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Sicilia olivicola in affanno per la prossima campagna olearia

Secondo Apo la produzione nell'Isola dovrebbe scendere del 15% rispetto a un'annata già non eccezionale come l'anno scorso. Le cause del declino sono cambiamenti climatici, scarsità di investimenti e mancata raccolta dei frutti
13 settembre 2021 | C. S.
La produzione di olive e olio d'oliva in Sicilia è destinata a un calo del 15% rispetto al 2020, annata che già aveva fatto registrare una diminuzione del 17% rispetto al 2019.
Queste le stima di produzione di Apo che raggruppa circa 1.400 produttori nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa.
Il presidente Giosuè Cataniastima in “circa 27 o 28 mila tonnellate la produzione totale della campagna olivicola in Sicilia, quindi sui livelli del del 2020″. Il problema è che già l’anno scorso la produzione era stata inferiore del 17 per cento rispetto al 2019, che a sua volta non era stata certo una grande annata”.
L’isola resta al terzo posto in Italia per raccolta di olive, con circa l’11 per cento del totale (la Puglia è prima in classifica, seguita dalla Calabria), ma da alcuni anni la produzione è drasticamente calata: “siamo molto lontani dalle 35 mila tonnellate di media quadriennale di alcuni anni fa”. La tendenza al calo si è registrata in tutta Italia, e le cause vanno cercate “nei cambiamenti climatici, nella scarsità di investimenti nella coltivazione dell’ulivo e nella mancata raccolta dei frutti per gli alti costi che comporta in certe zone difficili o marginali, portando all’abbandono”.
In Sicilia la superfice coltivata a oliveto è pari a 159 mila ettari, di cui quasi il 20 per cento in regime biologico, ed esistono sei Dop (Monti Iblei, Monte Etna, Valdemone, Val di Mazara, Valle del Belice, Valli trapanesi) e una Igp (Sicilia). Le piante sono 21 milioni e le cultivar autoctone 54.
L’isola resta al terzo posto in Italia per raccolta di olive, con circa l’11 per cento del totale (la Puglia è prima in classifica, seguita dalla Calabria), ma da alcuni anni la produzione è drasticamente calata: “siamo molto lontani dalle 35 mila tonnellate di media quadriennale di alcuni anni fa” secondo Catania.
La tendenza al calo si è registrata in tutta Italia, e le cause vanno cercate “nei cambiamenti climatici, nella scarsità di investimenti nella coltivazione dell’ulivo e nella mancata raccolta dei frutti per gli alti costi che comporta in certe zone difficili o marginali, portando all’abbandono” conclude il presidente.
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