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Stop ai finti hamburger in Francia

Permettere a dei mix vegetali di utilizzare la denominazione di carne significa infatti favorire prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti
05 luglio 2022 | C. S.
Con il divieto scattato in Francia utilizzare nomi di prodotti di origine animale per i prodotti a base di proteine vegetali serve ora una legge nazionale anche in Italia per fare definitivamente chiarezza su finti burger e altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come mortadella o salsiccia.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel dare notizia della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale francese del decreto del Governo transalpino. Il provvedimento vieta, infatti – spiega Coldiretti -, l’utilizzo per i prodotti a base di proteine vegetali di denominazioni riferite a nomi e gruppi di specie animali, alla morfologia o all’anatomia animale, di nomi che usano la terminologia specifica di macelleria, salumeria o pescheria e di nomi un alimento di origine animale rappresentativo degli usi commerciali.
Un decreto che supera le incertezze ancora presenti a livello europeo chiudendo la strada alla presenza nel carrello della spesa a finti hamburger con soia, spezie ed esaltatori di sapore o false salsicce riempite con ceci, lenticchie, piselli, succo di barbabietola o edulcoranti grazie alla possibilità – evidenzia la Coldiretti – di utilizzare nomi come “burger vegano” e “bistecca vegana”, bresaola, salame, mortadella vegetariani o vegani con l’unico limite di specificare sull’etichetta che tali prodotti non contengono carne. Un inganno che in Italia colpisce quel 93% di consumatori che non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano.
“Il perdurare di una situazione di incertezza rappresenta purtroppo un favore alle lobbies delle multinazionali che investono sulla carne finta, vegetale o creata in laboratorio – denuncia il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini – puntando su una strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano per attrarre l’attenzione dei consumatori e indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne.
Permettere a dei mix vegetali di utilizzare la denominazione di carne significa infatti favorire – sottolinea Coldiretti – prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima visto che l’Unione Europea importa ogni anno milioni di tonnellate di materia prima vegetale da tutto il mondo.
A supportare la necessità di una legge nazionale in materia, sull’esempio francese, c’è peraltro il fatto che la Corte di giustizia europea – conclude la Coldiretti – si è già pronunciata in passato sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”. Con la sola eccezione del tradizionale latte di mandorla italiano.
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