Articoli 09/06/2012

Non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana. Catania: “pronti a modificare le linee guida ove fosse necessario”

Non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana. Catania: “pronti a modificare le linee guida ove fosse necessario”

Il Ministro interviene nel dibattito sull'innovazione in olivicoltura: “riguardo la possibilità di raddoppiare gli stanziamenti alla ricerca agricola, molto dipenderà dall’evoluzione del negoziato per la riforma della PAC e dalla capacità del sistema Paese di intercettare le risorse europee”


Lo stato di sofferenza della ricerca olivicola e olearia nel nostro Paese è tanto evidente che ho sentito la necessità di lanciare un appello affinchè tutti gli attori del comparto prendessero a cuore il problema.

La reazione è stata sorprendentemente positiva.

Il sentimento si è rivelato fortemente condiviso, tanto che tutti i rappresentanti del settore hanno riconosciuto la necessità di rivitalizzare la sperimentazione e l'innovazione.

Anche docenti universitari e ricercatori sono intervenuti, per offrire il loro contributo di idee e progetti.

Oggi sono chiamate ad intervenire le Istituzioni.

Ho quindi interpellato il Ministro delle politiche agricole, Mario Catania, che, nell'intervista esclusiva per Teatro Naturale, fotografa, con uno sguardo a tutto tondo, lo stato dell'arte, con qualche accenno alle possibilità e potenzialità future.

- In occasione della manifestazione triestina ‘Olio Capitale’ ho lanciato un appello: non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana. Non solo un allarme ma soprattutto un appello all'innovazione. Lo condivide?

La ricerca nel settore oleicolo è senza dubbio importante. Il Ministero ha investito nella ricerca per la filiera olivicolo-olearia attraverso il finanziamento di Progetti a sportello, a Bando e attraverso i “Fondi Cipe”. Più recentemente, il Ministero ha finanziato progetti nell’ambito del cosiddetto “Piano per il Mezzogiorno”, e ha attivato iniziative di ricerca inserite nei bandi per il finanziamento di progetti promossi da giovani imprenditori agricoli da attuarsi con la collaborazione di istituzioni di ricerca. Inoltre, il Ministero ha anche attivato le risorse afferenti  ai Piani di settore. A questo proposito voglio anche ricordare i programmi interregionali promossi dalle Regioni. Infine, il Ministero, finanzia attività di ricerca in campo olivicolo-oleario attraverso i progetti coordinati dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura.

I principali risultati che sono stati ottenuti da tutte queste iniziative riguardano gli aspetti legati alle caratteristiche nutrizionali, salutistiche e sensoriali dell’olio di oliva e anche alla qualità stessa dell’olio. Sono stati indagati con successo anche nuovi metodi di estrazione dell’olio e nuovi strumenti per la caratterizzazione geografica degli oli. Abbiamo riportato importanti progressi anche nel campo della genetica dell’olivo con la caratterizzazione varietale delle più importanti cultivar nazionali.

- Il mondo accademico italiano sta lamentando una cronica mancanza di fondi che sta provocando un rallentamento dell'attività di ricerca ma anche un allontanamento da parte di giovani ricercatori dal settore, costretti a trovare lavoro altrove. Ritiene che sia possibile invertire questo trend?

Il Ministero nel corso degli anni si è affermato come l’Amministrazione di punta nel finanziamento della ricerca in agricoltura. Più del 70% dei fondi destinati alla ricerca agricola ed agroalimentare provengono infatti dai capitoli di bilancio del Mipaaf. E il mondo accademico è stato ampiamente contemplato nell’ambito di questi finanziamenti. Oggi dobbiamo fare i conti con la difficile fase finanziaria che il Paese sta attraversando, che comporta riduzioni di spese anche per il nostro comparto. Tuttavia è il caso di ricordare che nel settore olivicolo-oleario sono tutt’ora in corso progetti per oltre un milione di euro, naturalmente senza considerare i finanziamenti provenienti da altri Ministeri, in particolare, MIUR e MISE, rispettivamente, attraverso i bandi PON e RIDITT, e dall’UE.

- C’è una larga condivisione sull'ipotesi di una razionalizzazione degli strumenti di finanziamento alla ricerca, unitamente a un maggior coordinamento tra enti e istituti. Lo stesso Commissario Ciolos ha proposto di raddoppiare gli stanziamenti alla ricerca agricola. Si tratta di obiettivi realizzabili?

E’ in corso da molto tempo un importante confronto tra i diversi soggetti interessati per la razionalizzazione degli strumenti di finanziamento della ricerca e un maggior coordinamento tra enti ed istituti. L’obiettivo è armonizzare e rendere più snelle le procedure e gli strumenti di finanziamento della ricerca. Questo vale anche per la ricerca finanziata a livello europeo dove, già  dal 2006, il Ministero è coinvolto nel coordinamento dei programmi nazionali della ricerca dei vari Stati Membri, attraverso le cosiddette ERA-Net Actions (Azioni di rete per la ricerca agricola europea). Per quanto riguarda la possibilità di raddoppiare gli stanziamenti alla ricerca agricola, molto dipenderà dall’evoluzione del negoziato per la riforma della PAC e dalla capacità del sistema Paese di intercettare le risorse europee. 

- Ritiene che i tempi siano maturi affinché l'argomento possa essere affrontato in un prossimo Tavolo olivicolo, così da giungere a Bruxelles con una voce forte e unitaria?

Con l’approvazione del Piano di settore olivicolo-oleario, il Ministero ha già varato le proprie linee-guida della ricerca in olivicoltura. Sono state messe a punto attraverso la consultazione di enti, Regioni e attraverso il Tavolo di filiera olivicolo che ha visto la partecipazione di tutti i soggetti interessati e che ha permesso di raggiungere una posizione unitaria. Ad ogni modo, laddove fosse necessario, c’è ovviamente la possibilità di modificarle. I Piani di settore  sono, infatti, strumenti di programmazione e la loro stessa durata triennale consente un periodico lavoro di revisione e aggiornamento.

 

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Commenti 3

Donato Galeone
Donato Galeone
15 giugno 2012 ore 20:43

Non mi permetto commentare le "modalità" del chiedere al Ministro Dr.Catania - con domande "più o meno graffianti" - di non lasciare morire la ricerca oleica italiana quanto, invece, il prendere atto ( grazie al Sua iniziativa Dr.Grimelli ed a Teatro Naturale ) delle dichiarazioni del Signor Ministro di "voler rivedere ed integrare le linee guida della ricerca in agricoltura".
Anche a me,tecnico agrario, sconcerta quanto contraddice - non poco - la mediatica ed artefatta decisione di "smantellare" i campi sperimentali di ricerca, autorizzati nel 1998, nell'Azienda della Università Agraria di Viterbo e scoperti "illegali" nel 2012.
E' vero che si trattava di ricerca sperimentale in campo aperto sulla discutibilissima "genetica modificata" anche sulle arboree (olivo). Ma di fatto, penso, che non casualmente sia stata riconosciuta e sostenuta - da anni - la buona pratica della sperimentazione con l'attento controllo di docenti ricercatori e studenti che continuavano a svolgere un lavoro rigoroso e curato, da certificare,validare per poi "comunicare" i risultati della ricerca al mondo agricolo non solo laziale.
E' stato commesso un grave atto, irriguardoso, verso la ricerca scientifica e l'innovazione tanto improvvisato quanto, ripeto, di mediatica suggestione che, dopo anni, ci ha informato del "nulla".
Era sufficiente -a mio avviso - verificare e documentare prevedibili "contaminazioni" con dati annuali - analitici e certi - richiamando alla diretta responsabilità anche legale la istituzione universitaria, impegnandola, a riferire e pubblicizzare, nel merito dettagliato, gli interventi ed i loro eventuali effetti collaterali sulla avviata ricerca genetica arborea definita innovativa e sperimentale.
Penso di fermarmi qui.
Gradirei avere commenti di merito mentre esprimo piena solidarietà - che mi auguro venga rafforzata - verso i docenti ricercatori, studenti e lavoratori dell'Azienda e campi sperimentali del viterbese, collegati alla Università Agraria.

Questo mio deciso commento conferma che non vogliamo la morte della ricerca agroalimentare italiana, mirata al geneticamente tipico di alta qualità, nella dimensione europea e, con essa , la ricerca nel comparto olivicolo-oleario.
A tal fine dovremmo - a mio avviso - confrontarci sul " come rivedere ed integrare tanto gli obiettivi che le azioni prioritarie di ricerca e sperimentazione nel settore olivicolo nazionale" (leggere le ultime pagine del "Piano Olivicolo-Oleario " pubblicato dal Mipaf nell'aprile 2010).
Nel richiamare i miei due commenti del 10 e del 17 marzo 2012 - già pubblicati su TN - appare possibile - proprio a seguito delle dichiarazione del Signor Ministro al Dr. Grimelli - lo "essere propositivi" nel contesto della ricerca sperimentale per innovare il prodotto agroalimentare europeo entro cui elaborare e proporre il "quanto" toccherà al comparto olivicolo-oleario - non solo all'Italia - "dei 4,5 miliardi di euro da destinare alla ricerca agricola europea".
Sempre a mio avviso si dovrebbe - da subito - con il Tavolo di Filiera Olivicola, aggiornare le "linee guida" per l'Italia richiamata dal Ministro con l'intervista, caratterizzando i "comprensori regionali", sia nelle loro valorizzazioni economiche varietali delle olive italiane che nelle tipicità di "alta qualità" degli oli ottenuti dalle originarie aree diversificate: comunali, interprovinciali e regionali.
Sostegno pubblico alla ricerca, quindi, cofinanziata ed articolata regionalmente - per comprensori.
Azioni prioritarie di ricerca, condivisa ed applicata, con la diffusa "comunicazione" dei risultati - semplificata e comprensibile - ai consumatori ed ai mercati interni ed esteri.

Dottor Grimelli, è molto positivo il continuare a "conversare" con il neo Ministro Catania e con le Regioni - con il sostegno qualificante ed aperto di Teatro Naturale - estendendo la "partecipazione plurale" alle disponibili Organizzazioni Professionali Agricole (Coldiretti,Cia,Confagricoltura e Copagri) e alla Cooperazione Agricoltura per "attualizzare" nei territori interventi condivisi e mirati di "ricerca aggregata varietale delle olive".
Per continuare, ripeto, favorendo le "ricostruzioni e non le distruzioni" dei campi sperimentali olivati di ricerca, congiunti tra produttori, trasformatori e confezionatori - riconoscendosi reciprocamente - nel ruolo delle "filiere olio di olive regionali", con le due Università di Viterbo e Cassino - per il Lazio - utilizzando anche i nuovi locali, da attrezzare - quale "centro di ricerca" già resi disponibili nel basso Lazio a Vallecorsa - Citta dell'Olio - nell'avviata moderna struttura di confezionamento dell'Agricola Peronti Lucia.
Estendiamo in altre Regioni italiane queste disponibilità.
Sono,certamente,due indiscutibili istituzioni universitarie territoriali, tra alto e basso Lazio, capaci di supportare la "valorizzazione delle varietà autoctone" congiunta allo sviluppo possibile e sostenibile di "nuovi modelli colturali degli olivi" tanto in aree di vegetanti piantagioni terrazzate "paesaggistiche" secolari del nostro Paese quanto e, innanzitutto, per "comunicare" le proprietà "salutistiche" del prodotto olio di olive di alta qualità certificato in sicurezza alimentare.
Comunicazioni essenziali, da evidenziare in valore aggiunto, per i "differenziali qualitativi" derivanti dalle diversificate "varietà ed ecotipi di olivi" delle oltre 500 varietà che caratterizza, in pregio, la coltura olivicola italiana nel mondo.
Donato Galeone

massimo occhinegro
massimo occhinegro
11 giugno 2012 ore 16:31

Ecco cosa si sarebbe dovuto chiedere a Catania. Come e' possibile fermare una ricerca di anni?
http://lavalledelsiele.com/2012/06/07/dontdestroyresearch-anche-in-italia/

massimo occhinegro
massimo occhinegro
10 giugno 2012 ore 08:38

Avere l'occasione di fare un'intervista al Ministro Catania, ex dipendente ministeriale e farla con domande poco graffianti e' come una non intervista ma una conversazione. Troppo edulcorata .
Leggete qui: http://fedebiotech.wordpress.com/2012/06/10/appello-per-la-ricerca-contro-la-distruzione-dei-campi-sperimentali-italiani/