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Viticoltura in retromarcia: serve biodiversità per combattere i cambiamenti climatici

Secondo una ricerca francese, per preservare il vantaggio competitivo dell’Unione europea nel settore vinicolo in un panorama dominato dal cambiamento climatico e da una concorrenza in crescita, è necessario offrire prodotti diversificati e di migliore qualità

14 settembre 2017 | C. S.

La reputazione dei vini europei dipende principalmente dalla scelta delle migliori varietà, in base al gusto e al “terroir” in cui vengono coltivate le viti. In tale scenario, però, sono emerse nuove sfide: la presenza di un mercato sempre più globalizzato e caratterizzato dal cambiamento climatico e dai bisogni mutevoli dei consumatori richiede strumenti di supporto mirati per il settore di riferimento.

“Di recente abbiamo assistito a una nuova diversificazione promossa dai produttori di strategie basate su vigneti biologici o biodinamici,” afferma la dott.ssa Anne- Françoise Adam-Blondon, direttore di ricerca presso l’INRA, in Francia. “Tale condizione richiede nuove varietà la cui resistenza alle malattie riduce il ricorso ai pesticidi, preservando nel contempo la tipicità e il valore del prodotto finale. Finora questi risultati sono stati ottenuti tramite prove ed errori in processi di sperimentazione a lungo termine.”

Con l’avvio del progetto INNOVINE (Combining innovation in vineyard management and genetic diversity for a sustainable European viticulture), la dott.ssa Adam-Blondon e il suo team si sono prefissati un duplice obiettivo: fornire ai soggetti interessati strumenti in grado di aiutarli a comprendere meglio gli effetti del cambiamento climatico e di guidarli nel relativo processo di selezione, nonché di sviluppare un “portafoglio” di geni di resistenza per una produzione più rapida ed efficiente di nuove varietà.

“L’iniziativa mirava ad adottare approcci a breve, medio e lungo termine finalizzati alla creazione di sistemi di viticoltura innovativi, alla progettazione e alla prova di nuove pratiche agronomiche e di sistemi di supporto decisionale e allo sfruttamento della diversità genetica delle viti al fine di promuovere il progresso verso una viticoltura di tipo sostenibile,” spiega la prof.ssa Adam-Blondon.

Tra l’altro, l’iniziativa ha sviluppato due modelli in grado di simulare e prevedere l’impatto delle pratiche viticole e di varie fonti di stress abiotico sulla fisiologia e sulla composizione delle bacche delle viti in varie condizioni climatiche. Sono stati testati e convalidati numerosi strumenti di fenotipizzazione non distruttiva, sono state testate e integrate negli strumenti progettuali varie strategie adattative, è stata monitorata la resistenza alle malattie di banche di germoplasmi non caratterizzati e sono stati infine migliorati gli attuali modelli di malattie.

“Nel complesso, l’iniziativa INNOVINE offre una serie di strumenti e conoscenze complementari e diversificati che garantiranno un controllo delle malattie più rispettoso dell’ambiente: livello di resistenza delle varietà tolleranti in condizioni di campo, strategie tese alla riduzione del numero di trattamenti chimici, nonché miglioramento del monitoraggio dei sistemi DSS,” afferma la prof.ssa Adam-Blondon.

I vantaggi dell’iniziativa: dalla realtà del laboratorio al campo

I risultati dell’iniziativa INNOVINE offriranno benefici non solo agli agricoltori, ma anche agli scienziati e ai consulenti/fornitori di servizi tecnici. La prof.ssa Adam-Blondon prevede che gli agricoltori potranno beneficiare di una riduzione significativa dell’uso di pesticidi, che contribuirà alla nascita di aziende agricole più sostenibili. I ricercatori, d’altro canto, potrebbero godere dei vantaggi offerti dalla vastità di conoscenze generate dal progetto e da collegamenti strategici tra le comunità scientifiche.

“Il progetto ha anche portato l’attenzione su due importanti argomenti sui quali si concentreranno servizi di divulgazione, consulenze tecniche e forniture di servizi: la nascita di un settore vitivinicolo monitorato potenziato e ad alto rendimento e la diversificazione delle varietà utilizzate,” afferma la prof.ssa Adam-Blondon. “I risultati economici e ambientali più significativi sono stati ottenuti grazie all’utilizzo di nuove varietà (resistenti alle malattie e in grado di garantire raccolti migliori in un dato ambiente). Tuttavia, per poter sfruttare questo potenziale, è necessario avviare una fase di potenziamento dei sistemi vitivinicoli.”

Nel prossimo futuro, la prof.ssa Adam-Blondon prevede di utilizzare alcune abilità, conoscenze e strumenti sviluppati nell’ambito del progetto per occuparsi delle malattie del legno, considerate dalla comunità di viti.

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