Articoli 08/01/2011

Brutto scivolone per il Ministero delle Politiche agricole

La qualità delle produzioni agro-alimentari? E’ solo puro slogan. A Galan e ai suoi uomini non interessa proprio nulla. Non c’è una progettualità. E intanto resta in ballo la gestione di 80 milioni di euro. Che cosa accadrà alla nostra vilipesa agricoltura?


Galan ha proprio deluso. Vada pure per la pessima figura rimediata lo scorso 2 dicembre, in occasione della celebrazione del cinquantenario dell’olio extra vergine di oliva. Non ha infatti mosso un ciglio. Non è venuto alla manifestazione di Milano, e in fondo ha fatto anche bene, perché sarebbe stata una presenza ingombrante, che avrebbe sottratto riflettori all’olio extra vergine di oliva.

Ma non ha nemmeno fatto scrivere nulla a sua firma. Eppure il suo nutrito gruppo di lavoro, pagato dai cittadini, poteva ben spendere almeno qualche parola di circostanza. Si è trattato d’altronde di un evento storico: i cinquant’anni dell’olio extra vergine non potevano certo passare inosservati (link esterno) ed è proprio per questo che sono stato l’unico a darmi da fare e far rimboccare le maniche a tante persone di buona volontà.
Abbiamo agito come al solito senza danaro pubblico, perché questo giustamente deve essere sperperato riservandolo alle solite congreghe.

Evidentemente Galan doveva ubbidire a qualcuno, o tener buoni alcuni poteri che è bene assecondare. Ma quanto vale un Ministro senza nerbo, facile da sottomettere? Diversamente, se è stata la chiara intenzione di Galan lasciar correre i 50 anni dell’extra vergine, è altrettanto grave: come può un ministro disinteressarsi del tutto di un settore, l’olivicoltura, di cui è titolare di dicastero: è altrettanto inaudito.

Il fatto è che la politica inquina la realtà, la ammorba pesantemente. E così Galan, nonostante l’avessimo apprezzato per alcune sue pubbliche dichiarazioni iniziali, ci ha enormemente deluso. Evidentemente è stato un bravo speaker nel riportare pensieri altrui. Fatto sta che il disinteresse dimostrato verso il mondo olivicolo è eclatante, tanto più per la maleducazione dimostrata nel non prendere minimamente in considerazione l’evento dei cinquant’anni è davvero imperdonabile. Un vero peccato, non me lo sarei mai aspettato da un veneto.

Comunque, le parole vanno dette. Non si può sempre tacere. Su "Olio Officina", il mio blog, avevo già riportato le mie amare considerazioni (link esterno), e lo stesso ho fatto in un mio editoriale dello scorso 11 dicembre su Teatro Naturale (link esterno), eppure, nonostante ciò, dal dicastero di via XX Settembre è calato un silenzio omertoso, e anche decisamente irrispettoso.

C’è in Italia una parte sana che lavora e porta avanti il Paese, senza peraltro pesare sulla comunità, e c’è chi invece si dimentica spudoratamente di fare il ministro di tutti gli italiani. Ma quella dell’agricoltura, si sa, è una poltrona occupata puntualmente da persone dal fiato corto, c’è poco da sperare in una seria svolta per l’agricoltura.

Nel consueto articolo di inizio anno riportiamo tra l’altro, come ben sapete, la lista dei “peggiori” dell’anno appena trascorso (link esterno), ed è dunque inevitabile che ci sia tra questi anche Galan, unitamente al suo Ministero, anche per altre ragioni.

Ragioni che scottano, perché ci sono in ballo 80 milioni di euro da gestire nel nome della qualità delle produzioni agroalimentari. Infatti, nella nota riguardante il Mipaaf, si segnalano in questo articolo certe evidenti incongruenze.

Dopo circa due anni di vacanza al vertice della Direzione Generale dello sviluppo agroalimentare della qualità, fortunatamente, il 16 novembre dello scorso anno il posto è stato messo a bando tra i Direttori generali del Mipaaf, per un periodo di sei mesi. Il bando prevedeva che i Direttori Generali interessati inviassero il loro curriculum, evidentemente per valutarne la competenza in un settore tanto importante per l’agroalimentare italiano. A inizio 2011 si apprende che l’incarico è stato assegnato al dottor Stefano Vaccari che, a quanto risulta dalla lettura del suo curriculum, pubblicato come quello degli altri dirigenti sul sito del Ministero (link esterno), non ha alcuna esperienza in materia. Evidentemente, benché tutti ne parlino, la “qualità” interessa poco al Ministero.


Ora, voi che mi seguite su Teatro Naturale dal 2003, sapete bene quanto ci si sforzi nel mettere in moto la macchina dell’agricoltura. Non si può restare sempre in disparte e lasciar fare. Finora ci sono stati tanti sprechi di danaro della collettività, senza risultati tangibili. E’ giusto pertanto che ci sia un pungolo costante utile a far cambiare idea a chi ha nelle proprie mani il nostro futuro.
Proprio per questo motivo, tornando all’incarico assegnato a Stefano Vaccari, leggendo il suo curriculum qualche perplessità sorge inevitabilmente spontanea. Come può, una persona che ha assolto incarichi amministrativi, gestire una materia tanto complessa come la qualità delle produzioni agroalimentari?
Che esperienza vanta in materia? La gestione degli 80 milioni di euro deve essere il frutto di una ben precisa progettualità, non di una pura gestione contabile di numeri. Si può essere bravi amministratori, ma non basta saper amministrare, per imprimere quella necessaria svolta, utile per far ripartire una macchina già spenta ormai da decenni causa imperizia e mancanza di amore per il proprio Paese.

Ho forse esagerato con i toni? Ho forse detto qualcosa di sconveniente? Teatro Naturale è aperto a tutte le voci, non attua censure. Ben venga un intervento chiarificatore del ministro Galan e del suo entourage.
Possono benissimo replicare tutti, punto per punto. Sono certo che avranno gli argomenti per farlo.
Noi non abbiamo nemici ideologici, perciò chiunque è benvenuto su Teatro Naturale. Chiunque può apportare il proprio personale contributo di idee.
Vogliamo soltanto la tanto attesa svolta, non chiediamo altro.
Vogliamo che a imprimere questa svolta siano persone che abbiano una competenza specifica.

Non c’è tempo da perdere. Il Paese ha un’agricoltura che per negligenze della classe politica è ormai alle corde, esausta.
Ecco cosa chiediamo per questo 2011. Chiediamo ad alta voce di voltare pagina.
Chiediamo ministri che si occupino di agricoltura e persone giuste al posto giusto.
E’ chiedere troppo, forse?

di Luigi Caricato