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E’ Meknès la capitale dell’olio nel Nord Africa
Centro propulsore è l’Agro-pôle Olivier, nella figura del suo direttore Noureddine Ouazzani. Il Marocco punta così ai mercati Usa e Ue, con qualità a prezzi competitivi. E visto che l’Italia è assente - a parte le aziende di macchinari per l’estrazione - ci pensano Spagna e Francia a investire
12 dicembre 2009 | Luigi Caricato

In ottobre câè stato in Marocco un evento di grande importanza per il settore dellâolio di oliva. La città Meknes per tre giorni ha ospitato le Journées Méditerranéennes de lâOlivier, una manifestazione di grande spessore che ha visto come protagonista il direttore dellâAgro-pôle Olivier Noureddine Ouazzani. Un nome che offre una sicura garanzia per il futuro dellâolio marocchino e del comparto produttivo. 
Ouazzani ha avuto diverse occasioni di presentare anche in Italia i grandi progressi che il suo Paese sta compiendo di anno in anno nel qualificare sempre più il settore olivicolo e oleario. Il suo apporto sul piano tecnico, operativo e anche strettamente intellettuale è notevole oltre che fondamentale. 
Sono gli uomini in molte occasioni a fare la differenza. Un Paese va avanti se ha gli uomini giusti e Nourredine Ouazzani è tra questi. Con lui câè anche un sistema Paese che si sta impegnado a fondo, perché ha voglia di intraprendere e di operare al meglio.

Non dimentichiamo che il Marocco ha un membro importante allâinterno del Consiglio oleicolo internazionale. Una figura di primo piano che risponde al nome di Mohamed Ouhmad Sbitri. Non una figura tra le tante, visto che ricopre il ruolo di direttore esecutivo del Coi, una carica determinante. Infatti, non a caso, durante il suo intervento pronunciato nel corso dellâinaugurazione delle Giornate olivicole, Sbitri ha evidenziato il ruolo sempre più propositivo e centrale che sta via via assumendo, anno dopo anno, lâolivicoltura marocchina sul fronte degli scenari internazionali. 

I risultati sono sorprendenti e sul Marocco bisognerà scommetere un avanzamento considerevole. Cresce lâexport verso lâUnione europea, con incremento dellâ8%, ma avanza sempre più quello destinato agli Stati Uniti dâAmerica, che cresce del 13% in più anche in relazione agli importanti accordi di libero scambio siglati tra i due Paesi. Insomma, câè da aspettarsi il grande salto in avanti del Marocco nellâambito del Nord Africa, ma anche su altri fronti. Eâ un Paese che ci crede e sta investendo moltissimo. Un Paese che ha voglia di imparare e di agire, con determinazione.
Per loro lâolivicoltura diventa perno centrale e punto di forza dellâintera economia agricola. E lo dimostra il grande impegno profuso nella quarta edizione delle Giornate olivicole dello scorso ottobre. Al centro del dibattito le parole dâordine erano qualité, certification, appellation dâorigine, marketing, environnement (ambiente) et energie. Temi centrali anche da noi, solo che in terra marocchina acquisiscono una dimensione più battagliera, considerando che per affrontare tali tematiche si è aperto lo sguardo a contributi internazionali. Contributi di cui daremo notizia e approfondimento a partire da gennaio, con uno speciale dedicato ai vari interventi. 
 

Insieme con lâAgro-pôle Olivier, di cui è appunto direttore Noureddine Ouazzani, hanno contribuito significativamente alla riuscita dellâiniziativa anche lâUniversità internationale dellâAndalusia, a testimonianza di come la Spagna non voglia affatto perdere unâoccasione così preziosa, puntando così a investire risorse vive in Marocco. Va precisato infatti che nel Maghreb la Spagna, come pure in parte la Francia, riviste un ruolo centrale. Gli imprenditori vengono per investire, solo noi italiani ci curiamo poco delle enormi potenzialità del territorio. A parte lâesempio positivo delle aziende che provvedono a soddisfare lâesigenza di tecnologia. Qui hanno una presenza importante le aziende italiane di macchinari per lâestrazione. Pieralisi è stato infatti partner della tre giorni di Meknes, nella veste di sponsor ufficiale. La Scuola Nazionale dellâagricoltura di Meknes ha chiamato a raccolta ricercatori, operatori, rappresentanti delle Istituzioni, nonché giornalisti, perché a loro sta a cuore approfondire appunto le attività di marketing e le strategie di promozione dellâolio dâoliva di qualità. Qualità, proprio così.
Ouazzani ci fa comprendere le intenzioni del Marocco, e presenta lo scenario interno, con lâolivo che rappresenta la principale coltivazione arborea su una superficie di 680 mila (più del 50% della superficie arborea nazionale) e un ammontare complessivo di 15 milioni di giornate lavorative. La strada verso la modernizzazione è diventata unâurgenza non più procrastibabile: si assiste perciò allâintroduzione di varietà spagnole, con la prospettiva di coltivazioni intensive e di una meccanizzazione spinta riguardo alle operazioni colturali. 
Hanno capito tutto ormai, sono consapevoli di come e quando muoversi, di come attivarsi. "La produzione media nationale si attesta intorno alle 80 mila tonnellate dâolio di oliva e a 100 mila di olive da tavola, ma le potenzialità del territorio sono di gran lunga superiori; ed è ciò a cui si sta puntando", ammette Ouazzani. "La produzione dâolio â aggiunge â contribuisce solo a qualcosa come il 16 %  del deficit del Paese in materia dâolio di oliva".
âLe esportazioni dâolio marocchino rappresentano circa il 2% delle esportazioni mondiali. Il contingente a dazio zero rimane in alcuni anni basso rispetto al volume delle esportazioni. Le nostre opportunità sul mercato europeo sono piuttosto interessanti, ma non quanto quelle che vantiamo sul mercato degli Stati Uniti, dove il potenziale per le importazioni si stima intorno alle 300.000 tonnellate di olio d'oliva, proprio in virtù dellâaccordo di libero scambioâ. Ouazzani crede moltissimo nel suo lavoro, e lo dimostra attraverso la grande passione e professionalità con cui agisce. 
Lâarea di Meknes costituisce senza dubbio un solido punto di riferimento. âNegli ultimi anni â precisa Ouazzani â il settore olio d'oliva ha conseguito traguardi importanti, soprattutto con l'ammodernamento degli impianti. La capacità di lavorazione in frantoio è stimata in 5 mila tonnellate al giorno, di cui 4 mila sono il frutto di 4 o 5 aziende altamente professionali che hanno creduto e investito molto nellâinnovazione tecnologica. Ed è proprio questa nuova sensibilità ad aver contribuito in maniera considerevole a migliorare il profilo qualitativo del prodottoâ.

Il consumo di olio d'oliva pro-capite per abitante in Marocco è piuttosto modesto, essendo inferiore a 1 kg, ma le prospettive future sono buone. Va precisato che ogni anno si importano circa 330 mila tonnellate di olio vegetale per soddisfare uan richiesta di prodotto pari a un valore di circa 2 miliardi di dirham. Il proposito resta quello di spingere gli abitanti a utilizzare lâolio di oliva, ma è anche un problema di capacità di spesa che un poâ ne limita il consumo interno, più che una questione di gusto. In alcuni anni, tra lâaltro, il Marocco ha anche importato dellâolio di oliva per necessità interne.
Le prospettive sono incoraggianti. Esiste un piano dâazione, una ben precisa strategia in tal senso: un Piano olivicolo nazionale, il progetto Olea Capital con il Programma nazionale di sviluppo, nonché una serie di programmi regionali e il Marocco Green Plan. âIn previsione â precisa il direttore Ouazzani â si prospetta uno sviluppo che si può ragionevolmente quantificare in 5 milioni di ettari coltivabiliâ. 
Meknes è una città assolutamente da visitare, come pure le vicine città di Fes e lâantica Volubilis, ma non solo: è tutto il Marocco un Paese da scoprire. Mekens si può a buon diritto definire la capitale morale dellâolio di oliva nel Sud del Mediterraneo, senza nulla togliere ad altri luoghi altrettanto importanti. Meknes non è un caso che abbia proprio il riferimento allâoliva il suo nome, che significa appunto oliva. 

Con Meknes elevata al ruolo di capitale dellâolio, si può ben sperare in un futuro favorevole per tutto il Paese, forti anche dellâapporto prezioso e generoso di un direttore di una Scuola agraria prestigiosa. Noureddine Ouazzani ci crede, lo ha diomostrato non soltanto in questa occasione; e chissà che in futuro lâItalia non si accorga di questa grande risorsa châè lâolivicoltura marocchina?
Non sarebbe forse il caso di essere presenti in maniera più organica e strutturata? Apportando magari il proprio know how, come per esempio stanno dimostrando di fare egregiamente gli spagnoli? 
Italia, se ci sei batti un colpo
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