La voce dei lettori

I traduttori fasulli che stanziano a Bruxelles

Ci scrive Romano Satolli, direttore de “Il Giornale del Consumatore”: sono forse i laureati del 18 politico? Possibile che non perdiamo occasione di fare delle figure meschine da farci ridere dietro da tutti? Risponde Luigi Caricato

26 marzo 2011 | T N

Caro Luigi,
ho letto con molta attenzione l'articolo del dott. Cerretani e mi sono chiesto: ma a Bruxelles, oltre a mandare politici e funzionari spesso inconcludenti e incompetenti, quali traduttori abbiamo? Dove hanno studiato?

Sono i laureati del 18 politico? Possibile che non perdiamo occasione di fare delle figure meschine da farci ridere dietro da tutti?

Per finire, con l'interrogazione di alcuni parlamentari del PD, disinformati dai loro "guru" sui contenuti della 61/2011, hanno perso un'altra occasione di stare zitti!

Mi piace il decalogo per la tutela dell'Olio extravergine. Lo pubblico sul prossimo numero della mia rivista, perché potrà servire a tutelare i consumatori che vogliono acquistare del vero olio extravergine di qualità.

Continua la tua battaglia, anche se in tanti cercano di boicottarti. La tua passione e trasparenza risulterà vincente.

Cari saluti.
Romano Satolli


Caro Romano,

la figura rimediata con la traduzione errata è terribile, ma è più scandaloso l'atteggiamento che certi disastrati pezzi dell'Italia hanno avuto nei confronti di un Regolamento, il 61/2011, che va invece salutato con grande soddisfazione. Ma - si sa - siamo in Italia, un Paese in cui Pulcinella ha piantato solide radici. In ogni caso, come era prevedibile, gli errori si risolvono con le rettifiche, puntualmente pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue il 24 marzo scorso.

Grazie per il sostegno, perché anche le parole - quelle scritte o dette pubblicamente, e non sottovoce, nel privato, senza esporsi - hanno un senso e un loro peso.

Continuerò la mia battaglia, anche se quelli che "comandano" perché hanno dietro l'appoggio indiscriminato della politica sono forti della loro impunità. Non è come nelle squadre di calcio, dove l'allenatore che non raggiunge i risultati paga andandosene con la coda tra le gambe. Da noi è diverso: chi ha contribuito a creare la crisi dell'olivicoltura viene chiamato dalle Istituzioni per risolvere tale crisi, e questo atteggiamento masochistico e irrazionale prosegue all'infinito. Per questo abbiamo le stesse facce che impudentemente dichiarano, con grande spavalderia, di metter la propria faccia in ciò che fanno - ma evidentemente non si sono mai guardati allo specchio; non dico nemmeno nel profondo della coscienza, che sarebbe chieder troppo, anche perché non tutti hanno una coscienza, checche se ne dica.

Continuerò la mia battaglia, sì, ma intanto i "padroni" hanno dalla loro parte personaggi di basso profilo che ubbidiscono muti e osservanti ai loro comandi. In tal modo i p"padroni" dell'olivicoltura si affanneranno nel tenetare di far terra bruciata nei confronti dei dissidenti.
E' storia risaputa, questa. Nessuno si può stupire. Certo, qualcuno potrà dire: ma siamo in una Paese che si dice democratico, già, ma in fondo cos'è la democrazia?

Un esempio? Il professor Lanfranco Conte - grande luminare, verso il quale tutto il mondo dell'olio dovrebbe inchinarsi - ha avuto ripercussioni per la sua legittima presa di posizione a difesa del metodo degli alchil esteri. E lo credo bene, è tra i padri del metodo, come poteva sopportare di essere screditato nel suo lavoro, nel suo impegno, nella sua onorabilità?
E così i "padroni" dell'olivicoltura hanno disdetto alcuni suoi impegni già presi in precedenza. Anch'io ho avuto ripercussioni, ma finché ci sarà lungo la nostra strada gente per bene che ci accoglierà a braccia aperte senza privarci dei nostri legittimi spazi, sarà ancora possibile esprimere una voce critica in questo Paese ingessato e senza più etica.

Siamo comunque fiduciosi, perché in fondo l'Italia è fatta anche da persone coraggiose, non ubbidienti a comando giusto per garantirsi la pagnotta. Più che altro spaventa il livello bassissimo raggiunto nel nostro Paese.
Povera Italia, mi verrebbe di dire.

I parlamentari. Già, che brutta storia. meglio starne alla larga. Non possiamo contare sui parlamentari. Meglio affidare le nostre speranze a persone serie, oneste, capaci, e che possano camminare con la schiena dritta. In fondo, se siamo nella melma, è perché la politica ha gestito l'agricoltura in maniera indegna e scabrosa. Ma, tant'è, dobbiamo rassegnarci all'evidenza. Finché avremo agricoltori pavidi, resteremo sempre al buio. In passato c'era più coraggio.
Oggi si vola basso, perché fin quando avremo gente che sventola bandiere e scende in piazza a comando, l'Italia - che piacia o non piaccia questa amara verità - sprofonderà sempre di più verso il fondo. Perché c'è sempre un fondo più fondo di quel che si possa immaginare. Un abisso oltre l'abisso.

Veniamo infine al "Manifesto per il Risorgimento dell'olio italiano" (link esterno). L'abbiamo lanciato perché siamo uomini di buona volontà. Insomma, è un modo per dire: noi ci siamo, abbiamo agito nella storia, facendo la nostra parte. Gli altri, quelli che godono di protezione politica, non si cureranno di niente. Ai "padroni" dell'olivicoltura interessa solo la gestione del potere, e avranno sempre chi li riempirà di danaro della collettività. A noi, non resta che sognare un mondo migliore. E chissà, magari prima o poi ci sarà un po' di democrazia vera.

Luigi Caricato

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