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Previsioni al ribasso per la trebbiatura del grano
Nonostante risultati al di sotto delle aspettative, i prezzi pagati agli agricoltori restano bassi, con le quotazioni del grano duro che in calo del 13% nell’ultima settimana di giugno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
05 luglio 2025 | 09:00 | C. S.
Il clima impatta anche sulla produzione di grano con le stime della trebbiatura al ribasso rispetto alla media produttiva, seppur in aumento nel confronto con un disastroso 2024, caratterizzato da una gravissima siccità nelle regioni del Sud, a partire dalla Puglia, il “granaio d’Italia”. La stima viene dalla Coldiretti e da Cai – Consorzi Agrari d’Italia, con il raccolto di grano duro per la pasta che dovrebbe attestarsi sui 3,7 milioni di tonnellate, mentre quello del tenero segnerà una produzione che arriverà sotto i 2,5 milioni di tonnellate, comunque su livelli qualitativi tra il buono e l’ottimo. A restare sotto le attese produttive è stata in particolare la provincia di Foggia, la prima provincia italiana per ettari coltivati a cereali, dalla quale viene il 20% circa di tutto il grano duro italiano. A causa della siccità si segnala un calo almeno del 20% rispetto al normale potenziale produttivo.
Produzione altalenante anche in Sicilia, pur mantenendo una buona qualità, mentre nelle altre aree del Sud, come Molise e Basilicata, i raccolti sono in linea con i potenziali produttivi della zona con qualità buona. La stessa situazione si registra – continuano Coldiretti e Cai – nel Centro Italia mentre anche al Nord le imprese hanno dovuto fare i conti con gli effetti del clima. Si registrano, infatti, produzioni più basse sia per il tenero che per il grano duro, con un calo in media almeno un 15%-20% in particolare in Emilia e Veneto dove i ristagni idrici sono stati determinanti in modo negativo sugli esiti dei raccolto.
Nonostante risultati al di sotto delle aspettative, i prezzi pagati agli agricoltori restano bassi, con le quotazioni del grano duro che in calo del 13% nell’ultima settimana di giugno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea. A pesare è ancora una volta il fenomeno delle importazioni selvagge, con ingenti quantità di grano straniero che arrivano a ridosso del periodo di trebbiatura con l’effetto di far crollare il prezzo di quello nazionale.
Durante l’attuale campagna commerciale sono arrivati dal Canada quasi 800mila tonnellate di grano duro, oltre il doppio (+104%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti su dati della Commissione Ue. Una vera e propria invasione a conferma di un trend che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dallo stesso Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell’inondare il mercato italiano di prodotto, con gli arrivi che aumentano con l’avvicinarsi del periodo di raccolta, facendo crollare i prezzi.
Il grano straniero viene peraltro coltivato usando spesso prodotti da anni vietati in Europa. Quello canadese, ad esempio, viene trattato in pre raccolta con il glifosato, con una modalità vietata nel nostro Paese.
In questo quadro a tinte fosche, una boccata d’ossigeno è rappresentata dai contratti di filiera, come dimostra l'analisi dell’osservatorio di Consorzi Agrari d’Italia, che in questo strumento di valorizzazione crede fermamente. Agli agricoltori si è garantito fin da subito un prezzo d’acquisto certo, ed in buona parte dei casi il prezzo pagato all’agricoltore è stato superiore al prezzo medio di mercato, con punte del 25% per alcune nicchie di prodotto sul grano duro. Importante in quest’ottica è il tempismo: pur ritirando milioni di quintali ogni anno i contratti hanno infatti una capacità limitata ed è importante per l’agricoltore informarsi tempestivamente, già a partire dal pre-semina.
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