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Anche in Spagna scoppia la guerra dell'olio d'oliva
In Deoleo vince la linea di Pierluigi Tosato contro Rosa María Portela: gli acquisti non passeranno più attraverso le cooperative ma si andrà direttamente da olivicoltori e frantoi. La scommessa di una rivalutazione record del titolo in borsa
08 giugno 2017 | T N
Nelle ultime settimane in Deoleo si è giocata una partita importante che ha visto contrapposti la spagnola Rosa María Portela, fautrice della continuità nelle relazioni con la filiera, e l'italiano Pierluigi Tosato, che invece voleva una rottura degli schemi esistenti per arrivare a sensibili risparmi sui costi.
Alla fine ha vinto l'italiano Pierluigi Tosato che, dopo le dimissioni di Rosa María Portela, assumerà anche la presidenza del gruppo, oltre al ruolo di amministratore delegato.
Ad aver convinto gli azionisti di riferimento, ovvero il gruppo finanziario CVC Partners, la promessa di una sensibile recupero del valore del titolo alla Borsa di Madrid. Pierluigi Tosato riceverà un bonus solo se il titolo, alla fine dell'anno, arriverà a 0,39 euro/azione, contro i 0,17 euro/azione attuali.
Pare evidente, sulla base di tali indicazioni, che la fiducia degli azionisti di CVC Partners in Pierluigi Tosato sia a tempo e legata all'ottenimento di precisi risultati e di un piano di lavoro prefissato, volto al taglio drastico dei costi di produzione, a discapito della filiera olivicola iberica.
L'idea di Tosato, che ha ricevuto il via libera del consiglio di amministrazione, è di approvvigionarsi direttamente da olivicoltori e frantoiani, eliminando così la mediazione delle cooperative che, da sempre in Spagna, sono state il collettore di olio di oliva e il raccordo tra mondo della produzione e industria olearia.
La mossa di Deoleo spacca così un sistema e un'organizzazione della filiera che ha garantito una relativa pace tra gli attori per almeno vent'anni, con il mondo produttivo impegnato sul fronte della razionalizzazione, della riduzione dei costi e dell'aggregazione dell'offerta a tutto beneficio dell'industria olearia impegnata invece nella promozione e commercializzazione.
E' stato il modello che, per anni, l'Italia ha invidiato alla Spagna e che, anche attraverso il finanziamento di grandi centri di stoccaggio tramite il Piano Olivicolo Nazionale, il nostro Paese ha teso a seguire.
Ora tutto viene messo in dubbio dai piani industriali di Deoleo che vuole trattare direttamente con olivicoltori e frantoiani, facendo valere così il suo peso negoziale, cercando di spuntare condizioni molto più favorevoli e così ridurre sensibilmente i suoi costi industriali. Pierluigi Tosato ha quindi individuato nei costi di approvvigionamento il problema dei conti in disordine di Deoleo, al contrario di quanto pensava Manuel Arroyo e la stessa Rosa María Portela che vedevano nello scarso valore aggiunto il motivo dei forti passivi societari.
Le argomentazioni di Tosato hanno convinto gli azionisti e ora spetterà a lui guidare la politica industriale nei prossimi mesi, compresa la delicata fase degli acquisti, con la volontà, presumibilmente, di abbattere le quotazioni, recuperando marginalità e volumi di vendita.
Il nuovo presidente e amministrazione delegato ha però anche un asso nella manica, la possibile vendita di marchi del gruppo per far rapidamente cassa e quindi presentare bilanci in attivo, così da recuperare la fiducia dei mercati e far risalire il prezzo delle azioni.
Ma quali marchi verrebbero messi sul mercato? Secondo i giornali economici spagnoli sarebbero Koipe e Carbonell a essere venduti, mentre, solo qualche settimana fa, si parlava di una possibile cessione di Carapelli. E' possibile che il consiglio di amministrazione di Deoleo stia valutando le manifestazioni d'interesse ufficiose per i marchi Deoleo, così da pianificare la vendita entro l'estate, in tempo per essere contabilizzata nella prossima trimestrale.
La mossa di Deoleo, specie se seguita da altri importati brand industriali, rischia di spaccare la filiera olivicola-oleria iberica, innescando una guerra dell'olio d'oliva sullo stile di quelle vissute in Italia negli ultimi vent'anni.
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