Articoli 02/07/2011

Vincono la forza del web e il made in Italy

Vincono la forza del web e il made in Italy

A seguito della crisi economica che stiamo attraversando ormai da anni, si investe meno in comunicazione e di più in pubbliche relazioni, soprattutto in considerazione di uno slancio determinato dalla esplosione dei social media e dalle opportunità offerte dal web 2.0. Il punto di vista di Anita Lissona (7. continua)


Prosegue con Anita Lissona, di Lead Communication, l'inchiesta sullo stato della comunicazione agroalimentare in Italia. Ciascuno di voi avrà tratto le dovute considerazioni, dopo aver letto e approfondito la lettura delle varie testimonianze raccolte. Abbiamo voluto prendere in considerazione sia le piccole realtà, sia le medie e le grandi agenzie di ufficio stampa e pubbliche relazioni. Si tratta di un'inchiesta che parte da una serie di questioni standard, utili a fotografare lo stato dell'arte, presto, al termine dell'inchiesta, riporterò le mie considerazioni, unitamente a quelle di chi vorrà intervenire sull'argomento.

 

ANITA LISSONA

Amministratore unico, fondatrice e titolare di Lead Communication, Anita Lissona è sposata e ha una figlia. Giornalista pubblicista, è iscritta alla Ferpi, la Federazione dei professionisti di relazioni pubbliche, all’Ordine dei giornalisti e, attraverso Lead, ad Assorel.

Ha maturato esperienze nel giornalismo, in editoria e in agenzie di relazioni pubbliche. Nel 1993 ha costituito la propria società, puntando su un modello di consulenza “creativa e trasversale”. La crescita di Lead è stata costante, con l’acquisizione ogni anno di clienti di primaria importanza. All’interno dell’agenzia è responsabile per tutti i clienti della definizione strategica e dello sviluppo progettuale delle attività. Conta rapporti personali di lunga data con opinion leader nell’area dei media, della cultura, delle istituzioni e dello spettacolo.

In momenti di grande crisi economica cosa sta accadendo sul fronte delle comunicazione agroalimentare in Italia?

La crisi economica ha offerto un’opportunità di riflessione che ha costretto tutte le aziende a fare un attento screening delle priorità.

Ciò ha portato a un’accorta revisione degli investimenti di comunicazione – peraltro già in atto da qualche anno – il cui risultato è stato non solo un ridimensionamento, ma soprattutto un ribilanciamento tra le diverse aree della comunicazione.

In tutto questo le public relation hanno visto invece crescere il loro peso specifico, soprattutto in considerazione di uno slancio dato dalla esplosione dei social media e delle opportunità offerte dal web 2.0

Questi ambiti infatti si basano su “relazioni interpersonali” allo stato puro e produzione attenta di contenuti; territori entrambi di pertinenza delle PR.

 

Tra i vari settori merceologici, sempre in ambito agroalimentare, qual è l’ambito più sensibile e ricettivo alla comunicazione?

Quelle delle eccellenze: le Dop, i prodotti di lusso e in generale tutti i prodotti che sono vetrina del Made in Italy.

 

Quale è la soglia dell’investimento media da parte delle aziende? E quale, invece, quella delle Istituzioni?

Le istituzioni partono spesso da budget estremamente limitati per campagne anche ambiziose, mentre le aziende sono disposte a cifre di ingresso a partire dai 100 mila euro.

 

Al di là delle cifre investite, in ambito istituzionale quali sono le realtà più sensibili e attente? I piccoli e grandi comuni, le provincie o le regioni?

Una fotografia omogenea non è agevole: a seconda della realtà territoriale e spostandosi da Nord a Sud della penisola gli scenari cambiano. Ci sono esempi virtuosissimi di piccoli comuni e di Regioni che promuovono iniziative esemplari, ma sono distribuiti a macchia di leopardo sul territorio nazionale.

 

Per finire, i consorzi di tutela, riferiti ai prodotti a marchio Dop e Igp: quanto investono in comunicazione e in che modo investono? Ma soprattutto investono bene?

Per i due consorzi che seguiamo, Consorzio del Prosciutto di San Daniele e Switzerland Cheese Marketing Italia, la nostra esperienza è positiva. Vediamo investimenti oculati, ben programmati e con elevati ritorni. Probabilmente però si tratta di “isole felici” che hanno scelto di avvalersi di partner per la comunicazione affidandosi a logiche di mercato tali da garantire competenza, competitività e controllo dei risultati... C’è chi invece privilegia contatti più legati alle politiche locali, che rischiano però di muoversi in una prospettiva troppo circoscritta per risultare realmente efficaci.

 

LE PRECEDENTI PUNTATE

Cinzia Montagna > La comunicazione agroalimentare in Italia? E’ il momento di cambiare

Patrizia Novajra > Nel campo agroalimentare vince chi comunica il vero e l’autentico

 Silvia Baratta > Comunicare con iniziative a spot? Serve a poco e costano molto

Michele Bertuzzo > La comunicazione? E’ vincente solo se creativa e originale

Alberto Pertile > Pr e uffici stampa in prima linea. Vince l’approccio ludico

Federico Crespi > Qualità della comunicazione in sofferenza. E’ tempo di offerte speciali

 

 

 

di Luigi Caricato

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