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No dei produttori spagnoli all'olio di oliva tunisino: favorisce solo gli imbottigliatori

Anche gli olivicoltori iberici ora si scagliano contro la decisione di Bruxelles sulle 35 mila tonnellate duty free di olio d'oliva tunisino che l'Unione europea potrà importare. Secondo i sindacati agricoli mancano le infrastrutture per controllare cosa e quanto entra

04 marzo 2016 | C. S.

Dopo l'Italia ora anche la Spagna inizia a muoversi contro la misura decisa da Bruxelles di far entrare nell'Unione ulteriori 35 mila tonnellate di olio d'oliva, senza dazi, provenienti dalla Tunisia.

La misura, indicata come umanitaria da parte della Commissione, potrebbe danneggiare i produttori iberici secondo la Unión de Uniones de Agricultores y Ganaderos (unione agricoltori e allevatori) poiché l'olio in ingresso avrebbe un prezzo inferiore a quello spagnolo.

Gli spagnoli contestano in nuce la misura della Commissione sostenendo come l'aumento corrisponderebbe a un incremento del 3% delle esportazioni tunisine, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale.

Secondo il sindacato agricolo, come dimostrato da altri esempi recenti per altre derrate alimentari, i reali benefici economici sarebbero appannaggio solo di pochi grandi intermediari e ditte di import/export.

A fronte di benefici dubbi per la Tunisia, il danno sarebbe certo per il mondo produttivo. Il sindacato agricolo iberico infatti denuncia la mancanza di infrastrutture capaci di controllare e quantificare l'olio d'oliva tunisino senza dazio che verrebbe importato in più. Come accaduto nel caso del pomodoro proveniente dal Marocco, dunque, i tassi di importazione reali sarebbero decisamente superiori a quelli programmati, con effetti negativi sull'agricoltura locale.

Secondo il sindacato agricolo, occorrerebbe cancellare la misura e ripensare a nuove strategie di aiuto e di solidarietà per la popolazione tunisina.

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