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Olivo Fumo di Guardialfiera è la nuova varietà di olivo del Molise

Olivo Fumo di Guardialfiera è la nuova varietà di olivo del Molise

La dichiarazione che l’olivo, varietà Fumo, è autoctono del Molise, merita il riconoscimento ufficiale per essere parte del patrimonio italiano di biodiversità olivicola

07 marzo 2024 | Pasquale Di Lena

Olivo Fumo di Guardialfiera – dalla memoria alla pianta è il titolo di una pubblicazione di poche pagine che racconta la ricerca dedicata dall’autore, Giuseppe Acierno - medico-neurologo ospedaliero a Roma prima di tornare alle radici e vivere la pensione - a una varietà di olivo che, dopo il riconoscimento della “Gentile di Mafalda”, porta a venti il numero delle piante autoctone di olivo presenti nel Molise. Una oliva, nera come il fumo (a felineje) di un camino, che, dentro la memoria dell’autore, torna con tanti altri ricordi, e, da curiosità diventa ricerca, tanto più importante perché va ad arricchire la propria identità.

Una ricerca non facile con l’oliva nera, la Fumo, da tutti dimenticata, ma non da un produttore, Michele Lomma, che ha nel suo oliveto più di un esemplare, tanto da ricavare, dopo le insistenze di Giuseppe, un olio dai delicati profumi e dai sapori dominati dal carciofo. Un incontro fortunato che ha permesso di andare avanti nella sua ricerca, prendere dalla stessa pianta e su più piante, nel corso di quattro anni (2019-2022), 50 campioni omogenei per le analisi seguendo i criteri messi a punto e utilizzati dal Centro di ricerca per l’olivicoltura e l’industria olearia (Crea-Oli) di Rende. Importanti i consigli del Prof. Giuseppe Lima, titolare della cattedra di Patologia vegetale presso la Facoltà di Agraria dell’Unimol, e quelli della prof.ssa Luciana Baldoni, titolare del laboratorio di bioscienze e Biorisorse del CNR, sede Perugia. Ed è la risposta, dopo l’invio di cinque piantine di olivo Fumo, di questo centro a certificare la unicità, visto che il profilo genetico non corrispondeva ad alcuna di quelle comprese nello sterminato data-base del centro. La dichiarazione che l’olivo, varietà Fumo, è autoctono del Molise, merita il riconoscimento ufficiale per essere parte di quel patrimonio italiano di biodiversità olivicola, oltre 600 varietà, unico al mondo. Per non avere dubbi e rendere la ricerca esaustiva, anche una comparazione con le 23 varietà autoctone del confinante Abruzzo e con le 53 della Puglia, l’altra regione confinante.

Un patrimonio importante quello della biodiversità olivicola, che, con l’altra rappresentativa dell’intero territorio regionale, vede il Molise al primo posto in Italia. Un primato di grande attualità che, al pari dell’altro, quello della ruralità, ha tutto per rendere la piccola regione un laboratorio capace di dare risultati importanti per uno sviluppo diverso da quello segnato dallo spreco del consumismo. La ricerca di Acierno lo sta a dimostrare, nel momento in cui mette in luce un pezzetto del ricco patrimonio di un passato che, qui nel Molise, è presente e, ancor più, futuro.

Una pubblicazione di 74 pagine, con metà di esse che riportano foto rappresentative dei particolari della pianta che s’identifica, al pari dell’autore, con il territorio di Luca Marano, il protagonista de “Le Terre del Sacramento”, il romanzo di Francesco Iovine, che il prezioso bene comune, lo descrive e lo racconta. Anche Francesco, il grande scrittore del secolo scorso, si è nutrito delle olive Fumo prima di trasferirsi a Roma e nei suoi rientri a Guardia avrà – ci piace pensarlo – di sicuro conosciuto, ancora arbusto “Fausto”, l’olivo colpito da un fulmine, il protagonista di un film breve “Gocce” di Simone D’angelo. L’olivo centenario scelto da Nicola Malorni, vicepresidente dell’Associazione nazionale delle Città dell’Olio e fondatore a Termoli della cooperativa Kairos, per raccontare le ferite che lascia la violenza dell’uomo nel corpo e nell’anima di una donna.

L’olivo “Fumo” di Guardialfiera - come sopra veniva sottolineato – è una pubblicazione di poche pagine, ma ricca di riflessioni, che il filo che ci lega alle radici, quando non spezzato, raccoglie nella memoria tanto più se lontano nel tempo. La ragione della decisione dell’autore, che, una volta in pensione, decide di tornare e di edificare una casa sul terreno, già dei nonni, quello dell’olivo Fumo posto nel bel mezzo di una vigna poi franata. Un posto bello, poco lontano dal Liscione, il ponte di un tempo trasformato in diga che sbarra il Biferno, il fiume tutto e solo molisano. E poco sopra il ponte di Annibale e la piana che, prima di diventare Lago di Guardialfiera, raccoglieva i preziosi orti, ricchi di verdure e di frutti di incomparabile bontà e biodiversità, dei guardiesi ortolani, famosi al pari dell’altra metà, gli scalpellini, artisti della pietra estratta da una cava, non lontana dal paese dominato da una bella chiesa con la sua porta santa. Bisogna dire grazie alla memoria e alla costanza dell’autore se oggi il Molise si vanta di essere con: Larino (la città unica al mondo con ben tre varietà di olivo che portano il suo nome), culla nel 1994 dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio e sede dell’unico concorso regionale “Goccia d’Oro”; Venafro, sede del primo Parco dedicato all’olivo; Termoli, sede del primo Parco regionale dedicato alla biodiversità, con l’olivo Fumo protagonista.

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