Italia
Perchè il tappo a vite sulle bottiglie di vino italiano?
Cinque aziende vitivinicole visionarie insieme per raccontare, sostenere e difendere la scelta del tappo a vite nel mondo del vino italiano
09 marzo 2023 | C. S.
È una piccola rivoluzione quella del neonato gruppo de Gli Svitati. Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa, cinque aziende d’eccellenza e pioniere del tappo a vite in Italia, si sono riunite per raccontare, tutti assieme, il loro modo di “fare vino” e, soprattutto, di tapparne le bottiglie, contro i pregiudizi che hanno spesso accompagnato questa tipologia di chiusura.
Le basi del gruppo sono state poste già negli anni ’80, quasi quattro decenni fa, quando le cinque cantine hanno iniziato a riflettere sul possibile utilizzo di altre tipologie di chiusure. Il loro sguardo avanguardista si è inevitabilmente spostato verso le nuove frontiere del vino, che in quel momento già si stavano facendo largo negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda. Anni di viaggi, degustazioni, confronti e giri di vite, ognuno con la propria esperienza, da Mario Pojer che aveva pensato di “sigillare la bottiglia con la fusione del vetro come fosse una fiala per non lasciar passare l’ossigeno” a Graziano Prà che durante un viaggio in Colorado, ad Aspen, aveva avuto una rivelazione assaggiando un Sauvignon Blanc imbottigliato con tappo a vite e venduto a 30 dollari, il primo segnale che il pregiudizio stesse iniziando a tramontare.
Ciò che ha portato i cinque Svitati alla scelta del tappo a vite è l’obiettivo che sta dietro al suo utilizzo: il perfetto mantenimento di quelle qualità organolettiche del vino tanto ricercate e valorizzate dal lavoro in vigneto e in cantina. Grazie alle sue caratteristiche questa tipologia di tappo permette infatti una micro ossigenazione costante, preservando il vino e permettendo un’omogeneità qualitativa anche nel caso di vecchie annate, oltre ad una corretta evoluzione.
“Siamo cinque aziende che cercano la precisione fin nei minimi dettagli, scegliamo i vitigni che più ci rappresentano e le uve migliori, in cantina abbiamo tutto quello che ci può aiutare a produrre un vino di un’altissima qualità. Ma soprattutto abbiamo a disposizione il tappo ideale per mantenerla. Ecco perché non possiamo non approfittarne. La precisione che abbiamo sempre ricercato oggi è anche un atto dovuto, nei confronti del pubblico e nei confronti del vino” commentano all’unisono i produttori.
Il professore Fulvio Mattivi, ricercatore della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, è intervenuto accanto al gruppo de Gli Svitati a sostegno dell’utilizzo del tappo a vite riportando le analisi dell’Australian Wine Research Institute che già nel 1999 ha condotto le prime interessanti sperimentazioni su quattordici diverse tipologie di chiusure del vino compreso il tappo a vite, che presenta una permeabilità all’ossigeno molto più bassa e variabile a seconda del rivestimento utilizzato all'interno del tappo. “Nelle bottiglie con questa chiusura, a distanza di anni, il vino dimostrava un colore ancora brillante e presentava delle caratteristiche organolettiche ideali. Sia per i vini rossi che per quelli bianchi, in queste degustazioni, le bottiglie con tappo a vite erano uguali alle migliori bottiglie con tappo di sughero.”
Il tappo a vite diventa quindi segno di attenzione verso coloro che se ne verseranno un calice, ma anche per tutti i professionisti coinvolti nella filiera. Gli Svitati optano inoltre per questa scelta per la sua sostenibilità: la chiusura è realizzata in alluminio, un materiale rispettoso anche verso l’ambiente.
L’appuntamento dei cinque produttori è stato l’occasione per analizzare come il mercato globale, in particolare negli ultimi otto anni, stia dimostrando un’attenzione sempre maggiore a questa chiusura. Dai dati riportati da Stelvin e Guala Closures oggi quattro bottiglie su dieci sono imbottigliate con tappo a vite, con una percentuale che in Europa Occidentale, storicamente più tradizionalista, è passata dal 29% nel 2015 al 34% nel 2021 (con un 22% in Italia).
Il lavoro di squadra de Gli Svitati vuole essere il punto di partenza di questo nuovo “movimento” del vino, un gruppo di produttori formatosi spontaneamente per rivolgersi ad un pubblico che si dimostra sempre più consapevole, ma anche ad amici produttori – sempre più numerosi – pronti per diventare altrettanto “Svitati”.
Potrebbero interessarti
Italia
Colli Euganei Doc, cambia il nome per aiutare marketing e comunicazione
Dopo quella del Serprino, arriva la semplificazione del nome degli storici vini rossi da uve bordolesi, che enfatizzeranno la loro origine territoriale. Lo ha deciso l’Assemblea dei Soci del Consorzio
06 novembre 2025 | 13:00
Italia
Via libera della Consulta al ristoro dei danni per i caseifici emiliani per il sisma
Corollario della rilevata non omogeneità è l’inesistenza di un mercato comune tra le produzioni DOP e quelle prive di riconoscimento, sicché la concessione del contributo all’una e non anche all’altra categoria di imprese produttrici non può costituire fattore di alterazione della concorrenza.
06 novembre 2025 | 10:00
Italia
Il croissant è la merendina preferita dagli italiani a colazione
Le merendine farcite con creme risultano la netta preferenza (45%) e sono particolarmente apprezzate dalla Gen Z. La seconda scelta ricade sulle merendine farcite con confetture alla frutta
05 novembre 2025 | 12:00
Italia
L'Asti spumante alle ATP Finals di Torino
L’Asti Spumante e il Moscato d’Asti non solo celebreranno le vittorie dei tennisti sul cemento ma accompagneranno anche le attività collaterali organizzate dal Consorzio nel capoluogo piemontese
04 novembre 2025 | 18:00
Italia
Riconosciuto Consorzio Grappa, difendere e valorizzare le indicazioni geografiche è impegno prioritario
Il nuovo Consorzio della Grappa IG Nazionale avrà il compito di vigilare sull'utilizzo corretto della denominazione, promuovere iniziative di valorizzazione e sostenere la diffusione della cultura della grappa italiana nel mondo, rafforzando la competitività del settore
03 novembre 2025 | 12:00
Italia
Vegetariani e vegani in diminuzione: in Italia solo il 2,3% si dichiara vegano
Il settore plant based fattura in Europa 6 miliardi di euro, l'Italia è al terzo posto per produzione e consumi dietro a Germania e Inghilterra e produce un giro di affari di circa 640 milioni di euro
03 novembre 2025 | 10:00