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Crescono le importazioni spagnole di olio di oliva

Il “Product of Spain” vale 58 centesimi. La Spagna segue l’esempio italiano, importando da Tunisia e Portogallo ed esportando negli Stati Uniti, Giappone e Cina
16 novembre 2022 | C. S.
Nel 2021 la Spagna ha esportato oli e grassi per un valore di 5.358 milioni di euro, di cui 3.276 milioni di euro di olio d'oliva, con una crescita del 15% rispetto all'anno precedente, secondo i dati del Ministero dell'agricoltura iberico.
Nel periodo 2017-2021 il valore delle esportazioni di olio d'oliva è diminuito fino al 2020 e aumentato nel 2021, il che rappresenta una riduzione del valore del 10,8% nel periodo.
Nel 2021, il valore delle esportazioni si è attestato a 3.276,43 milioni di euro, il 15,4% in più rispetto all'anno precedente, mentre il volume delle esportazioni è diminuito del 6,2% rispetto al 2020. Anche se questa riduzione del volume delle esportazioni non si è riflessa sul valore delle stesse a causa dell'aumento dei prezzi medi, passati da 2,51 €/kg nel 2020 a 3,09 €/kg nell'ultimo anno.
La Spagna ha esportato un totale di 1.061.000 tonnellate nel corso di quest'anno, mentre ha importato un totale di 188.195 tonnellate. In termini di origine delle importazioni globali di oli e grassi, il Portogallo e la Tunisia hanno consolidato la loro posizione come i due maggiori fornitori di olio d'oliva importato dalla Spagna.
Da parte sua, il valore delle importazioni è aumentato nel periodo 2017-2021 del 38,4%, sebbene sia diminuito dell'1,1% nell'ultimo anno.
L'analisi dei prezzi medi di esportazione e importazione dell'olio d'oliva riflette molto bene l'importanza di questi flussi commerciali per il funzionamento del settore dell'imbottigliamento e della commercializzazione in Spagna. In media, negli ultimi anni, l'olio d'oliva importato è costato circa 0,50 centesimi di euro in meno rispetto al valore medio delle esportazioni. Nel 2021, questo differenziale era di 0,58 centesimi di euro al litro.
Il 53,3% delle esportazioni è destinato ai Paesi dell'UE-27, soprattutto all'Italia, seguita da Portogallo e Francia. Per quanto riguarda i Paesi terzi, i principali acquirenti sono Stati Uniti, Giappone e Cina.
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