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L’Ufficio marchi europeo dice no al vino Bolgarè bulgaro

L’Ufficio marchi europeo dice no al vino Bolgarè bulgaro

Troppo simile alla Doc Bolgheri secondo gli uffici di Bruxelles. Ribadita la tutela delle denominazioni contro ogni tipo di evocazione, come già emerso nel caso Champagne contro lo Champanillo

30 marzo 2022 | C. S.

“Lo stop dell’Unione Europea al falso Bolgheri prodotto in Bulgaria rappresenta un precedente importante per la tutela delle denominazioni Made in Italy a partire dalla battaglia in corso per fermare il riconoscimento europeo del Prosek croato”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini a Bruxelles dove ha incontrato tra gli altri Paolo Gentiloni commissario per l'Economia e Janusz Wojciechowski Commissario all'Agricoltura.

Proprio alla vigilia del Vinitaly, l’ufficio marchi europeo (EUIPO) ha accolto le ragioni dell’Italia per la Tutela dei Vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia DOC nel contenzioso contro una delle principali cantine bulgare, che nel 2017 aveva fatto domanda di registrare il marchio “Bolgaré” nella classe dei prodotti alcolici. In particolare – riferisce la Coldiretti - l’EUIPO evidenzia la forte somiglianza dei due nomi e il rischio per il consumatore di associare erroneamente la denominazione italiana e il marchio bulgaro, ribadendo la massima tutela delle denominazioni contro ogni tipo di evocazione, come già emerso nel caso Champagne contro lo Champanillo esaminato dalla Corte di Giustizia dell’Unione che si era pronunciata di fatto contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue. Secondo la Corte, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva.

Dunque – conclude Coldiretti – se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, anche storpiandolo, un prodotto a denominazione di origine, la sentenza della Corte dovrebbe essere applicata anche al Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia contro una richiesta di registrazione di una menzione tradizionale l’Italia ha fatto ricorso.

Le opposizioni presentate dall’Italia ed anche direttamente da Coldiretti andavano proprio nel senso di chiedere il rifiuto della registrazione del “Prosek” proprio per il rischio di evocazione e confusione nel consumatore. Per l’Italia si tratta di difendere la leadership mondiale nelle produzione a denominazioni di origine con 843 prodotti, tra alimentari e vini, che sviluppano un valore della produzione di 16,6 miliardi di euro e un export da 9,5 miliardi di euro con il contributo di oltre 86mila operatori” dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “un patrimonio sotto attacco del falso made in Italy che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale”. In questo contesto – conclude Prandini - è importante sarà l’italiano Paolo De Castro il relatore della proposta di regolamento che modifica l'attuale sistema di protezione delle Ig della Commissione.

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