La voce dei lettori 28/01/2012

Pianeta olio, teatrino di verginelle?

Pianeta olio, teatrino di verginelle?

Vogliamo ricordarci quanti consorzi, quante cooperative sono nate e fallite e quanti soldi pubblici sono costati senza fare nomi di quelli vecchi di quelli ancora in piedi? Ci scrive il produttore Giuseppe Del Console


In Puglia c’è un attore comico, non ancora conosciuto dal grande pubblico, che ha sceneggiato una storiella che vi riporto:

Una ragazza, in compagnia della madre si rivolge da un ginecologo e dopo la visita si scopre la ragazza è in stato di gravidanza. La mamma impreca contro il dottore: si deve essere sbagliato, mia figlia onorata non degna neanche di uno sguardo i ragazzi, non è possibile ed altro…
Il dottore si affaccia alla finestra, scruta il cielo, la mamma chiede: ma dottore cosa sta facendo è il momento di guardare fuori dalla finestra?
E il dottore: guardavo se stava passando la stella cometa, un fenomeno simile a quello di sua figlia e accaduto duemila anni fa, ma passò la stella cometa.

Cosi periodicamente accade quando qualcuno parla di olio, racconta le sue verità o eresie, dipende dal punto di vista, mentre tutte gli altri, me compreso, le verginelle, protestano. Film visto e rivisto da sempre, ero fanciullo accompagnavo mio padre e già accadevano, stessi argomenti, stesse problematiche non cambia mai nulla.

Faccio una riflessione e per questo chiedo l’aiuto di tutti: perché non cambia mai nulla?
Le risposte non sono molte o le cose vanno bene cosi e ogni tanto lo scontento di turno dice la sua con il suo lamento, bisogna capire il perché, cosa c’è dietro il suo lamento, quali fini reali vuole raggiungere, c’è una nuova tettarella a cui aggrapparsi per mungere latte nuovo, dato che le iniziative singole non decollano, oppure effettivamente non c’è soluzione se nessuno riesce ad impostare una cosa diversa.

Vogliamo ricordarci quanti consorzi, quante cooperative sono nate e fallite e quanti soldi pubblici sono costate senza fare nomi di quelli vecchi di quelli ancora in piedi, quale beneficio ha avuto la filiera nessuno, tranne il fatto che pochi hanno fatto i fatti loro o è necessario essere più espliciti.
Le persone più convinte tirano ad esempio il PARMIGGIANO REGGIANO, il GRANA PADANO, la piu recente la MELINDA, e poi che succede?
Vogliamo analizzare i fatti gli ultimi?

Il dottor Berizzi, con molta ingenuità, sembra che abbia prestato la penna a qualcuno. Questo è grave nella sua posizione e dal giornale da cui scrive. Il suo articolo, è pieno di racconti e poche verità, mi chiedo se sparare nel mucchio alla cieca è utile alla causa o a qualcuno? C’è sempre una verità che si vede e una sommersa che si scopre col tempo, ma si scopre.
Se il suo intento è alimentare la confusione che il suo lettore (normale consumatore) ha sull’olio ci è riuscito alla grande.


Se posso suggerire, dato che i lettori di Repubblica sono un numero ragguardevole, scriverei su come riconoscere un buon olio, quali sono i sapori e odori che l’olio deve avere per essere di buona qualità. L’erba, il fieno, la mandorla, il carciofo, la mela sono sapori facilmente riscontrabili in una bottiglia acquistata in qualsiasi negozio? Quali sono i sapori che si sentono nell’olio acquistato?
Questo penso sarebbe un buon servizio offerto ai consumatori (suoi lettori), all’olio italiano, e a tutta la filiera. Ma non si fa: perchè?
Il dottor Berizzi è verginella?

Il dottor Forcella, profondo conoscitore del settore, fa il suo giusto lavoro e lo fa molto bene. Non a caso è il presidente di Federolio, e sono d’accordo con lui quando afferma che il panel test deve esser fatto secondo i dettami delle disposizioni comunitarie, perché cosi dice la legge, ma a Lui chiedo:

- le bottiglie di Extra vergine che sono sugli scaffali sono tutte di extra vergine irreprensibile e privi di difetti cosi come dovrebbe essere?

- Quante in termini percentuali non lo sono?

- Se ha un difetto cosa accade a quella bottiglia e alla ditta confezionatrice?

- Lui che sa, quanti campionamenti sono stati fatti sugli scaffali?

- E ha conoscenza di tir che con la stessa bolletta fanno più viaggi dalla Spagna in Italia, e poi l’olio viene nazionalizzato acquistando carte false?

- Conosce quando è diffuso questo fenomeno?

- Se l’olio andaluso costa 1.75 – 1.80, con il difetto di provenienza, l’olio italiano (extra vergine privo di difetti) è giusto che costa 2,20 – 2,50?

- Perché nessun consumatore sa riconoscere la qualità confezionata?

Il dottor Forcella è una verginella? Forse di più non so perché mi viene da pensare alla monaca di Monza.

ALLA COLDIRETTI ed a tutte le associazioni olivicole chiederei che fine fanno i soldi del disaccoppiamento sugli aiuti comunitari?
Se la memoria non mi inganna ammontano a 36 milioni di euro l’anno.
Che risultati utili hanno dato tutti i progetti finanziati con soldi pubblici, tipo rintracciabilità?
Anziché spendere i soldi per il miglioramento della qualità, dato che negli anni non ha portano nessun beneficio pratico, si possono spendere per far riconoscere ai consumatori la qualità del prodotto? In questo modo aiuterebbe i loro associati a valorizzare ciò che producono?
Le associazioni olivicole sono verginelle? Il simbolo delle vergini. Vi siete mai chiesti negli anni quanti soldi hanno speso ed a beneficio di chi? Quali sono i risultati avuti?

Al Ministero di competenza o forse dovrei dire alle lobby che dialogano con il ministero di competenza: si possono fare delle campagne serie di pubblicità progresso (non tre uscite in periodo elettorale) che informino i consumatori (solo) di leggere l’etichetta con le varie diciture possibili:


OLIO ITALIANO
OLIO COMUNITARIO
OLIO EXTRA COMUNITARIO
MISCELA DI …

Perché non si fanno, i consumatori non conoscono questa disciplina, oltre al fatto di essere scritta in caratteri piccoli, forse perché nell’ignoranza è meglio?
Il Ministro è una verginella? Poverino, no, è uno che va dove va il vento, dove sono i voti, non ha una testa pensante, non si rende conto se il suo operato crea benefici o danni ai più. Ministri pensanti, ne ho visti pochi e subito messi da parte.

Ha ragione la signora Capogna: il produttore olivicolo, quello che ha i calli alle mani, in questo contesto che parte ha? Nessuna, lui tace e lavora, ogni tanto protesta ma non più di tanto e se lo fa gli promettono qualcosa che non avrà, penso che si arriverà al punto di chiedergli i costi di smaltimento delle olive, che qualcuno ci pensi potrebbe essere il prossimo obbiettivo.

Nella mia vita lavorativa egregio dottor Caricato solo guerre di appartenenza ho visto, il più forte ha sempre sottomesso il più debole, tranne qualche furbo che ci ha fatto profitto. Non ho mai visto collaborazioni nella filiera, a volte qualcuno ci ha provato ma subito è stato messo a tacere.

Sono pessimista, non credo, realista piuttosto, mi chiedo:
è arrivato il momento che i produttori olivicoli, quelli con i calli alle mani, e i frantoiani si attivino, per quanto tempo ancora bisogna assistere al teatrino delle verginelle, non è arrivato ancora il tempo di prendersi lo spazio che gli compete?

Dottor Caricato, posso chiederLe di fare un indagine?
mi piacerebbe sapere quante persone sarebbero disponibili a unirsi per dare vita a una seria società commerciale di buon olio italiano e se sarebbero disponibili a investire un euro per ogni quintale di olive prodotte o/e frante per la pubblicità?

Grazie

Giuseppe Del Console



La risposta caro Del Console la conosciamo già. Ci sono imprenditori disponibili a investire se stessi, le proprie risorse e crederci fino in fondo?

In Spagna la filiera versa 6 euro a tonnellata per la nobile causa della comunicazione.

E noi? Resta il punto interrogativo.

Intanto in un recente articolo apparso in Spagna - in merito al gran caos scatenato da "Repubblica" - si legge il seguente titolo:

Italianos: maestros del marketing, maestros de la confusiòn

Occorre aggiungere altro?

Luigi Caricato

di T N

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Commenti 1

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
14 febbraio 2012 ore 14:18

Leggo solo ora questo suo articolo molto interessante,sig.Del Console.La questione importante non è fare pubblicita' intesa in senso classico,cioe'strategie di marketing,pubblicita' su organi di informazione ecc. .Questo euro in piu',che molti ottimi produttori e frantoiani sarebbero disposti a mettere dovrebbero essere utilizzati per informare e formare i consumatori,per insegnargli a riconoscere i profumi, i sapori,i difetti dell'olio.A stampargli bene in testa il famoso odore di piqual che a volte si riscontra in oli non proprio provenienti da quei luoghi dove viene coltivata,per meglio aiutarli a sciegliere.Magari insieme alle istituzioni attivarsi nelle scuole per organizzare corsi di assaggio.Un consumatore che sa riconoscere un buon prodotto stimolera' tutta la filiera a dare sempre il meglio di se e sarà magari disposto a spendere qualche centesimo in piu' al giorno per avere il meglio (quando si impara il meglio non si torna piu' indietro)."Tutti uniti per informare il consumatore" questa mi sembra l'unica slogan efficace per aiutare il nostro olio.