La voce dei lettori

Ho letto l'editoriale "Devi morire", e una lama mi è entrata straziandomi

Ci scrive Domenico Zeoli: apprezzo il vostro coraggio di essere spesso voce "fuori dal coro". Noi agricoltori? Nessuna vacanza, pur di mantenere in piedi l'azienda che molto spesso è frutto del lavoro di generazioni

11 dicembre 2010 | T N

Egr. direttore,
innanzi tutto voglio complimentarmi con Lei e i suoi collaboratori, per il lavoro che svolgete.

Sono un vostro lettore da diverso tempo, trovo spesso articoli interessanti sia dal punto di vista tecnico e, apprezzo il vostro coraggio di essere spesso voce "fuori dal coro".

Ho appena letto l'editoriale - Devi morire link esterno - e una lama seghettata mi è entrata girandosi nelle mie ferite aperte da un pò di tempo,si perchè da agricoltore che svolge con passione, con amore, con professionalità e competenza il propio lavoro, vedentosi calpestato da una serie di parassiti, come organizzazioni di categoria, politici senza scrupoli, burocrati, di ferite le ha su tutto il corpo e persino nel cuore.

Per fortuna, i veri agricoltori sono abituati al duro lavoro, al rispetto verso gli altri e verso la natura, forse per questo tanti ne hanno approfittato.

E' vero, ci hanno riempito di slogan fino ad essere anche contraddittori, ci danno degli incapaci, gente che si piange addosso.
Ebbene, trovatemi chi riesce a far quadrare il bilancio di una azienda agricola di qualsiasi tipo applicando gli attuali prezzi di vendita e i reali costi! Solo quegli imprenditori che limano il loro salario il loro stipendio, non calcolano il loro lavoro straordinario, non fanno nè ferie nè vacanze pur di mantenere in piedi l'azienda che molto spesso è frutto del lavoro di generazioni.

E' vero dobbiamo morire,ma certo non inginocchiandoci, moriremo comunque un giorno dopo di quelli che ruotano intorno al settore agricolo, che speculano inventantosi slogan, e artifici per creare burocrazia inutile e dannosa all'economia vera e reale. Segnali preoccupanti sono evidenti anche se l'evidenza si cerca di negare, ma fino a quando?

La misura è colma, e purtroppo nessuno di chi dovrebbe, in primis la politica, comincia a prendere iniziative serie e concrete.
Se ciò non avverrà, la situazione precipita, altro che crisi. Ricordiamoci che senza agricoltura non si vive.Un saluto e un augurio per un'agricoltura madre eterna di migliaia di generazioni umane.

Domenico Zeoli
Agricoltore in Larino

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