Le quotazioni dell’export olivicolo risentono del calo della domanda in alcuni Paesi

Il record del massimo valore all’export, registrato nel gennaio 2018, non è lontano ma il calo delle importazioni in Australia, Russia, Canada e Brasile condiziona il mercato
Gli scambi di olio d'oliva e di olio di sansa d'oliva negli otto principali Paesi consumatori nella campagna 2021/22 (ottobre 2021-luglio 2022) indicano che le importazioni sono diminuite del 18% in Australia, del 17% in Russia, del 12% in Canada e del 10% in Brasile rispetto allo stesso periodo della campagna precedente.
Le importazioni sono aumentate del 4% in Giappone e del 5% negli Stati Uniti. Le importazioni sono rimaste stabili in Cina, secondo i dati Coi.
Nei primi nove mesi dell'annata agraria 2021/22, le acquisizioni intra-UE sono diminuite dell'1% e le importazioni extra-UE dell'11% rispetto allo stesso periodo.
Per quanto riguarda le esportazioni dall'UE, a giugno della campagna 2021/2022 il valore unitario si è attestato a 463,90 euro per 100 kg (+15,4% rispetto alla campagna precedente e -0,2% rispetto al mese precedente).
Questa cifra è ancora inferiore di 29,40 euro rispetto al picco di gennaio 2018 (493,30 euro).