Mondo
L'Italia partner privilegiato del Cile per l'olio d'oliva sfuso ma il gioco è destinato a durare poco
Chileoliva punta a far breccia soprattutto nel cuore di americani, canadesi e brasiliani. Prima di incrementare ancora gli oliveti puntano ad aprire nuovi mercati “come per esempio quello russo, inglese, e tedesco”
13 giugno 2014 | Duccio Morozzo della Rocca
Di mosca dell’olivo qui non sono esperti, ne hanno appena sentito parlare. Il deserto di Atacama al nord, i ghiacciai del sud, la Cordigliera ad est e i pacifico ad ovest sono stati da sempre una barriera invalicabile che ha protetto il Cile dalla maggior parte dei parassiti e delle patologie comunemente diffuse negli altri paesi del mondo.
Ma non solo: queste caratteristiche geografiche hanno regalato al Cile anche i climi migliori per poter crescere quasi ogni specie vegetale. Opportunità che il paese ha saputo ben sfruttare tanto che l’ingegneria agraria è oggi una delle carriere più ambite nel paese e la preparazione dei professionisti del campo agronomico è tra le più avanzate al mondo.
Un giorno poi il Cile scoprì l’olivo e l’olivo il Cile. Appena 12 anni fa esistevano solo piccole piantagioni: possiamo considerare i 3.000 ettari presenti nel 2003 come il punto zero del settore olivicolo cileno. Oggi gli ettari piantati sono vicini ai 30.000 e l’espansione, seppur con meno spinta rispetto agli anni passati, comunque continua. Molti di questi oliveti sono infine appena entrati in produzione o vicini a produrre.
Ma a parte essere cresciuta bene nel paese, perché l’olivicoltura cilena è così interessante?
Personalmente credo che la grande particolarità cilena sia stata quella di unire il sistema spagnolo a quello italiano prendendo il meglio da entrambi i paesi e rielaborando una moderna e personale gestione del settore: la maggior parte degli ettari sono stati piantati seguendo il sistema super-intensivo spagnolo (dalle 1.600 – a quasi 3.000 piante/ha principalmente con varietà Arbequina, Arbosana e Koroneiki) e la raccolta viene meccanizzata con le scavallatrici. Di contro, le pratiche di gestione della frutta guardano molto all’Italia con raccolta e frangitura tendenzialmente in giornata con sole olive aziendali e parametri di processo attenti a preservare la qualità del prodotto.
Per questo il Cile riesce a produrre oggi oli con una elevata relazione quantità/qualità.
Abbiamo intervistato Gabriela Moglio, direttrice generale dell’associazione dei produttori Chileoliva, per conoscere meglio il comparto olivicolo cileno e capire quali sono le prospettive future.
- Gabriela, la raccolta 2014 è quasi terminata: come è stata in termini di quantità e qualità?
Non abbiamo ancora i dati definitivi. Posso dire che stimiamo una produzione vicina a quella dell’anno passato, intorno alle 16 o 17.000 t.
- Quali sono i numeri della produzione cilena?
Chileoliva rappresenta 38 delle circa 50 aziende olivicole del paese. Il totale degli ettari piantati per la produzione di olio di oliva è di oltre 25.000 ettari e i frantoi sul territorio nazionale sono 30. A livello economico, nel 2013 sono state esportate circa 10.000 t per un valore di circa 44 milioni di dollari pari a un 22% in più di valore rispetto all’anno precedente.
- Inizialmente il Cile vendeva olio sfuso, ora sembra orientato a vendere olio imbottigliato. Su cosa puntano oggi le aziende cilene?
Non è completamente esatto. Quando iniziarono i progetti olivicoli a partire dal 2001, veniva venduto tutto imbottigliato vista la poca quantità di prodotto. Quando la produzione aumentò e ci fu il “boom” tra il 2006 e il 2007 l’aspettativa era di continuare vendendo imbottigliato ma non fu così. Il mercato risultò più difficile di quanto si pensava e per questo molte aziende hanno cominciato a vendere il loro olio sfuso.
- Quale è oggi la percentuale sfuso/imbottigliato?
Nel 2012 è stato venduto il 60% dell’olio sfuso e il 40% imbottigliato. Nel 2013 lo sfuso ha rappresentato il 56% e 44% l’imbottigliato. Ci auguriamo che l’imbottigliato continui ad aumentare ogni anno.
- A parte il clima ideale e la mancanza dei principali parassiti dell’olivo, per cosa si distingue l’olio cileno dall’olio degli altri paesi sudamericani?
Principalmente per la qualità chimica e organolettica del suo extra vergine. Il Cile ha ottimi oli, una industria produttiva moderna con tecnologia avanzata e le aziende chiudono il ciclo produttivo avendo il proprio frantoio. C’è un controllo completo e specializzato del processo produttivo.
- Quali sono i mercati più interessanti per l’olio cileno?
In ordine di importanza: Stati uniti per vendita di olio sfuso e imbottigliato, Brasile per l’imbottigliato, Italia per lo sfuso, Colombia per sfuso e imbottigliato e Canada per l’imbottigliato.
- Quali sono i piani futuri di crescita per il comparto olivicolo-oleario cileno?
Non credo che la superficie olivetata crescerà molto nell’immediato. Quello che si sta facendo ora è aprire nuovi mercati come per esempio quello russo, inglese, e tedesco mentre lavoriamo per rinforzare quello brasiliano, colombiano e venezuelano.
Potrebbero interessarti
Mondo
L'esposizione universale “Dal Seme al Cibo” dà il via alle celebrazioni per l’80º Anniversario della FAO

La mostra a Roma offrirà un viaggio alla scoperta della diversità dei sistemi agroalimentari mondiali, presentando tutte le innovazioni e tradizioni che stanno plasmando il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura
10 ottobre 2025 | 12:15
Mondo
Le nuove linee guida per la semplificazione delle norme agricole della PAC

Per il Parlamento europeo serve maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali. Pagamenti obbligatori in caso di crisi per gli agricoltori colpiti da calamità naturali
08 ottobre 2025 | 17:15
Mondo
24 mila tonnellate di olio di oliva spagnolo arrivano tutti i mesi in Italia

Da ottobre 2024 ad agosto 2025 l'Italia ha importato una media di 24 mila tonnellate di olio di oliva al mese dalla Spagna. che ha venduto altre 350 mila tonnellate extra UE e 236 mila tonnellate complessive verso gli altri Paesi europei
08 ottobre 2025 | 16:30
Mondo
La crisi di mercato preoccupa lo Champagne

Eccellente stato delle uve e una splendida maturità aromatica nello Champagna. Sul fronte commerciale, il settore auspica una stabilizzazione delle spedizioni rispetto al 2024 a 271,4 milioni di bottiglie, in calo dopo tre anni intorno ai 300 milioni
08 ottobre 2025 | 12:00
Mondo
No allo stoccaggio obbligatorio dell'olio di oliva in Spagna

La Commissione Nazionale per la Concorrenza e il Mercato raccomanda al Ministero dell'agricoltura spagnolo di riesaminare e rafforzare la giustificazione tecnica ed economica della misura di stoccaggio obbligatorio dell'olio di oliva prima della sua approvazione
08 ottobre 2025 | 11:00
Mondo
Il boom della produzione di olio di oliva in Cile

La crescita della produzione rafforza la posizione del Cile come produttore competitivo di olio d’oliva nella regione, contribuendo all’approvvigionamento interno e al rafforzamento dell’esportazione
08 ottobre 2025 | 09:00
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Accedi o Registrati