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Troppa burocrazia danneggia l'esportazione di vino italiano in Gran Bretagna

La Gran Bretagna resta il terzo mercato di sbocco del vino Made in Italy ma le spedizioni hanno raggiunto quest’anno il minimo del decennio e non è colpa del Covid
16 aprile 2021 | C. S.
Storico crollo del 36% % delle esportazioni di vino Made in Italy in Gran Bretagna per effetto degli ostacoli burocratici ed amministrativi che frenano gli scambi commerciali dopo la Brexit. E’ quanto emerge dall’analisi del Centro Studi Divulga sulla base dei dati Istat relativi al commercio esterno nel primo mese del 2021, dopo l’uscita dall’Unione Europea.
La Gran Bretagna resta il terzo mercato di sbocco del vino Made in Italy, dopo Stati Uniti e Germania, ma le spedizioni hanno raggiunto quest’anno il minimo del decennio. I dodici (nuovi) vincoli obbligatori solo per esportare il vino nel Regno Unito nel post-Brexit sono solo la punta dell’iceberg di una overdose di burocrazia con la quale le imprese nazionali del settore agroalimentare dovranno dunque fare i conti. La complessa documentazione richiesta per entrare in Gran Bretagna è una delle numerose criticità evidenziate dal primo completo report sull’export nel Regno Unito delle imprese vitivinicole realizzato dal Centro Studi DIVULGA.
Si parte dall’etichettatura: fino al 30 settembre 2022 nessuna modifica, ma successivamente a tale data bisogna cambiare etichetta e indicare nome e indirizzo dell’importatore o imbottigliatore che opera nel Regno Unito. E’ richiesto subito un certificato specifico, incerto invece il Modello VI-1-. Per il vino biologico nel 2022 scatta un certificato di ispezione. E ancora, novità sugli obblighi degli imballaggi, un nuovo codice, informazioni in etichetta che scoraggino l’uso di alcol, registrazione su Banca dati Rex per spedizioni di oltre seimila euro e infine un nuovo regime tariffario (che per il momento salva le produzioni di origine Ue).
Per le imprese si aprono dunque nuove e complesse sfide burocratiche che si rifletteranno su un business che è stato finora particolarmente ricco. Il Regno Unito con un valore delle importazioni di vino e spumanti di 3,7 miliardi è oggi il secondo mercato mondiale per il settore dopo gli Stati Uniti. Nel Paese sono state inviate etichette Made in Italy nel 2020 per 714 milioni di euro di cui 324 milioni sono esportazioni di spumanti, con gli inglesi che sono i principali consumatori mondiali di Prosecco secondo la Coldiretti. Vino e bollicine sono la principale voce di esportazione dell’agroalimentare Made in Italy con oltre un quinto del totale delle spedizioni di prodotti agroalimentari in Gran Bretagna mettendo a segno negli ultimi 10 anni un balzo del 40%.
L’Italia vitivinicola ha conquistato spazi e negli ultimi anni è riuscita a sorpassare in bottiglie vendute nel Regno Unito le produzioni francesi. Per il nostro Paese, dunque, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea apre uno scenario segnato da molte ombre. I nuovi adempimenti, peraltro ancora non perfettamente chiariti, rischiano di frenare i flussi commerciali e di aggravare, con ulteriori costi richiesti dalle nuove procedure, il bilancio del settore vitivinicolo già duramente provato dall’effetto Covid 19.
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