Mondo

India, grandi potenzialità per le imprese agroalimentari italiane in cerca di affari

Segnali positivi per l’export di oli e vini nostrani, ma grandi vantaggi si profilano in termini di trasferimento di know-how nel settore dei macchinari per la trasformazione, del packging e della catena del freddo, della logistica alimentare. Luigi Caricato intervista l’ambasciatore italiano in India Giacomo Sanfelice di Monteforte

12 febbraio 2011 | Luigi Caricato

L’ambasciatore Giacomo Sanfelice di Monteforte è a New Delhi dal settembre dello scorso anno, ma vanta una solida e lunga esperienza nell’attività diplomatica. L’ho incontrato il pomeriggio del 4 febbraio, dopo aver visitato la capitale indiana ed essermi reso conto di persona di quel che si percepisce al primo impatto entrando in un Paese in così rapida evoluzione.
Chiedo subito all’Ambasciatore che idea si sia fatta dell’India rispetto ai vari Paesi in cui ha esercitato le sue precedenti missioni. E mi risponde che ha percepito l’orgoglio di un Paese che sa di essere una grande democrazia, la prima al mondo, carico di una grande spinta propulsiva che si muove attraverso una società dinamica che guarda alla sua crescita nell’acquisizione di un ruolo internazionale di primo piano.

A New Delhi ci sono andato in seguito alla campagna di promozione Oliveitup, promossa dal Consorzio di garanzia dell’olio extra vergine di oliva di qualità. Una missione che consente di rafforzare ancor di più la nostra presenza in un Paese che sta ogni anno sempre di più incrementando le proprie quote di oli di oliva, facendosi largo con determinazione tra gli altri grassi alimentari.

Dell’India me ne aveva parlato con grande enfasi, e in diverse occasioni, Massimo Occhinegro, export manager della Nicola Pantaleo Spa, azienda olearia leader del mercato indiano. “E’ un Paese che accoglie con fiducia gli oli di oliva, dall’olio di sansa di oliva fino all’olio extra vergine di oliva, c’è un mercato che risponde bene e occorre essere presenti e pronti a spiegare loro gli impieghi dell’olio, perché fino a poco tempo fa utilizzavano l’extra vergine solo per massaggi, più che per l’alimentazione”. “Ora – spiega Occhinegro – sta cambiando lo scenario, per questo occorre essere pronti per rispondere alle attese dei neo consumatori”

Ma della missione Oliveitup ne scriverò la prossima settimana, scendendo maggiormente nei particolari; ora spazio all’intervista al nostro Ambasciatore.


INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE GIACOMO SANFELICE DI MONTEFORTE


Giacomo Sanfelice di Monteforte, Ambasciatore italiano in India

Ambasciatore, volendo direttamente entrare nel dettaglio di alcuni specifici aspetti più vicini ai lettori di “Teatro Naturale”, le chiedo quali opportunità vi siano per l’Italia sul piano delle relazioni commerciali in ambito agroalimentare.
Possiamo sostenere che il 2010 ha registrato un incremento degli scambi commerciali superiore del 20%, dopo le difficoltà registrate in concomitanza alla recessione globale. L’interscambio commerciale si aggira attorno agli 8 miliardi di dollari annui, e l’Italia è attualmente il quarto partner commerciale dell’India tra i Paesi Ue, dopo Germania, Gran Bretagna e Belgio, e a pari merito con la Francia. L’Italia, inoltre, va precisato che è il dodicesimo Paese investitore in India.

Sono cifre interessanti
Sì, ma sono cifre che rimangono tuttavia ancora ampiamente al di sotto delle potenzialità. Pensiamo ad esempio proprio al settore agroalimentare. L’India è un Paese dove il settore agricolo impiega ancora circa il 60 per cento della forza lavoro e contribuisce al Pil per quasi il 20%. A titolo di esempio, l’India è attualmente il secondo produttore di frutta e verdura al mondo, e il primo per il latte. Tuttavia si stima che questo Paese perda ogni anno 9,5 miliardi di euro a causa della mancanza di infrastrutture che consentano una distribuzione efficiente, di sisteni di immagazzinamento efficaci e di attrezzature per la catena del freddo. Gran parte della produzione agriolca in India – circa il 40% – deperisce prima di giungere al consumatore finale, e solo una parte marginale dei prodotti alimentari viene trasformata.

Si sta cercando di far qualcosa?
Certo, il Ministero indiano per il Food Processing è consapevole della necessità di colmare il gap tecnologico e sviluppare così un’industria agroalimentare moderna. Per questo gli indiani puntano molto sugli investimenti stranieri – che sono ammessi peraltro con il 100% di proprietà – come pure sulla creazione di “parchi agro-tecnologici” sottoposti a regimi fiscali particolarmente vantaggiosi.
Il settore presenta dunque enormi potenzialità per le imprese italiane, soprattutto in termini di trasferimento di know-how nel settore dei macchinari per la trasformazione, del packging e della catena del freddo, della logistica alimentare. Si tratta di uno dei settori che certamente si possono attualmente considerare prioritari per l’India e strategici per le imprese italiane che vogliano investire nel subcontinente.

La campagna di promozione Oliveitup sta tentando di promuovere il consumo dell’olio extra vergine di oliva in India. Ci sono, secondo lei, le condizioni giuste per riuscire in un simile tentativo di comunicazione culturale?
Ritengo proprio di sì, l’India è un Paese che corre a ritmi notevoli, e accoglie con grande curiosità quanto viene proposto, anche in termini strettamente culturali.
La spesa alimentare rappresenta ancora la prima componente del consumo privato in India, ed è pari a circa il 53% del reddito speso. Le abitudini alimentari sono, sotto vari aspetti, diverse da quelle italiane, ma con l’intensificarsi del processo di urbanizzazione, e con l’aumento della classe media, tali consuetudini stanno progressivamente mutando, facendosi più attente allo stile occidentale.

Ma secondo lei, in tutta verità, gli indiani riusciranno davvero a capire l’importanza e la centralità, nell’ambito della loro dieta, di un prodotto come l’olio extra vergine di oliva, visto che ormai è da tutti considerato a tutti gli effetti un fucntional food?
Sì, ne sono certo. Anche perché l’Italia in particolare viene percepita come sinonimo di buona tavola e di qualità in cucina. Di conseguenza i prodotti tipici della cucina italiana, quali l’olio extra vergine di oliva, sono apprezzati sia perché buoni, sia perché considerati salutari. La maggiore attenzione alla qualità del cibo, inizialmente limitata alla nicchia del ceto elevato indiano, si sta ora diffondendo anche nella classe media urbana, fino a coinvolgere anche i giovani.

Sarà una questione di tempi, dunque?
Sì, un mercato degli oli di oliva c’è già, ma sono certo che l’olio di oliva diverrà presto un prodotto facilmente reperibile e di uso diffuso.
Ritengo che la campagna promozionale Oliveitup sia da ritenere un’iniziativa assolutamente importante, che vale la pena replicare in altri settori.


Il vino in India sembra avvertire qualche problema. Molte delle attese riposte dai produttori di vino europei e italiani sembra stiano venendo meno. Secondo il “New Delhi News”, gli indiani in realtà non sarebbero contrari al vino, ma lo considerano inaccessibile per via del prezzo elevato e le pesantissime accise. Non si può intervenire in tal senso per fare in modo che una bevanda, peraltro salutare come il vino, non venga confinata in ambito elitario?
La cultura del vino si sta diffondendo velocemente in India, ma in effetti i costi elevati ne fanno ancora necessariamente un prodotto di nicchia. Le tariffe sugli alcolici in generale, e sul vino in particolare, possono arrivare fino al 150%, cui spesso si aggiungono accise o dazi imposti a livello di singoli Stati dell’Unione.

Si cercano soluzioni?
Sì, l’Italia è fortemente impegnata nell’ambito del negoziato per l’Accordo di Libero scambio tra l’Unione europea e l’India. Si sta lavorando nel tentativo di promuovere la graduale eliminazione delle barriere tariffarie per il vino.

Si riuscirà nell’intento?
Non è un’operazione semplice. Si tratta di un aspetto particolarmente sensibile per gli indiani, sul quale New Delhi ha da sempre mostrato forti resistenze.
L’outcome che l’Unione europea e l’Italia si aspettano dal negoziato – che auspicabilmente arriverà a una conclusione entro il 2011 – è la previsione di un graduale smantellamento dell’impianto tariffario indiano, quanto meno per le bevande alcoliche di fascia elevata, che non sono evidentemente in diretta competizione con la produzione locale indiana. Allo stesso tempo l’India potrà certamente sviluppare una propria produzione vinicola. Già ci sono i primi incoraggianti segnali in tal senso; e anche questa è un’opportunità per gli imprenditori italiani del settore, che, grazie, all’eccellenza delle nostre tecnologie e tecniche produttive, troverebbero senz’altro, qui, ampi spazi per investimenti produttivi redditizi.

E ora, per chiudere, uno sguardo aperto al futuro. In dicembre c’è stato un primo segnale di avvicinamento tra India e Cina, con la presenza del premier cinese When Jiabao a New Delhi. La cooperazione tra i due colossi asiatici porterebbe forse a un nuovo scenario economico mondiale. Secondo lei è qualcosa di veramente concreto o è solo un modo, per i due Paesi, di osservarsi e misurarsi a vicenda? Ritiene ci sia davvero spazio per due grandi potenze così in grande avanzata?
I due colossi asiatici – rispettivamente primo e secondo per tasso di crescita economica e per popolazione – si guardano ancora con diffidenza, ma allo stesso tempo con interesse reciproco, consapevoli dell’importanza di mantenere buone relazioni politiche ed economiche. La Cina è del resto il primo partner commerciale dell’India, se si considerano i Paesi Ue singolarmente e non come unico blocco, in quanto primo Paese di provenienza delle merci importate sul mercato indiano e terzo paese di sbocco dele merci indiane. Permane però uno squilibrio evidente, nell’interscambio tra i due colossi asiatici, con un deficit negativo per l’India di quasi 20 miliardi di dollari.
Particolarmente significativa è inoltre l’accresciuta capacità di penetrazione dei prodotti cinesi in India: se L’Ue complessivamente intesa si mantiene infatti il principale fornitore dell’India e, nel periodo dal 1999 al 2010, ha triplicato il proprio export verso il subcontinente, d’altro canto la Cina lo ha moltiplicato di venti volte, passando, nello stesso periodo, da poco più di 1 miliardo di euro a quasi 24 miliardi di euro di prodotti importati e raggiungendo una quota di mercato di pochi punti percentuali al di sotto di quella dell’intera Ue.
In definitiva, fotografando la situazione attuale, sembra piuttosto di vedere un’India che non può fare a meno della Cina – non solo primo partner commerciale, ma anche principale fornitore di tecnologia energetica in India – e che gareggia quotidianamente con il vicino asiatico nel tentativo di relazionarsi alla pari, non mancando al contempo di evidenziare le maggiori garanzie di sostenibilità della propria crescita economica, in quanto fondata su un regime politico di tipo democratico. Allo stesso tempo però i due giganti asiatici trovano spazi sempre più ampi di convergenza nei forum internazionali. Basti pensare, da ultimo, alle questioni ambientali o all’approccio alla tematica degli squilibri internazionali in ambito G20.

Potrebbero interessarti

Mondo

Albania, Montenegro e Italia uniti nel nome dell'olio extravergine di oliva

Quattro terre dove l’olio diventa poesia e racconta le storie degli alberi e degli uomini, dei piatti e dei paesaggi che li uniscono. Ristoranti e Agriturismi sono ambasciatori del valore culturale, gastronomico e salutistiche dell’olio evo, con un ruolo educativo nei confronti dei consumatori

19 dicembre 2025 | 08:30 | Pasquale Di Lena

Mondo

Si annuncia una campagna olearia sotto le aspettative in Spagna?

Non si esclude che la produzione finale di olio di oliva in Spagna possa essere inferiore alla capacità prevista dalla Junta de Andalucía e dal Ministero dell'Agricoltura, a seconda di come la raccolta e le rese si evolverannbo nelle prossime settimane

18 dicembre 2025 | 10:00

Mondo

La produzione di olio di oliva portoghese diminuisce del 20%

La campagna del 2025 in Portogallo evidenzia la vulnerabilità del settore olivicolo a eventi meteorologici estremi, periodi prolungati di siccità e la crescente incidenza di incendi boschivi nelle zone agricole

16 dicembre 2025 | 16:00

Mondo

Aiuti per gli oliveti tradizionali siano fuori dalla PAC

Copa-Cogeca sta preparando una proposta unica per la riconversione dell’uliveto a livello europeo “che viene finanziato al di fuori dei bilanci della PAC, garantendo il sostegno a tutti i metodi di coltivazione dell’oliveto in particolare agli olivi di difficile meccanizzazione"

16 dicembre 2025 | 10:00

Mondo

I profumi dell'olio extravergine di oliva per migliorare le diverse tradizioni culinarie

Con un'ampia rappresentanza da parte di istituti di ricerca, esperti del settore e del COI, il seminario ha ribadito la rilevanza globale dell'olio extravergine di oliva e l'importanza della collaborazione internazionale nel promuovere la conoscenza, la qualità e l'apprezzamento dei consumatori

15 dicembre 2025 | 16:00

Mondo

La produzione di olio di oliva in Spagna già sfiora le 300 mila tonnellate

Nelle cisterne degli imbottigliatori solo 80 mila tonnellate di olio extravergine di oliva al 30 novembre. Le vendite sfiorano già le 100 mila tonnellate nel mese con scorte per 250 mila tonnellate, di cui 170 mila in Andalusia

12 dicembre 2025 | 10:00