Mondo
La Turchia vuole prendere la leadership dello scontento nel settore olivicolo
Alla decima edizione della festa dell'olio nuovo di Ayvalık sono stati invitati anche olivicoltori provenienti da Spagna, Giordania e Marocco. Non si può più vendere le olive sottocosto, questo il grido di dolore dei produttori
13 novembre 2014 | T N
La Camera di commercio di Ayvalık, città egea, ha organizzato la decima edizione della festa dell'olio nuovo. In questa località turca la produzione di olio ha radici molto antiche ma solo da poco si organizzano eventi per celebrare il prodotto e riflettere sul comparto.
Perchè la Turchia vuole diventare il secondo produttore mondiale di olio d'oliva, dopo la Spagna, e ha grandi potenzialità ma al momento anche altrettanti problemi.
"Io sono un produttore di olio di oliva di quarta generazione. Stiamo diventando sempre più poveri ogni anno. Negli ultimi sei anni, abbiamo venduto le nostre olive di sotto del costo di produzione. Oggi ho visto donne di andare a raccogliere le olive. Mi sentivo triste che non potevamo pagare i nostri lavoratori salari migliori." ha dichiarato un olivicoltore turco.
Una situazione di difficoltà diffusa. “Abbiamo venduto le nostre olive con un prezzo del 35% inferiore al costo di produzione”. A parlare in questo caso non è un turco ma Soledad Lopez Serrano, un olivicoltore spagnolo.
La novità di questa decima edizione della festa dell'olio di Ayvalık, infatti, è l'aver unito a un unico tavolo olivicoltori provenienti da vari paesi: Spagna, Giordania e Marocco.
Oltre alle grida di dolore e alle lamentele, i produttori turchi si trovano anche ad affrontare la competizione dell'industria mineraria, vi sono anche state proposte.
In questa occasione, infatti, è stato progettata la creazione di un Network di olivicoltori per meglio far sentire la propria voce ai governanti mondiali e per diffondere la cultura mediterranea.
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