L'arca olearia 28/02/2004

POTATURA DELL'OLIVO, ISTRUZIONI PER L'USO

Rappresenta una pratica agronomica faticosa e anche molto dispendiosa. Può incidere fino al 30 per cento del costo di produzione. Ma è un'operazione a cui non si può rinunciare. Indicazioni, consigli e alcune riflessioni al riguardo da parte del professor Gucci, dell’Università di Pisa


La potatura dell’olivo risponde a specifiche esigenze di natura agronomica ed ha precise finalità:
- conferire e mantenere la forma di allevamento scelta
- equilibrare apparato aereo e radicale per sfruttare il potenziale di sviluppo della pianta e ottenere la massima produzione
- permettere la circolazione dell’aria e una buona illuminazione all’interno della chioma.

Ciascuno di questi obiettivi ha ripercussioni dirette o indirette sulla fisiologia della pianta. In particolare, intervenendo sulla chioma, asportando rami e germogli, andiamo a modificare gli equilibri ormonali. È proprio lo stato ormonale della pianta, ovvero il rapporto che si instaura fra auxine, citochinine e giberelline, che influisce sui vari stadi fenologici, tra cui induzione e differenziazione a fiore, crescita dei germogli e dell’apparato radicale.
Tuttavia anche fattori esogeni, esterni al metabolismo della pianta, possono avere notevole influenza. Uno stato fitosanitario precario, con conseguente indebolimento, riduce vigoria, potenziale vegetativo e quindi anche produttivo. Mantenere, attraverso opportuni interventi di taglio, una buona areazione ed illuminazione significa prevenire l’insorgenza di alcuni patogeni, come i funghi.
Una buona illuminazione della chioma ha anche un’influenza diretta sul metabolismo, in quanto favorisce la massima efficienza fotosintetica e la formazione di enzimi che promuovono la sintesi dei carboidrati, la loro traslocazione ed utilizzo per la crescita e la produzione.

Quindi una prima regola per una corretta potatura è essere consapevoli delle ripercussioni metaboliche e fisiologiche a seguito degli interventi che si intendono eseguire.

Naturalmente è necessario considerare non solo la localizzazione dei tagli, in funzione delle finalità sopra citate, ma anche l’intensità di potatura.
Dallo stato complessivo della pianta e dalle sue condizioni vegeto produttive si deve trarre l’indicazione della massa complessiva di fronda che si vuole asportare.
Convenzionalmente si indica che sotto al 20% di chioma asportata si parla di interventi leggeri, tra 20% e 35% medi, sopra il 35% pesanti o severi.
Una potatura leggera predispone a una fruttificazione abbondante e a un rigoglio vegetativo contenuto, se ne consiglia l’adozione in particolare durante la fase di allevamento e negli anni di scarica. La potatura severa, viceversa, induce l’emissione di germogli ed è da attuarsi in caso di ricostituzione o ringiovanimento.

E l’estetica?
Fino ad ora ho solo espresso alcune considerazioni e consigli per oliveti vocati alla massima produttività, in cui l’estetica della pianta viene considerata del tutto marginale.
Ma non sempre dobbiamo necessariamente considerare la bellezza e l’armonia come secondarie, da tenere in poca o nulla considerazione. Sempre più infatti l’oliveto assume valenze paesaggistiche ed ambientali non trascurabili, rappresentando un valore aggiunto per attività extragricole, quale il turismo rurale.
In questo caso la potatura deve quindi modellare la chioma della pianta, rendendola piacevole agli occhi, una scultura verde. I tempi di lavoro e la produzione diventano parametri secondari.

Il ruolo del potino
Rappresenta una figura professionale altamente specializzata, per competenze ed esperienze, sebbene queste due qualità non si riscontrino talvolta nella stessa persona. Sono infatti moltissime le persone anziane che svolgono questa attività affidandosi unicamente alla propria abilità pratica maturata nel tempo, seguendo indicazioni acquisite a corsi svolti negli anni cinquanta e sessanta.
La potatura, così come concepita in quegli anni, era di tipo marginale. L’olivo non era quasi mai la coltura principale, che invece doveva ricevere tutte le cure e la luce di cui aveva bisogno. Necessarie quindi potature molto severe che comportano drastici tagli e la spogliazione della pianta fino a farne vedere lo scheletro. Tale tecnica tuttavia presenta numerosi svantaggi: scarsa o nulla produzione nell’anno di pota e accentuazione del fenomeno dell’alternanza sono solo i più evidenti.
Duttilità, sensibilità, ricettività rispetto alle indicazioni dell’olivicoltore committente, velocità nell’esecuzione degli interventi sono le doti principali per il potino contemporaneo che dovrebbe recepire le indicazioni del proprietario, o del suo tecnico di fiducia, e adattarle, di volta in volta, perché ciascuna pianta è diversa dalla precedente, allo stato vegeto-produttivo dell’olivo su cui intendono operare.
Purtroppo, sebbene molto richiesti, questo tipo di manodopera specializzata, come molte altre figure artigiane, è molto difficile da reperire.

Per approfondire l’argomento e fornire preziose indicazione indicazioni ai nostri lettori abbiamo interpellato il Prof. Riccardo Gucci, docente di olivicoltura presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa. Il Prof. Gucci è anche coautore, insieme con il Dott. Claudio Cantini (Ivalsa-Cnr), di un testo tecnico espressamente dedicato a questa materia, intitolato “Potatura e forme di allevamento dell’olivo”, di cui forniamo gli estremi in calce all’intervista.

- Sulla base dei vari modelli di olivicoltura (hobby, paesaggistico-ambientale, produttivo…) esistono differenze negli interventi di potatura in funzione del diverso approccio alla pianta e del risultato che si vuole ottenere. Ci sono tuttavia dei principi e delle regole valevoli sempre? Quali?
Le regole generali sono di adeguare la potatura in funzione dell'età dell'albero (più leggera su alberi giovani, più severa su quelli vecchi), di iniziare dall'alto e procedere verso il basso della chioma, e di effettuare i tagli grossi prima di quelli piccoli.
- Dopo gelate o eventi calamitosi può accadere che, dopo una potatura di ricostituzione, la fronda presenti caratteri giovanili, “di selvatico” (alto numero di succhioni, foglie piccole e coriacee, legno particolarmente duro…). Si tratta di rami improduttivi ed antiestetici. Come consiglia di intervenire in questi casi?
Bisogna distinguere se il carattere selvatico é legato al germogliamento di gemme ed emissione di rami al di sotto del punto di innesto (caso che non riguarda le piante prodotte per talea) oppure a rami della varietà coltivata. Nel primo caso i nuovi rami hanno le caratteristiche genetiche dell'incrocio naturale che ha prodotto il seme da cui é nata la pianta portinnesto, e vanno rimossi. Nel secondo caso bisogna, invece, limitare i tagli di diradamento (soprattutto se per fini estetici) nel primo e secondo anno e far sì che si ricostituisca una nuova chioma in equilibrio con l'apparato radicale, diradando i rami in modo più marcato a partire dal terzo anno dal taglio di ricostituzione.
- In alcuni impianti a monocono, anche in Italia, stanno utilizzando, usualmente una volta ogni tre anni, la potatura meccanica a mezzo di barre falcianti. Pare un metodo conveniente dal punto di vista economico, ma presenta alcuni svantaggi. Quali?
La potatura meccanica con barre falcianti soddisfa un unico obiettivo di potatura dell'olivo: la riduzione del volume della chioma. Altera, invece, profondamente l'equilibrio vegeto-riproduttivo della chioma in quanto effettua tutti tagli di cimatura piuttosto che di eliminazione e può produrre rotture di branche e rami e lacerazioni della corteccia. Tale tecnica può essere utilizzata in oliveti molto vasti mediante turnazioni appropriate in combinazione con la potatura manuale e la non potatura, va cioè inserita in una strategia di potatura da valutare a livello aziendale.



Riccardo Gucci, Claudio Cantini
Potatura e forme di allevamento dell’olivo
Edizioni Edagricole
Pag. 174
Prezzo € 30,47

Sommario: Prefazione - Introduzione - Basi fisiologiche della potatura dell’olivo - La potatura dell’olivo - La potatura di allevamento - La potatura di produzione - La potatura di ricostituzione - Criteri per la scelta della forma di allevamento - Descrizione delle moderne forme di allevamento - Confronto tra forme di allevamento - Conclusioni - Riferimenti bibliografici - Glossario - Indice analitico.

di Alberto Grimelli