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Crisi alimentare, rischio blocchi esportazioni derrate agricole

31 luglio 2012 | C S

“Nei prossimi due anni potremmo avere enormi problemi di approvvigionamento dei cereali dal momento che le scorte si stanno pericolosamente riducendo a causa della siccità che ha colpito gli Stati Uniti, l’India e le ex Repubbliche sovietiche. L’Europa e le organizzazioni mondiali devono reagire: occorre un piano coordinato per uscire dall’emergenza alimentare che potrebbe presto venirsi a creare”. L’appello viene dall’Alleanza delle Cooperative Comparto Agroalimentare.

“Il G20 del giugno scorso – spiega il residente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini a nome anche di Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital – si era concluso con una intesa sulla costituzione di un coordinamento permanente sulla volatilità dei prezzi. Ora è tempo di agire e di accelerare su quegli accordi: occorre evitare ad esempio che gli stati blocchino le importazioni, come già avvenuto in passato, o che si attivino meccanismi di speculazione finanziaria. È necessario inoltre accelerare il passo sugli accordi internazionali e mettere a punto un sistema di rilevazione dei dati e di costruzione delle previsioni efficace ed efficiente”.

La produzione cerealicola mondiale diminuirà di quasi l’1%, in conseguenza del deterioramento delle condizioni meteorologiche. Nell’anno commerciale 2012-13, gli agricoltori di tutto il mondo raccoglieranno 863,5 milioni di tonnellate di mais, vale a dire 53,7 milioni di tonnellate in meno; stessa sorte per il frumento, la cui produzione mondiale dovrebbe ammontare a 664,6 milioni di tonnellate, ben al di sotto dei 695,9 milioni raccolti l’anno precedente. Dalla scorsa metà di giugno, alla Borsa di Chicago, i future sul mais hanno segnato un +55%, segno evidente di aspettative rialziste sui prezzi mondiali

“Quando si parla di cereali – prosegue Gardini – ci riferiamo ad un prodotto che è alla base dell’alimentazione non solo degli esseri umani ma anche degli animali allevati. Scarsezza del prodotto e rialzo dei prezzi avranno effetti negativi anche sulla produzione di carni”.

“L’Europa e l’Italia intanto – aggiunge il presidente di Fedagri – possono fare la loro parte puntando sia sulla politica agricola comune che sulle misure che possono essere finanziate con programmi nazionali. Da un lato, la PAC dovrebbe rilanciare il momento produttivo ripensando a politiche basate sulla produzione e non solo sulle misure ambientali, dall’altro sul fronte nazionale potrebbe essere utile una forte riorganizzazione delle filiere produttive dei cereali, sfruttando la possibilità di ottenere finanziamenti agevolati per l’aumento della capacità di stoccaggio finalizzata soprattutto alla possibilità di operare differenziazioni del prodotto per tipologia qualitativa e sanitaria.

Qualcosa è stato già fatto lo scorso anno con l’approvazione del piano cerealicolo, ma il piano deve a nostro avviso essere incrementato sfruttando la possibilità di ulteriori investimenti attraverso i contratti di filiera che dovrebbero vedere la luce entro fine anno”.