Italia
Addio a Giorgio Batini, tra gli ultimi testimoni della ruralità
Giornalista e scrittore, raccontava la campagna così com'era. Ha diretto fino all'ultimo il mensile "Toscana Qui"
25 aprile 2009 | Stefano Tesi
Se nâè andato il 6 aprile scorso, in punta di piedi comâera nel suo stile, Giorgio Batini, uno dei decani del giornalismo toscano e uno degli ultimi cantori della campagna âcomâeraâ.
Giornalista e scrittore, autore di decine di volumi dedicati alla toscanità e vincitore di numerosi premi, era nato il 25 agosto 1922 a Reggello, nel contado fiorentino, dove il padre possedeva una vasta azienda agricola, successivamente ceduta.
Un distacco doloroso, un autentico strappo affettivo questo dalla tenuta natia, che Giorgio non aveva mai dimenticato. Al punto da confessare ripetutamente a chi scrive di non avere più avuto il cuore, nel corso della sua pur lunga vita, di tornare a visitare quei luoghi, dei quali custodiva il ricordo antico ed estatico dellâadolescenza. Luoghi che erano anche stati alla base della sua profonda conoscenza della natura, le tradizioni, lâindole, gli usi, i costumi, la mentalità , le spigolature della campagna toscana.
Si era laureato in legge allâUniversità di Firenze e aveva iniziato giovanissimo la carriera di giornalista, prendendo a maestro un âtoscanaccioâ come Curzio Malaparte. Fu capocronista e inviato de âLa Nazioneâ, corrispondente e collaboratore di importanti giornali per oltre mezzo secolo, punteggiando di sé gli anni ruggenti di una professione fatta ancora âcon la suola delle scarpeâ.
Alla fine del 2008 aveva pubblicato unâautobiografia, La mia vita attraverso 67 anni di giornalismo (Polistampa editore, Firenze), suo penultimo volume, una sorta di illuminante testamento-confessione, e ha fatto in tempo a veder uscire, ai primi di questâanno, La Toscana delle balene, estremo omaggio alla sua curiosità enciclopedica e alla vastità interessi che costituiscono il pilastro della figura del giornalista. Mestiere di cui Batini è stato maestro.
Fino allâultimo, non a caso, ha continuato a dirigere da par suo, con la meticolosità e lo scrupolo di sempre, âToscana Quiâ, il mensile che aveva fondato nel 1980 con lâeditore fiorentino Bonechi. âOggi salutiamo un uomo di campagnaâ, ha detto nellâomelia funebre il suo confessore, don Stefano. Siamo certi che Giorgio abbia gradito.
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