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L'olio di oliva turco entra in Europa dalla porta principale

Nei primi due mesi della nuova campagna olearia Spagna e Italia hanno importato quasi 3000 tonnellate di olio proveniente dalla Turchia, ovvero il 42% dell'export totale del Paese
17 gennaio 2017 | T N
Italia e Spagna aprono le porte all'olio di oliva turco, probabilmente per sopperire alla mancata produzione della Tunisia.
In due mesi, quindi, l'Italia ha importato dalla Turchia 515,8 tonnellate d'olio, la Spagna 2256 tonnellate. E' noto che, attraverso triangolazione con la Spagna, molto olio extracomunitario entra poi in Italia.
Non si può certo parlare di invasione, visti i quantitativi in gioco, quanto piuttosto di una strategia di differenziazione degli acquisti che prevede l'approvvigionamento in mercati a basso prezzo da parte dei principali player dell'Ue. Approvvigionamenti utili anche a tenere basse le quotazioni degli oli europei.
E' infatti noto che la Turchia, insieme proprio con la Tunisia, ha il costo di produzione più basso all'interno del bacino del Mediterraneo, così potendo offrire olio a prezzi molto contenuti.
E' così che, dopo il boom dell'export tunisino dell'anno scorso, potremo fare i conti, già in primavera, con quello dell'olio turco che nei primi due mesi della nuova campagna olearia ha visto una crescita percentuale del 322%, per quasi 23 milioni di dollari (+173%). Il differenziale tra aumento in volume e aumento in valore sta proprio ad indicare che la Turchia sta praticando una politica di bassi prezzi per entrare in nuovi Paesi, come l'Italia e la Spagna.
Tra i nuovi Paesi importatori di olio turco non ci sono gli Stati Uniti che però hanno fatto crescere gli acquisti fino a 1600 tonnellate.
Negli ultimi anni la Turchia ha visto incrementare sensibilmente la propria produzione di olio d'oliva, ormai assestata intorno alle 200 mila tonnellate ma, potenzialmente, pari alla produzione olearia italiana.
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