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Post Covid riprendono i consumi mondiali di vino

Il commercio elettronico ha permesso di reggere l'urto della pandemia ma il 2022 sarà un anno turbolento. Rallentamenti nella catena di approvvigionamento globale e interruzioni degli scambi commerciali Ue-Russia saranno una sfida
13 maggio 2022 | C. S.
Dopo la crisi sanitaria del 2020, il 2021 ha visto una parziale ripresa dei consumi su scala globale secondo l'OIV, accompagnata dall’intensificarsi degli scambi commerciali internazionali, che nel 2021 hanno registrato un record storico in termini sia di volume e che di valore.
Le prospettive per il 2022 appaiono tuttavia incerte a causa delle perturbazioni causate dalla crisi della catena di approvvigionamento mondiale, dalla guerra in Ucraina, dalle varianti del Covid e dal rincaro dei prezzi energetici.
Si stima che la superficie vitata mondiale nel 2021 sia di 7,3 milioni di ettari (Mio ha), di poco inferiore rispetto al 2020.
La produzione mondiale di vino 2021, esclusi succhi e mosti, è stimata in 260 milioni di ettolitri (Mio hl), segnando una contrazione di quasi 3 Mio hl (−1%) rispetto al 2020.
Il consumo mondiale di vino nel 2021 è stimato in 236 Mio hl, in crescita di 2 Mio hl (+0,7%) rispetto al 2020.
Le esportazioni mondiali di vino hanno raggiunto nel 2021 un volume di 111,6 Mio hl, il più alto mai registrato, segnando un aumento del 4% rispetto al 2020. Ancora maggiore è stata la crescita in termini di valore, che ha raggiunto i 34,3 miliardi di euro, con un incremento annuale del 16%.
Prime stime per il 2022 nell’emisfero australe
Nel 2022 si prevede un calo della produzione di vino nell’emisfero sud. Non si tratta necessariamente di una cattiva notizia: tale flessione si spiega con la produzione estremamente alta nel 2021. Per la vendemmia di quest'anno si prevede un ritorno ai livelli medi di lungo periodo. Ad eccezione della Nuova Zelanda e del Sud Africa, per il 2022 si stima un calo della produzione in tutti i principali paesi viticoli dell’emisfero australe.
2021: parziale ripresa dalla pandemia di Covid-19 e impennata delle vendite online
Nel 2021, con la pandemia ancora in corso, il settore vinicolo si è rivelato nel complesso più resistente di altri. A determinare un riscontro positivo è stata anche l’efficace adozione di soluzioni tecnologiche innovative per far fronte alle misure di confinamento, quali il commercio elettronico.
2022: le interruzioni nella catena di approvvigionamento globale, l’invasione dell’Ucraina e la crisi energetica fanno presagire un anno turbolento Nella fase iniziale, la pandemia di Covid-19 ha provocato rallentamenti nella catena di approvvigionamento globale, poiché i produttori si sono visti obbligati a sospendere il lavoro fino all'attuazione delle misure di sicurezza. Le nuove varianti del Covid e la penuria di vaccini, soprattutto in alcuni paesi in via di sviluppo, hanno ostacolato la ripresa della produzione a livello globale, anche laddove economie avanzate come gli USA e l’UE sono tornate a registrare un incremento dei consumi.
La guerra in Ucraina ha causato altri colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento. Lo stesso è accaduto con l’aumento dei casi di Covid in Cina, che ha determinato l’istituzione di lockdown temporanei in alcune parti del paese. La guerra sta inoltre generando una tensione senza precedenti sul mercato energetico globale, che già nel 2021 aveva registrato un rincaro dei prezzi. Le sanzioni imposte alla Russia da parte dell’UE stanno esercitando ulteriore pressione sul mercato.
A ciò si aggiungono le possibili interruzioni degli scambi tra l’UE e la Russia, motivo di preoccupazione soprattutto per l’Italia, la Francia e la Spagna. Va infatti ricordato che nel 2021 la Russia si è collocata al 10° posto fra i paesi importatori di vino (contribuendo al 2% delle importazioni mondiali) e ha rappresentato l’8° mercato di vino per valore delle vendite.
Il 2022 pone il settore di fronte a una nuova sfida, quella di rispondere al nuovo stato di cose. I modelli della catena di approvvigionamento globale dovranno
probabilmente essere rivisti, tenendo conto anche della pressione inflazionistica che graverà sui consumatori.
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