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Successo per la sperimentazione della produzione di uva a residuo zero

Successo per la sperimentazione della produzione di uva a residuo zero

Chiudendoli all'interno di sacchetti in carta, i grappoli vengono protetti da parassiti e spore fungine, ma si abbattono del tutto i trattamenti, preservando le caratteristiche qualitative e organolettiche

27 ottobre 2021 | C. S.

Rendere la produzione ecosostenibile e a residuo zero. Questa è l'esigenza che ha spinto l'organizzazione di produttori Op Agritalia a sperimentare la tecnica dell'insacchettamento dell'uva da tavola direttamente sulla pianta.

Chiudendoli all'interno di sacchetti in carta, i grappoli non solo vengono protetti dagli agenti esterni quali parassiti e spore fungine, ma si abbattono del tutto i trattamenti (e, di conseguenza, i residui), al contempo preservando le caratteristiche qualitative e organolettiche del prodotto stesso.

"Abbiamo avviato una produzione di uva da tavola a residuo zero perché consideriamo il benessere dei nostri clienti un obiettivo fondamentale del nostro lavoro". È questo il commento di Michele Laporta, presidente della Op Agritalia, organizzazione di produttori con sede a Barletta (Puglia) che ogni anno produce 4.000 tonnellate di uva da tavola, commercializzate nei canali della Gdo e nei mercati all'ingrosso del nord Italia.

Da sempre impegnata nel rispetto dell'ecosistema, Op Agritalia garantisce la qualità di una filiera controllata, offrendo al consumatore un'ampia gamma di prodotti provenienti da un'agricoltura biologica.

"Questa tecnica - aggiunge Michele Laporta - ci permette anche di ottenere un altro grande risultato in tema di sostenibilità ambientale: mantenere più a lungo il frutto sulla pianta, consentendoci così di diminuire il consumo energetico. Riusciamo quindi ad aiutare l'ambiente e a fornire al contempo al consumatore un prodotto sempre fresco, appena tagliato".

Con l'insacchettamento si ottengono parametri decisamente performanti in tema di peso del grappolo, fragranza degli acini, diametro delle bacche e consistenza della polpa. L'uva che completa il ciclo di maturazione all'interno del sacchetto di carta presenta, infatti, caratteristiche organolettiche, estetiche e sanitarie totalmente soddisfacenti. Quindi non solo rispetto dell'ambiente e sicurezza alimentare, ma anche grande qualità.

"Una produzione pulita, che ci permette di guardare all'agricoltura come a un sistema complesso in continua evoluzione - sottolinea ancora il presidente di Op Agritalia - e che si pone l'obiettivo di anticipare i cambiamenti di mercato, cui il settore agroalimentare è sempre più spesso soggetto".

"Seppure tale tecnica richiede un aggravio di costi, i risultati che stiamo ottenendo in termini di qualità sanitaria a beneficio dei consumatori sono molto promettenti. La grande distribuzione organizzata italiana sta ritirando e distribuendo il prodotto in maniera ottimale. Agricoltura moderna significa anche aumentare quantità e qualità delle produzioni e, allo stesso tempo, diminuire l'impatto ambientale al fine di garantire un prodotto ecosostenibile e tracciabile, dalla vigna alla tavola"

A partecipare al processo di sperimentazione, anche l'Università degli Studi di Foggia che, già da cinque stagioni, fornisce supporto nel monitoraggio del prodotto per verificare tutti gli aspetti qualitativi dell'uva, sino all'arrivo sulla tavola del consumatore.

"Attraverso lo studio dei dati, l'Università verifica le variazioni, non solo dal punto di vista esterno (colore, consistenza), ma anche dal punto di vista del contenuto interno (zuccheri, acidi, carotenoidi, vitamina C, attività antiossidante) che intervengono nel metabolismo del grappolo", spiega Laura De Palma, prof.ssa di arboricoltura generale presso l'ateneo pugliese, aggiungendo: "Un monitoraggio che effettuiamo direttamente in campo, dove il prodotto resta fino a quando non viene raccolto per arrivare direttamente nei mercati di destinazione".

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