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La Svezia ama i vini bianchi marchigiani

La crescita a doppia cifra del Verdicchio non basta, per agevolare la penetrazione nel mercato è necessario ampliare i disciplinari, prevedendo la possibilità di confezionare in contenitori e chiusure alternativi come i formati bag in box e il tappo a vite

23 maggio 2019 | C. S.

La Svezia è la nuova frontiera del vino bianco italiano e, in particolare del Verdicchio, che, grazie anche ai cambiamenti climatici, sta crescendo a doppia cifra (oltre 20% a volume), ma per sfruttare questa fase favorevole e agevolare la penetrazione nel mercato è necessario ampliare i disciplinari, prevedendo la possibilità di confezionare in contenitori e chiusure alternativi come i formati bag in box e il tappo a vite in linea con le scelte dei consumatori scandinavi e internazionali.

La richiesta è stata avanzata dai vertici dell'Istituto Marchigiano Tutela Vini, il presidente Antonio Centocanti e il direttore enologo Alberto Mazzoni, durante un convegno a Porto San Giorgio organizzato da Assoenologi Marche in collaborazione con Enò che si occupa di biotecnologie in campo enologico, a cui hanno partecipato 85 tra produttori e tecnici vitivinicoli marchigiani e abruzzesi e Mario Meschiari, import manager di Winermarket Nordik di Viva Group, il maggiore importatore di vino in Svezia.

"L'Italia ha il ruolo di paese leader nella vendita del vino in Svezia - ha detto Meschiari -, con circa 56 milion di litri l'anno rappresenta il 28% del mercato, seguita dalla Francia con il 14% e dalla Spagna". Il mercato svedese è caratterizzato da consumi in prevalenza di vino rosso, che ora però stanno registrando una flessione, a vantaggio di bianchi, rosati e spumanti. In questo scenario si colloca il successo crescente del Verdicchio marchigiano. Altro segmento che incontra le preferenze degli scandinavi sono i vini bianchi, rosati e rossi giovani, ottenuti da uve in appassimento.

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