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Accordo politico raggiunto sulle pratiche commerciali sleali contro l'agricoltura
Il Trilogo, Commissione-Consiglio-Parlamento, ha trovato l'intesa per una nuova normatica europea contro le pratiche commerciali sleali perpetrate dalla grande distribuzione nei confronti di agricoltori e industria agroalimentare
20 dicembre 2018 | C. S.
Il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea hanno raggiunto un accordo, dopo dieci anni di battaglie, per mettere al bando le pratiche commerciali sleali nella catena agroalimentare.
Al termine del negoziato con il Consiglio Ue e la Commissione europea abbiamo portato dai 50 milioni di euro circa proposti dall’Esecutivo Ue, a 350 milioni di euro, la soglia di fatturato all’interno della quale le aziende agricole e le imprese agroalimentari verranno tutelate dalle pratiche commerciali sleali, con la possibilità per gli Stati membri di fissare soglie ancora più alte.
E' quanto ha annunciato Paolo De Castro, capo negoziatore del Parlamento europeo che afferma: "possiamo dire che ora il 100% degli agricoltori e il 98-99% delle aziende europee saranno tutelate da pratiche inique e inaccettabili."
Moltiplicato per sette il perimetro di applicazione della direttiva che in realtà supererà anche le frontiere europee. Infatti, le nuove regole dovranno essere rispettate anche dagli acquirenti di prodotti agroalimentari che hanno sede legale nei Paesi terzi.
Senza dimenticare il florovivaismo, la mangimistica, il tabacco e il cotone che ora saranno protetti come tutti gli altri prodotti alimentari e agricoli.
I contratti poi tra fornitori e acquirenti dovranno essere scritti e chi subisce ingiustizie potrà denunciarle personalmente o tramite le associazioni mantenendo l’anonimato. L’acquirente non potrà avviare ritorsioni commerciali mentre l’autorità legale di contrasto avrà l’obbligo di agire in tempi certi.
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