La voce dei lettori

Il mercato dell'olio batte la fiacca? E' colpa dei consumatori pugliesi

Nella regione che detiene il primato produttivo nazionale si spende moltissimo per l'innovazione e la formazione, ma il consumatore finale pretende solo il basso prezzo. Il grido d'allarme di Stefano Caroli, presidente di Afp, l'Associazione frantoiani di Puglia

06 novembre 2010 | T N



Buongiorno dott. Caricato,

siamo all’inizio della nuova campagna olearia e in qualità di Presidente dell’ASSOCIAZIONE DEI FRANTOIANI DI PUGLIA e VICE PRESIDENTE NAZIONALE AIFO sento il dovere di esprimere la mia opinione in merito alla situazione olivicola in Puglia.

Ogni anno in questo periodo molti si ricordano che la Puglia ha un patrimonio di inestimabile valore da salvaguardare (l’olivicoltura) sia perché l’olio extra vergine di oliva incide molto sul PIL Pugliese e sia perché gli alberi di ulivo sono importanti per l’aspetto paesaggistico della Regione.

Ma allora di chi è la colpa se il nostro olio extra vergine di oliva “naturale”non è stato valorizzato ad un prezzo che possa garantire al produttore di olive, al frantoiano, e al confezionatore il giusto ricavo per poter continuare a svolgere il proprio lavoro?

A mio avviso come cittadini Pugliesi abbiamo tutti delle responsabilità, dal primo all’ultimo.
Io credo che ogni cittadino pugliese dovrebbe sentire il dovere di contribuire a valorizzare un prodotto della propria Regione, specialmente quando si tratta di un alimento che fa bene alla salute e che molti altri Paesi ci invidiano.

Purtroppo da noi non è così, e vi spiego il perché: in Puglia da 20 anni si spendono soldi, anche contributi pubblici per invogliare le aziende ad innovarsi per migliorare la qualità del prodotto, nonché per la formazione degli operatori.

Al contrario il consumatore finale è all’oscuro di tutto e pretende solo che il prodotto costi poco! Non gli importa dove è stato prodotto, ma la cosa più grave è che solo il 20% dei consumatori riesce a distinguere e capire i pregi di un grande olio extra vergine di oliva, mentre il restante 80% scambia i pregi come se fossero dei difetti! E allora come si fà a contribuire alla valorizzazione di un prodotto se non si conoscono pregi e difetti?

A cosa sono serviti tutti gli investimenti che le aziende hanno fatto?
A cosa serve la grande professionalità del frantoiano (figura centrale della filiera) che per garantire la trasformazione delle olive nelle 24 ore è costretto a lavorare anche di notte?

Ma la cosa più orribile è quella che i turisti che vengono in Puglia (e magari girando tra gli uliveti si aspettano di degustare una miriade di olii differenti) vanno in alcune attività ricettive e gli viene servito olio proveniente dalla Spagna.

Comunque al di là delle critiche (che spero non vengano fraintese) la nostra associazione costituita in Puglia nel maggio 2010, oltre a fare assistenza sindacale ai nostri associati e a costituirsi parte civile nei confronti di spacciatori di oli sofisticati, si farà carico di organizzare corsi per la degustazione dell’olio extra vergine di oliva.

Ad ogni modo sono convinto che c’è ancora molto da fare e spero che tutti insieme riusciremo a salvare la nostra olivicoltura.

Stefano Caroli
Presidente Afp, Associazione frantoiani di Puglia
link esterno


Fetta di Puglia - Illustrazione di Tirsomedia

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