Mondo
Stop agli oliveti superintensivi in Portogallo
La mancanza di acqua sta facendo valutare un blocco della piantumazione di nuovi oliveti superintensivi nelle regioni dell’Alentejo e dell'Algarve dove si prevede una riduzione drastica della produzione di olio
30 maggio 2023 | T N
Il provvedimento di legge che vieta la piantumazione di nuove colture con alti fabbisogni irrigui con cui nelle regioni dove la siccità sta colpendo più duramente, come l’Alentejo e l'Algarve, non è ancora stato emanato ma sembra solo una questione di tempo.
Il Portogallo si appresta allo stop dei nuovi oliveti superintensivi, ma anche di mirtilli e avocado, poiché si tratta di colture che richiedono “un uso eccessivo di acqua” secondo quanto dichiarato dal ministero dell’agricoltura portoghese al quotidiano “Público”.
All'inizio del mese di maggio il governo portoghese aveva già dichiarato lo stato di siccità severa o estrema per il 40% del territorio nazionale. In particolare, appunto, l'Alentejo meridionale e l'Algarve orientale.
"Senz'acqua non c'è olio", aveva titolato il quotidiano “Público”, in un servizio in cui gli olivicoltori portoghesi, guardando anche a quanto già avviene nella vicina Spagna, prevedono una riduzione drastica della produzione di olio per quest'anno e per gli anni successivi.
In Portogallo, i più grandi oliveti si trovano in Alentejo, che concentra oltre il 50% degli uliveti portoghesi e oltre il 70% della produzione di olio d'oliva. Gli oliveti irrigui intensivi e superintensivi oggi occupano il 63,8% della superficie olivetata, di cui il 32,2% sono intensivi e il 31,6% superintensivi.
Negli ultimi 10 anni, il paese ha raddoppiato la sua produzione senza aumentare la superficie coltivata, come risultato del rinnovo degli oliveti, diventati in larga parte superintensivi di Arbequina e Arbosana.
Non è la prima volta che il Portogallo si trova ad affrontare una crisi olivicola dovuta all’intensificazione colturale. Già nel 2020 proprio l’area dell’ Alentejo soffrì colpi di calore e siccità, con la produzione che si abbassò dalle 160 mila tonnellate dell’anno precedente a 100 mila tonnellate.
Una situazione che si sta ripetendo anche nel 2023, mettendo in crisi l’economia dell’intera regione.
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