La voce dei lettori 16/07/2011

Siamo frantoiani, non trogloditi! Il registro Sian? Una vessazione

Siamo frantoiani, non trogloditi! Il registro Sian? Una vessazione

L’importante è parlare male degli altri per dare l’impressione che si stia facendo qualcosa. Maria Montini risponde piccata alla lettera del vicepresidente Aifo Giampaolo Sodano: non ci si lamenta per i controlli, ma per l'aggravio di costi per controllare ciò che altri non riescono a fare


Egregio Direttore,

non posso non intervenire per un mio personale commento sull’intervento pasticciato e offensivo del Sig. Sodano, Vicepresidente Aifo, che evidentemente ha una visione più politica –vedi Unaprol- che costruttiva del mondo oleario: l’importante è parlare male degli altri per dare l’impressione che si sta facendo qualcosa per difendere i produttori e/o frantoiani seri.

L’intervento è pasticciato perché tratta una serie di argomenti che non hanno rapporti logici fra loro. Cerco di spiegarmi: vengono lanciati strali contro le 1000 aziende agricole con frantoio esclusi, peraltro a norma di legge, dai controlli. Forse fra loro ci sarà qualche azienda-frantoio poco trasparente – come in tutti i settori - ma non sono certo la sentina di tutti i vizi. Passa poi a trattare gli alti valori di analisi degli oli deodorati dimenticando che il registro è stato voluto per controllare la provenienza degli oli vergini più che la qualità degli oli; e in ogni caso, perché negli anni passati e fino a marzo non abbiamo letto nessuna presa di posizione sugli alti valori degli alchil esteri degli oli in commercio?

Vengono poi tirati in ballo, e non mi è chiaro il passaggio, gli olii di semi che nel passato hanno creato turbativa sul mercato del consumo dell’olio di oliva ma di questi tempi il consumatore ha ben chiara la differenza tra olio di semi e olio di oliva mentre non conosce la differenza tra un extra vergine e un olio di oliva nonostante i soldi di noi contribuenti spesi per la “promozione” da parte delle associazioni dei produttori-ministero.

Rischio anch’io di fare un intervento pasticciato perciò ritorniamo al tema che mi è caro, il registro Sian, e i toni offensivi nei confronti di produttori di olio e dei frantoiani.

Come si può permettere il Sig. Sodano di dire che “si può avere nostalgia per la matita e la gomma con cui si compilava il registro o per il semestre di tempo per inviarlo?

Non ritiene che possa essere offensivo nei confronti dei frantoi, e sono tanti, che da anni, e non dall’entrata in vigore del 1019/2002, si sono strutturati per informatizzare le proprie aziende?

Abbiamo da tempo abbandonato non solo la matita e la gomma ma alcune aziende, che potendo permettersi un programma dedicato, con fatica e per risparmiare (perchè non dimentichiamoci che l'olio non ha tutto questa grande marginalità) hanno studiato excell per i registri del 100% italiano.

Siamo frantoiani ma non siamo dei trogloditi!

Il dover spedire due volte l'anno i registri vidimati era rispettoso del fatto che normalmente il frantoiano non passa le giornate in un giocoso e gioioso far niente, ma imbottiglia, vende, registra i dati in applicazione al già citato regolamento oltre ad adempiere agli altri innumerevoli rimanenti obblighi fiscali.

“… come si fa a gridare allo scandalo, perché si chiede alle imprese di usare il computer per trasmettere dei dati?” scrive il Vicepresidente Sodano; beh può scrivere così solo chi opera nel mondo oleario per passione, ma vive di altra attività perciò tende ad idealizzare le finalità di questo imperfetto decreto senza rendersi conto che la realtà è un'altra.

Quante registrazioni di movimentazioni dell’olio fa il Sig. Sodano?

Grande conquista dell'Aifo quella di ottenere i 6 giorni lavorativi (7 giorni per chi non ha la banda larga): non sono d'accordo, non credo sia una conquista.

Provi il Vicepresidente Aifo a fare le registrazioni che noi dobbiamo fare in una di queste zone e poi forse anche a lui verrà voglia di rivedere certe posizioni.

E la sicurezza della password? Ma il Sig. Sodano non legge i quotidiani dove spesso le notizie riguardano la violazione dei servizi informatici di aziende e istituzioni nazionali e non solo?

Si devono fare i controlli perché nessuno di noi sta chiedendo di non farli, ma non si devono aumentare gli oneri ai produttori di olio e/o frantoiani. Perché il nostro tempo avrebbe un costo anche se abbiamo la pessima abitudine di non tenerne conto, altrimenti butteremo tutto all’aria.

Mi piacerebbe che l’Aifo e le varie associazioni facessero davvero l’interesse dei frantoiani scrivendo le cose buone, di questo adempimento ma con spirito critico su quelle, e ci sono, che sono pura burocrazia. Perché Sig. Sodano il registro Sian è un aggravio di costi e sembra una vessazione nei confronti dei frantoiani che, ripeto, non si stanno lamentando dei controlli perché vogliono la trasparenza, ma si stanno lamentando perché le unichè novità riguardano i costi che devono sostenere per controllare quello che altri non riescono a fare.

E infine due domande: il Sig. Sodano ci raccontava, in Teatro naturale del 24 luglio 2010 che “l’homo faber del terzo millennio è il moderno artigiano che padroneggia tutte le fasi della creazione del prodotto. Per noi, per l’artigiano oleario, l’orgoglio di un prodotto ben fatto, può valere più di quanto rende...Oggi il frantoio è un’impresa tecnologicamente avanzata che produce e commercializza, in Italia e sul mercato internazionale, il proprio prodotto, l’extravergine italiano….ma di questa identità e funzione sociale dell’ ”impresa frantoio” non c’è traccia nella legislazione...”.

Prima domanda: cosa ha fatto regredire i frantoi che da aziende tecnologicamente avanzate vogliono, a suo parere, ritornare alla carta e alla matita?

La soddisfazione di Aifo deriva dal fatto di avere finalmente ottenuto “… l’identità e funzione sociale dell’impresa frantoio”, con le registrazioni Sian a salvaguardia degli olivicoltori italiani, che vanno difesi e tutelati addebitando i costi agli altri componenti la filiera?

Cordialmente

Maria Montini

Gentile signora Montini,

ho già espresso settimana scorsa il mio totale disaccordo nei confronti di Sodano, e ancora mi meravigliano, effettivamente, il suo atteggiamento verso la categoria dei frantoiani che pur rappresenta; tanto più che a muovere le critiche al registro Sian su Teatro Naturale sono stati frantoiani stimatissimi, giovani, colti, preparati, tecnologicamente avanzati, aperti al nuovo e capaci di guardare agli scenari futuri producendo oli di eccelsa qualità e vendendoli anche a prezzi remunerativi, senza avere agganci privilegiati con il potere, da vere persone libere e oneste.

Mi auguro vivamente che il vicepresidente Aifo prenda atto del suo errore e si ricreda, rispondendole. Sono convinto che il frantoiano, e mi riferisco a colui che vive solo del suo lavoro, con la protesta messa in atto civilmente, solo attraverso le parole, senza mai ricorrere alla violenza, non intenda più essere vittima di una burocrazia assurda che non apporta alcun vantaggio, ma sottrae soltanto margini di guadagno alla sua attività, e soprattutto speranza e gioia.

Il frantoiano che si oppone all’esasperazione della burocrazia è solo una persona per bene che vuole lavorare in santa pace, non avendo alcuna intenzione di pagare a proprie spese le inefficienze di quanti avrebbero dovuto risollevare il comparto oleario in virtù di vagonate di milioni e milioni di euro di cui pure hanno beneficiato. E’ forse chiedere troppo? Mi pare proprio di no.

Intanto l’Italia deve necessariamente cambiare marcia, non ha alternative.

Io intanto ringrazio lei di cuore, perché è con la sua lettera di alcune settimane fa che ha saputo far scuotere le coscienze di tanti suoi colleghi frantoiani, i quali – occorre pur ammetterlo – devono necessariamente scuotersi dall’inedia, pretendendo con forza un ruolo di primo piano nelle decisioni strategiche che riguardano il settore dell’olio.

L’Italia ha bisogno di concretezza, non di burocrazia e di vacui proclami.

Luigi Caricato

di T N

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