Italia
Addio al 40% dell'olivicoltura Toscana
In quarant'anni è stato perso quasi un olivo su due coltivato nel fiorentino. La situazione appare drammaticamente preoccupante non solo per gli effetti sul paesaggio agrario ma anche perchè molta dell'olivicolura in stato di abbandono aveva una funzione di prevenzione del dissesto idrogeologico
14 aprile 2025 | 14:30 | C. S.
E' allarme rosso per l'olivicoltura toscana che si trova in uno stato di abbandono progressivo crescente che in 40 anni, dal 1980 al 2020, nel territorio della provincia di Firenze ha perso il 40% delle superfici destinate ad olivi. È quanto emerge dalla ricerca commissionata dalla Fondazione CR Firenze presentato stamani a Villa Bardini durante l’evento "L'olivicoltura dell'area periurbana fiorentina”, organizzato dall'Unione Agricoltori di Firenze. Lo studio è stato curato dal professor Alessandro Pacciani e dalla dottoressa Daniela Toccaceli del Laboratorio Gaia Innova della Fondazione Pin.
All'evento hanno partecipato Patrizio La Pietra, sottosegretario del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana con delega all'Agricoltura, Maria Oliva Scaramuzzi, vicepresidente della Fondazione CR Firenze, Francesco Colpizzi, presidente di Confagricoltura Firenze, Davide Majone, consigliere della Fondazione Pin, Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche di Sviluppo Economico delle Filiere Agroalimentari di Confagricoltura, e Tommaso Miari Fulcis, presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Firenze
La ricerca ha restituito un quadro dettagliato della filiera olivicola nei comuni collinari intorno a Firenze, dove oggi su 2.495 aziende agricole attive, ben 2.185 coltivano l’olivo. Si tratta di un comparto strategico, profondamente radicato nel paesaggio e nella tradizione agricola fiorentina, che nonostante le difficoltà strutturali continua a distinguersi per qualità, sostenibilità e attenzione ai mercati di nicchia.
La situazione appare drammaticamente preoccupante non solo per gli effetti sul paesaggio agrario ma anche perchè molta dell'olivicolura in stato di abbandono aveva una funzione di prevenzione del dissesto idrogeologico, contro frane e smottamenti. E lo stato di abbandono dell'olivicoltura di questi territori è tanto più preoccupante poichè l'olio extravergine di oliva Toscano Igp è ricercato sul mercato mondiale. Non esiste un problema di domanda che, oggi, è ben superiorie all'offerta.
"Per contrastare l'abbandono e sostenere chi continua a credere in questa coltura simbolo del nostro territorio – ha detto Francesco Colpizzi, presidente dell'Unione Agricoltori di Firenze - servono politiche ad hoc: bisogna promuovere condizioni tecniche e commerciali che valorizzino l'identità delle nostre aziende, investire nella competitività e nelle tecnologie con quell’approccio sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale e sociale che è insito nel dna dei nostri imprenditori da sempre, per costruire, insomma, nuove condizioni di rafforzamento della filiera, in chiave moderna, anche sotto il profilo organizzativo".
“Il settore olivicolo nazionale e quindi anche quello toscano, che ne è un punto di forza produttiva per quantità ma soprattutto per qualità, deve tornare protagonista del mercato mondiale. Il Piano Olivicolo Nazionale si pone proprio questo ambizioso obiettivo che, come Masaf e come governo Meloni, intendiamo centrare tramite una linea di interventi, che puntano su investimenti, ricerca e innovazione. Inoltre dobbiamo valorizzare l'olio Evo d’eccellenza tramite origini certificate, tracciabilità e campagne di sensibilizzazione, che rendano sempre più consapevoli i consumatori sulle proprietà salutistiche dell’olio extravergine e sull’importanza di pagare un giusto prezzo per un bene così prezioso qual è l’olio italiano” dichiara il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra.
“Abbiamo proposto al governo di fare un piano nazionale sull'olivicoltura perché riteniamo che in Toscana rappresenti una delle coltivazioni più identitarie del nostro territorio – dice la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi -. Non a caso abbiamo spinto quando si è trattato di decidere il piano strategico nazionale perché ci fosse una misura specifica sugli olivi a carattere paesaggistico. Poi bisogna fare un salto culturale importante per quanto riguarda l'olio: è un prodotto che fa bene oltre ad essere buono ma spesso non viene considerato quanto il vino, si cerca di acquistare l'olio meno caro invece di valorizzare quello prodotto nel nostro territorio che invece ha anche proprietà nutraceutiche importanti e fa bene alla salute”. Sulla situazione internazionale, Saccardi dice: “L’olio è uno dei prodotti che esportiamo di più insieme al vino e esportiamo di più negli Usa, quindi la situazione un po' ci preoccupa, ma è difficile fare previsioni perché un giorno si sente una cosa il giorno dopo un'altra. Ma dobbiamo lavorare con serenità sulla qualità dei nostri prodotti, e sull'olio lavorare per avere un prodotto sempre migliore quindi coltivare bene nel campo ma avere anche frantoi moderni come abbiamo. L'olio che si trova in Toscana è difficile trovarlo altrove”.
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