Italia
Rose, ranuncoli e tulipani sono i fiori preferiti per San Valentino

Un innamorato su due regalerà fiori preferendoli a cioccolatini e vestiti. Il paradosso delle rose dal Kenya e Colombia: al primo posto tra i fiori ma il più inquinante e meno etico
13 febbraio 2025 | 17:00 | C. S.
Fiori per un toscano innamorato su due (52%) che regalerà rose, ranuncoli e tulipani nel giorno di San Valentino. Sono queste le tre varietà floreali più gettonate per dichiarare i propri sentimenti a partner e fidanzati o per manifestare con un tocco di classe il proprio interesse a coloro che si desidera conquistare. Sotto ai gradini del podio dei fiori più richiesti per il giorno della festa degli innamorati troviamo anemoni, garofani e gerbere, produzioni stagionali altrettanto belle perfette per conquistare spazio, colore e profumi di bouquet e mazzolini
A dirlo è un sondaggio di Coldiretti Toscana e AFFI, l’associazione dei floricoltori e fioristi italiani, secondo cui l’omaggio floreale sarà preferito a cioccolatini (30%), capi di abbigliamento (13%) e gioielli (5%). “San Valentino è una ricorrenza molto importante per sostenere quasi 3 mila imprese regionali in un momento delicatissimo di rilancio, rinnovamento ed investimenti sulla sostenibilità e sulle nuove tecnologie ma anche di concorrenza sleale dovuto all’aumento del 47% di importazioni di fiori dall’estero e soprattutto da paesi extracomunitari dove non sono rispettate le stesse regole europee in materia di tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che le nostre imprese invece osservano. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Il consumatore gioca un ruolo chiave nel premiare le imprese del nostro territorio: quando acquistiamo un fiore chiediamo che sia un prodotto coltivato nel nostro paese, meglio se regionale. Questa è una scelta intelligente, sostenibile ed etica”.
Le rose sono il fiore più regalato ma anche il meno sostenibile perché arriva da migliaia di chilometri di distanza da paesi che sfruttano il lavoro di minori e donne ed impiegano prodotti fitosanitari vietati in Europa da anni. Imbattibile tra i fiori di San Valentino, simbolo per antonomasia dell’amore e della passione, la rosa è tra le coltivazioni che negli ultimi anni è purtroppo quasi del tutto sparita in Toscana per effetto della concorrenza di paesi come Kenya e Colombia che possono produrle a costi molto inferiori sfruttando anche condizioni climatiche più favorevoli che non richiedono di riscaldare le serre; una voce, quella energetica che per le aziende nostrane incide per il 40% sui costi di produzione. Per difendere le produzioni nazionali e tutelare il reddito degli agricoltori, Coldiretti Toscana chiede che si applicato negli scambi commerciali con paesi terzi, per i fiori così come per tutti i prodotti alimentari, il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i fiori che entrano nel nostro Paese rispettino le stesse regole di quelli nazionali in termini di rispetto dell’ambiente e di tutela dei diritti dei lavoratori. Ma occorre anche – prosegue Coldiretti Toscana - l’applicazione del Decreto 198/21 a tutela delle aziende agricole contro le Pratiche Commerciali Sleali, con la conoscenza dei costi di produzione e l’etichettatura d’origine per valorizzare il lavoro dei nostri florovivaisti.
Per sgombrare il campo da ogni dubbio sull’origine dei fiori, l’associazione dei floricoltori e fioristi italiani, ha ideato e promuove il marchio “Fiori Italiani”. “Se venti anni fa le rose erano un fiore molto diffuso nelle nostre aziende oggi non lo sono più, costa troppo produrle e c’è una grande concorrenza dei paesi dove non c’è bisogno di riscaldare le serre. Le rose sono state sostituite da ranuncoli, gerbere e viola a ciocche, produzioni che stanno conquistando il mercato e che vanno promosse. - spiega Cristiano Genovali, Presidente Affi - Il marchio può aiutare a veicolare meglio il prodotto italiano, a sostenerlo, a farlo emergere nel mare magnum di produzioni straniere prodotte sfruttando la manodopera o impiegando fertilizzanti proibiti o con livelli non consentiti nel nostro paese”.
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