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Ostruzionismo del Coi e dell'Europea sull'aumento del limite di campesterolo nell'extra vergine

Ostruzionismo del Coi e dell'Europea sull'aumento del limite di campesterolo nell'extra vergine

Ancora un nulla di fatto per Australia, Stati Uniti e Argentina che speravano di dare avvio alla procedura per portare il livello di questo sterolo al 4,8%

06 aprile 2013 | T N

Emerge tutta l'irritazione dei nuovi paesi produttori per la decisione forzosa del Codex Alimentarius di lasciare invariato, per il momento, il limite del campesterolo nell'olio di oliva al 4%.

Una decisione che, per i nuovi paesi produttori d'olio d'oliva, è tutta politica e rallenta il potenziale di crescita di queste nazioni a favore del vecchio mondo, sostenuto dal Coi.

Già nel 2011 alcuni paesi, in particolare l'Australia, avevano sostenuto la necessità di portare il limite al 4,8%, perchè le loro produzioni, per caratteristiche pedoclimatiche, non consentivano di rispettare il limite del 4%.

All'epoca il Coi promise che nella successiva riunione del Codex Alimentarius avrebbe portato i risultati di uno studio triennale proprio sul tema, tanto da far dichiarare al direttore del Coi Jean-Louis Barjol che “l'obiettivo di rinviare le discussioni su ... campesterolo fino al 2013 è stato raggiunto".

Nella scorsa sessione del Codex Alimentarius, tenutasi dal 25 febbraio al 1 marzo, però, il Coi non si è presentato, né ha fatto avere i risultati dello studio promesso, per ragioni di budget annunciate da tempo. In effetti vi è da ricordare che a seguito dei tagli di bilancio dell'Ue e delle ultime vicende politiche che hanno coinvolto il nord Africa, il Consiglio Oleicolo Internazionale si è venuto a trovare in una sorta di paralisi politico-amministrativa.

Ovvio, però, che i ricercatori di Australia, Stati Uniti e Argentina, appositamente giunti per confutare le tesi eventualmente propugnate dal Coi, siano stati colti in contropiede, pronti a sfoderare, a loro dire, esperimenti su 1600 oli extra vergini d'oliva che però presenterebbero livelli più elevati di campesterolo rispetto a quelli consentiti dalle norme. Una questione di clima, di terreno e di varietà secondo questi studiosi.

Caute aperture sull'argomento sarebbero anche venute nel corso di riunioni tecniche presso il Coi anche se nessuna decisione, formale o informale, è mi stata comunicata.

Il tema del campesterolo è infatti particolarmente sensibile per i produttori mediterranei che hanno paura che un ritocco del limite possa portare ad aprire le porte a frodi vecchie che si ritenevano ormai scomparse.

Il campesterolo è infatti uno sterolo di origine vegetale (fitosterolo), isolato per la prima volta di Brassica campestris. Viene considerato un importante marker per l'individuazione di adulterazioni con oli di semi. Infatti il suo contenuto è particolarmente elevato nell'olio di mais ma anche in quello di girasole. In particolare quest'ultimo preoccupa perchè, grazie alle selezioni ad alto oleico, è soprattutto la presenza di alcuni fitosteroli (beta-sitosterolo, stigmasterolo, campesterolo) a segnalare la presenza di oli di semi in miscela con l'extra vergine.

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