Cultura 25/06/2011

Tre mondi, tre storie, tre ritratti urbani

Tre mondi, tre storie, tre ritratti urbani

La misoginia del tappezziere, il sassofonista, e quel tipo di ragazze lì, occhi taciturni e occhiaie dispiegate


TRE RITRATTI URBANI

 

La misoginia del tappezziere

Ma più acuta, perché sospetta è la misoginia del tappezziere, decisa dal mestiere.

Il coro delle cucitrici che commenta senza tregua gli insulti e la partenza, chiave omerica

d’ogni confidenza e bisticcio.

Il lavoro che ingrassa con un tormento di sguardi e vocine, s’insacca come una rete gettata a mare, sembra precipitare nello sciopero e, poi, perfidamente, sfiorando il termine, copre il tavolo dei ringraziamenti. Corteggio infinito di mani e cuori affranti, di parole e celie, invisibile motore e senso del cucire.

Vanno, infatti, cucendo la tunica, il velo, l’arazzo: tempo concesso, a sprazzi, dalla vita.

Mentre loro stanno con licenza di dire, simili a parche o sirene, il tappezziere vorrebbe sfuggire al gorgo del disegno, ai metri di stoffa, all’orlo che soffoca.

Cerca una rupe, il tu del solitario, per quel colloquio così simile al precipizio dell’amore..

E invece, l’abbraccio continua, avvinghiante e imprevisto: un grufolare di porci; il passeggio di Elena sugli spalti; la memoria della balia… come una carta senza nomi, precisa, nera di segni, zeppa d’aria che costruisce imperi di sillabe, curve al destino, forse sempre uguale.

 

 

Sassofonista

Sax era un pacchetto di sigarette, più larghe e spesse delle nazionali, un pacchetto rosso con un oblò da cui lo strumento usciva come un gamba, flessuoso, scattante e nudo come una gamba; oppure l’associazione era il fumo?

La nuvola densa, circoscritta della fumata nervosa, sovrappensiero o la nuvola che ti bagna lambendo il viso e la battigia?

Da suonare quasi parlando, parlando e fumando come si faceva un tempo.

È il sax un torrente, ora livido d’acqua ora chiaro di sassi, sulla via che taglia le colline fino al piano. Più bucolico che urbano, per strade ripide che paiono torrenti.

 

 

Quel tipo di ragazze

(15 aprile 2003, mattino, Milano circonvallazione)

hanno occhi taciturni/e occhiaie dispiegate/tappeti d’ombra/la pelle in lutto/di un grigio-ocra/color del vento/belle senza farsi altere/aggrappate alla breve/fissità della tenda/nel sole o nella sera/a passi di rosa/a lunghi giri/di campane/quel tipo di ragazza lì/con gli occhi taciturni/e le occhiaie/una pelle che del fiore/esprime la radice