Mondo Enoico 24/10/2009

Vignaioli in crisi. Alcuni gettano la spugna, altri no

Viaggio nel sud della Puglia, dove la vendemmia appena trascorsa è diventata l'occasione per fotografare una realtà produttiva in cerca di una svolta per il proprio futuro. L'incontro con Angelo Maci, promotore della rinascita con l'Accademia dell'alberello


E' ormai giunta al termine la vendemmia salentina, cominciata poco prima della metà di agosto con le uve a bacca bianca, e conclusa con i principali vitigni rossi come Primitivo e Negroamaro.

I primi timidi bilanci che si possono fare per ora purtroppo non sono dei migliori, le difficili condizioni climatiche dei mesi di giugno e luglio hanno indubbiamente compromesso gran parte della produzione, tanto che alcuni produttori hanno raccolto fino al 50% in meno rispetto allo scorso anno, che bisogna però precisare è stato singolarmente abbondante. Le produzioni pugliesi 2009 rivelano quindi mediamente circa un 30% in meno rispetto all’annata 2008.

La scarsa quantità è però positivamente compensata da i buoni livelli di qualità riscontrati nelle uve destinate a prodotti di alta gamma. In relazione ai prodotti top le analisi parlano di gradazioni alcoliche che oscillano dai 13,5 ai 14 gradi, acidità chi si aggirano intorno agli 8 g/l con fermentazione malolattica ancora da svolgere e pH su valori di 3,4-3,5.

Certo, inutile negare che la bassissima produzione rimane comunque un problema per gli agricoltori salentini, che si trovano ad affrontare una situazione difficile frutto di un aumento dei costi produttivi accompagnato da un calo del prezzo dell’uva. Circostanze critiche che portano molti piccoli agricoltori a gettare la spugna, estirpando il vigneto e cercando di cedere il fondo per poter monetizzare gli sforzi fatti fino ad ora. L’espianto dei vigneti, però, comporta una perdita di tradizionalità e di patrimonio culturale che non fa bene nè all’agricoltura pugliese né all’Italia, la quale si trova a fare i conti con la scomparsa di un pezzo della sua storia agricola.

Questa diffusa tendenza dei contadini ad eliminare i vigneti ad “alberello pugliese” per passare ad un sistema di allevamento a spalliera o addirittura all’estirpo totale è indubbiamente una circostanza che colpisce e forse quella che personalmente mi ha più colpito durante il mio viaggio alla scoperta del Salento e della sua cultura vitivinicola.

Si sta davvero assistendo ad un abbandono progressivo delle antiche e solide tradizioni al fine di introdurre tecniche di modernizzazione e meccanizzazione del sistema vigneto che permettono ai piccoli agricoltori di poter usufruire dei finanziamenti della Comunità Europea a tale opere destinati.


Controcorrente e molto nobile è l’iniziativa intrapresa da Angelo Maci, presidente delle Cantine Due Palme di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, una delle realtà più importanti della Puglia, nonché presidente del Consorzio di tutela della Doc Salice Salentino.

Preso atto del triste dato secondo il quale dei 2200 ettari piantati ad alberello pugliese oggi ne sono rimasti solo 500, il presidente Maci si è messo a capo di un bellissimo e lodevole progetto per la tutela e la salvaguardia dell’alberello pugliese. Proprio nel momento in cui la Ocm vino 2001/2006 ha finanziato il reimpianto di nuovi vigneti solo a spalliera, ecco che le Cantine Due Palme cercano di tutelare, salvaguardare e incoraggiare il tradizionale impianto con un contributo annuale di 250 euro per ettaro da corrispondere al viticoltore come incentivo per la conservazione del patrimonio paesaggistico.

Non solo, Angelo Maci ha altresì creato l’Accademia dell’alberello pugliese, accademia che annovera tra i suoi sostenitori nomi illustri quali quelli del prof. Antonio Calò (Docente della Sezione Sperimentale della Viticoltura di Conegliano Veneto, nonché Presidente nazionale del Comitato Vini Doc presso il Ministero dell’Agricoltura), Mario Fregoni (professore ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Master in Scienze dell’analisi sensoriale), Prof. Cannella (Professore all’Università La Sapienza di Roma), Prof. Morgante (Professore all’Università degli studi di Udine) e Prof. Vittorio Marzi (Presidente dell’Accademia dei Georgofili Sez. Sud/Est ed ordinario presso l’Università degli Studi di Bari).

Queste, intanto, le considerazione del presidente Maci sull’annata 2009 e sulle prospettive per il vino salentino: «L’annata 2009 ha visto una vendemmia che possiamo definire sufficiente: a metà strada tra punti di eccellenza e punti di media criticità. Il prodotto di qualità lo ha avuto il viticoltore che è stato attento e fortunato nel periodo di tempo dal 20 giugno al 6 luglio (giorni di intemperie con piogge quotidiane), quindi colui che si è coperto con prodotti sistemici proprio alla fine di giugno. Per quanto riguarda poi il mercato del vino salentino - prosegue il Presidente - si posso descrivere due tipologie di mercato: quello del vino sfuso che ha subito una brusca frenata (30% in più di giacenze) e quello del prodotto imbottigliato che non risente di particolari problemi e continua a mantenere un buon interesse da parte dei diversi buyer di diversi paesi (12% in più rispetto all’anno scorso)".

"Per quanto riguarda il futuro - ha aggiunto Maci - ci auguriamo una ripresa perché in Salento si è verificata una produzione inferiore del 50% a causa di una minore cacciata delle piante per problemi fitosantari e per abbandono dei vigneti. I viticoltori, infatti, sono al momento molto scoraggiati dalla situazione di mercato e dalle avversità metereologiche»"

di Enrico Rana