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Alimenti sicuri in Europa, oltre il 97% dei residui di pesticidi al di sotto dei livelli ammessi
La relazione, redatta dall’unità Pesticidi dell’EFSA, si basa sull’analisi di oltre 79 000 campioni alimentari eseguita nel 2011 dalle autorità nazionali per la sicurezza alimentare
22 maggio 2014 | C. S.
Jose Tarazona, capo dell’unità Pesticidi dell’EFSA, ha affermato: “La relazione dell’Unione europea sui residui di pesticidi negli alimenti dimostra che le percentuali di conformità ai limiti rimangono estremamente alte, ossia al di sopra del 97% per il terzo anno consecutivo. Il ruolo che l’EFSA svolge in questo programma costituisce una parte fondamentale delle attività su base continua dell’Autorità nel settore dei pesticidi per salvaguardare la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. È peraltro importante riconoscere il contributo significativo dato dalle autorità nazionali, che ogni anno raccolgono e analizzano decine di migliaia di campioni alimentari.”
Nell’ambito delle attività di monitoraggio completo, ciascuno dei 29 paesi relatori esegue due programmi di controllo: un programma nazionale (progettato da ciascun paese) e un programma coordinato dall’UE, che impone a tutti gli organismi nazionali di eseguire attività di monitoraggio uniformi. Nel 2011 per entrambi i programmi è stato analizzato un totale di 79 035 campioni di 647 tipi differenti di alimenti per la presenza di quasi 900 pesticidi, il maggior numero di campioni mai analizzati finora in una singola stagione di monitoraggio. L’analisi dei residui riguardava sia i pesticidi approvati per l’uso nell’UE sia quelli non in uso nella regione.
Dai risultati dei programmi nazionali si evince che il 97,5% dei campioni alimentari analizzati conteneva residui di pesticidi al di sotto dei limiti ammessi dall’UE, noti come livelli massimi di residui (LMR). Gli alimenti biologici hanno mostrato una percentuale di eccedenza degli LMR inferiore rispetto ai prodotti non biologici (0,5% contro 2,6%). Il tasso di non conformità degli alimenti importati nell’UE, in Norvegia e in Islanda era invece quattro volte superiore a quello degli alimenti prodotti in questi paesi (il 3,7% contro lo 0,9%).
Dai risultati del programma coordinato dall’UE è emerso che il 98,1% dei campioni analizzati conteneva livelli di residui al di sotto dei limiti consentiti e che il 53,4% dei campioni non conteneva tracce quantificabili di residui. Gli alimenti con le percentuali più elevate di eccedenza degli LMR erano gli spinaci (6,5%), i fagioli con baccello (4,1%), le arance (2,5%), i cetrioli (2,1%) e il riso (2%). Gli alimenti con le più basse percentuali di eccedenza degli LRM erano la farina di grano (0,3%) e le patate (0,6%).
Sulla base dei risultati dei programmi di monitoraggio 2011, l’EFSA ha concluso che non esiste alcun rischio a lungo termine per la salute dei consumatori tramite la dieta per il 99% dei 171 pesticidi valutati. La relazione precisa che, ipotizzato lo scenario più sfavorevole, per due pesticidi non è stato possibile escludere un rischio per la salute dei consumatori . Entrambe le sostanze sono proibite nell’UE dal 1979 ma continuano a essere presenti nella catena alimentare a causa della loro persistenza nell’ambiente. I risultati della valutazione dell’esposizione a breve termine attraverso la dieta hanno indicato una potenziale preoccupazione per la salute dei consumatori per alcuni campioni, nell’eventualità in cui tali prodotti vengano consumati in grandi quantità. Tuttavia l’EFSA ha sottolineato che tali valutazioni inglobano un elevato margine di sicurezza in quanto sovrastimano l’esposizione umana ai residui di pesticidi.
In seguito all’esercizio pilota dello scorso anno, l’EFSA ha svolto di nuovo una valutazione indicativa del rischio acuto ,prendendo in esame i potenziali effetti dell’esposizione congiunta a più residui presenti contemporaneamente nei singoli campioni alimentari. La metodologia usata dall’EFSA classifica i pesticidi in gruppi per la valutazione del rischio cumulativo in base alle loro similarità in termini di proprietà tossicologiche. Nel caso specifico delle pere la relazione ha segnalato due campioni su 1 364 (0,15%) contenenti più residui che davano luogo a un'esposizione congiunta superiore al livello accettabile.
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