L'arca olearia

La concimazione fogliare dell’olivo: sistematica, di integrazione, di soccorso

Si sono diffusi molti miti e false credenze a proposito di fertilizzazione fogliare dell’oliveto. Esistono varie possibilità e proposte a seconda del modello gestionale aziendale

10 maggio 2008 | Alberto Grimelli

L’olivo ha necessità di concimazioni costanti e adeguate per produrre con costanza e abbondanza.
Tra i veri metodi e modelli di concimazione possibili vi è anche la fertilizzazione fogliare che è uno dei trattamenti olivo più utilizzati.

Questa tecnica sfrutta la capacità delle foglie di assorbire rapidamente i macro e micro elementi che vengono veicolati sulla loro superficie in soluzione acquosa.
Il meccanismo mediante il quale gli elementi nutritivi sono assorbiti dalle foglie è la penetrazione della cuticola prodotta dalle cellule dell’epidermide fogliare. Il passaggio degli ioni avviene per diffusione attraverso i pori cuticolari di diametro molto piccolo (1nm), pertanto il passaggio è favorito per le molecole di dimensioni limitate. Nonostante le cellule guardia degli stomi costituiscano un’altra via di penetrazione, preferenziale per molecole di maggiori dimensioni (per es. Fe-EDTA), si ritiene che questa via di assorbimento sia trascurabile rispetto a quella attraverso i pori cuticolari
Nell’olivo in particolare l’assorbimento avviene particolarmente dalla pagina inferiore, mentre è limitato dalla pagina superiore, rivestita di una cuticola che la protegge ma che è anche un fattore limitante.

In olivicoltura la concimazione fogliare si può applicare secondo diversi modelli e visioni.

La concimazione sistematica
Spesso questo sistema prevede la fertilizzazione fogliare come unico sistema di concimazione dell’olivo.
I sostenitori di tale tecnica sostengono che si aumenta l’efficacia delle unità fertilizzanti, riducendo gli sprechi e di fatto annullando l’azione di mediatore del suolo.
Di contrario, però, se non supportata da adeguata gestione del terreno, volta a favorire l’accumulo di sostanza organica, tale tecnica può portare, nel lungo periodo, a una perdita di fertilità del suolo che, destrutturandosi, riterrà meno acqua e, più in generale, sarà meno ospitale per le piante.

La concimazione fogliare viene normalmente operata in questo caso con concimi multinutritivi (NPK + micronutrienti) a rapido assorbimento e bassa concentrazione.

Le concentrazioni delle soluzioni da distribuire alla chioma non possono essere molto elevate per evitare problemi di fitotossicità e da sperimentazioni condotte su drupacee risulterebbe che non è possibile soddisfare, con ogni somministrazione, più del 5-6% delle richieste annuali di azoto e potassio.
Pertanto risultano necessari almeno 6-8 trattamenti olivo fogliari per garantire il soddisfacimento delle esigenze dell’olivo.

E’ necessario infine ricordare che alcuni elementi sono più mobili di altri all’interno della pianta e che, quindi, si potrebbero creare le condizioni per uno scarso accumulo di riserve nutritive nelle radici che, specie al risveglio vegetativo, possono generare scompensi se gli interventi di fertilizzazione fogliare non fossero sufficientemente tempestivi.

La concimazione di integrazione
Rappresenta probabilmente il sistema più diffuso e consiste nell’integrare la normale concimazione al suolo con quella fogliare, che agisce come supporto in alcune particolari fasi fenologiche.

Un tipico esempio di concimazione fogliare di integrazione consiste in un trattamento di urea (a basso contenuto di biureto) pre o post-fioritura. Poco prima dell’indurimento del nocciolo può risultare vantaggioso un trattamento con nitro-fosfo-potassico ed durante la fase di inolizione del frutto si può proseguire con un fosfo-potassico.

Il vantaggio di tale tecnica è evidente. Distribuendo infatti degli elementi nutritivi “a pronto effetto” in fasi critiche dello sviluppo e della produzione della pianta si possono evitare stress all’albero e favorire il normale svolgimento dei processi metabolici.
Un corretto uso della concimazione fogliare di integrazione può quindi incrementare le produzioni e minimizzare l’alternanza di produzione, dovuta ad una minore competizione tra gli organi vegetativi e riproduttivi della pianta per gli elementi nutritivi.

Concimazione di soccorso
Usualmente tale tecnica è utilizzata in caso di manifestarsi di una carenza di nutrienti della pianta e in particolare di micronutrienti.
Tale pratica, anche in virtù del costo non irrisorio dei formulati di micronutrienti, è consigliabile solo allorquando la carenza sia manifesta e venga diagnosticata da un tecnico o attraverso un sopralluogo in campo o, ancor meglio, da un’analisi fogliare.

Tra le concimazioni fogliari più in voga, specie in questo periodo dell’anno, vi è la concimazione con boro che aumenterebbe l’allegagione.
Se è vero che questo microelemento ha un effetto sul metabolismo riproduttivo, è anche vero che normalmente i terreni italiani sono ben dotati di questo elemento e solo raramente si notano carenze. E’ anche bene sottolineare che un surplus di boro in fase di piena fioritura, specie se effettuato a dosi abbondanti, può rivelarsi controproducente, avendo l’elemento, ad elevate concentrazioni, un effetto cascolante.

Un accenno meritano anche i biostimolanti, rappresentati principalmente da estratti di alghe ed acidi umici. La loro funzione sarebbe quella di sinergizzare il potenziale produttivo di una pianta stimolando le difese nei confronti di fenomeni biotici ed abiotici.
Essendo questi prodotti costituiti da aminoacidi, peptidi, acidi umici ed altre molecole organiche, comunque già difficilmente assorbibili per via fogliari a causa del loro elevato peso molecolare, che possono avere molteplici effetti metabolici, il loro impiego è consigliato o consigliabile solo dopo consulenza di tecnici che conoscano approfonditamente la fisiologia della pianta di olivo.

In generale possiamo affermare che i prodotti per la concimazione fogliare di soccorso, essendo fertilizzanti ad elevato valore aggiunto, sono anche quelli dove si concentra maggiormente la comunicazione delle ditte commerciali anche attraverso messaggi e spot non sempre trasparenti o facilmente leggibili, ragion per cui occorre cautela nel loro utilizzo, non solo in virtù della spesa necessaria ma anche dei possibili effetti, non necessariamente positivi, sull’olivo.

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