretti interessati?

Luigi Caricato

di T N

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Commenti 4

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
29 gennaio 2012 ore 12:27

Sig. Galeone,la prima cosa da fare è agire sui ragazzi(sugli adulti ben poco si può fare),cioè introdurre nell'ordinamento scolastico di base una nuova materia,fondamentale per la formazione di un nuovo consumatore consapevole:”l'educazione alimentare”,che riguardi la conoscenza teorica e pratica di tutte le sfere dell'alimentazione e delle sostanze che compongono i cibi(benefiche e non).Mettere in grado davvero quello che sarà il consumatore e acquirente futuro di fare scelte consapevoli,che si possono fare solo se si hanno conoscenze vere.Poi quando sara’ veramente consapevole sara' lui a scegliere se continuare a mangiare snacks,grassi saturi in abbondanza,grassi estratti chimicamente o oli d'oliva con piu' o meno polifenoli.Ma se fin da piccoli si imparasse a distinguere ciò che è veramente salutare da quello che lo è un po' meno le produzione di conseguenza aumenterebbero il loro livello qualitativo,la gente starebbe meglio in salute e nello spirito,ma piu’ che altro si risparmierebbe molto nella sanità pubblica.

Donato Galeone
Donato Galeone
29 gennaio 2012 ore 09:29

Signor Giovanni Breccolenti, concordo dalla A alla Z, con il Suo commento.
Divulghiamo-Informiamo sulle caretteristiche varietali (primato con oltre 500 cultivar) delle nostre olive, come coltiviamo (quaderno di campagna)e come trasformiamo (innovazione tecnologica di frantoio).
E ,nel merito, del"come" sia proponibile al produttore (fornitore di olive di ottima qualità) la possibile "partecipazione" societaria alla commercializzazione sia direttamente o/e nei Consorzi degli oli extravergini di alta qualità certificati.
Donato Galeone

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
28 gennaio 2012 ore 22:43

Sign Giuseppe vorrei commentare queste sue ideee che mi trovano leggermente in disaccordo.

"L'olio buono dei nostri produttori (purchè sia veramente e oggettivamente buono) non ha confronto con l'olio commerciale che si vende al supermercato a 4 euro al litro.
Questo fatto, il consumatore italiano non sprovveduto lo sa e lo capisce perfettamente e se acquista l'olio da 4 euro lo fa semplicemente per una scelta di natura economica e non perchè viene ingannato da qualcuno; compra l'olio da 4 euro esclusivamente per risparmiare, come io compro la bottiglia di vino da 4 euro consapevole che non posso aspettarmi la qualità di un vino da 20 euro a bottiglia!"

Il consumatore consapevole ci puo' stare che ogni tanto compri una bottiglia di olio da quattro euro ma proprio perche' è consapevole , e per consapevole penso che lei intenda che sappia qual'è l'olio buono,l'importanza dell'amaro e del piccante,dei benefici salutistici a cui queste sensazioni date dai polifenoli sono legate,molto piu' spesso cerchi oli buoni(di un frantoio vicino o di oli dop),mettendo in secondo piano quei 100 euro in piu' di spesa all'anno che la scelta di oli migliori comporta.Il consumatore consapevole sa che quei 100 euro in piu' andranno ampiamente riguadagnati in salute,perche' magari,visto che è consapevole,avra' letto le numerose ricerche scientifiche che attribuiscono solo agli oli buoni (polifenoli e tocoferoli alti) i noti benefici per l'organismo umano.Il problema è che questi consumatori consapevoli sono troppo pochi,si fa troppo poco a livello informativo per aumentare questa fascia di gente che cerca,non solo nell'olio,il miglior rapporto qualita' e prezzo,comunque con la qualita' sempre al primo posto.Chi compra l'olio da quattro euro è fondamentalmente chi non sa.

giovanni naglieri
giovanni naglieri
28 gennaio 2012 ore 12:08

Si....la differenza la fa l'olio DOP. La soluzione ce l'abbiamo in casa da più tempo ma la gran parte degli pseudo esperti ne boicotta sia la promozione che l'alto valore nutrizionale.