Italia
PER LA SICUREZZA ALIMENTARE OCCORRE UN PIANO ADEGUATO ED EFFICACE
Alla quarta edizione di Sanit, è emersa l'esigenza di dotarsi di una struttura leggera che si ponga da interfaccia con l’Autorità europea e a servizio di Regioni e ministeri competenti. Nel frattempo la Regione Lazio ha adottato un modello che punta a valorizzare le strutture già esistenti
05 maggio 2007 | Alfonso Pascale
La quarta edizione di Sanit, mostraâconvegno internazionale di tecnologie, mezzi e servizi per la salute, che si è svolta nei giorni scorsi nella nuova Fiera di Roma, è stata lâoccasione per discutere di sicurezza alimentare. Si sono confrontati esponenti del Ministero della Salute, delle Regioni e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (II.ZZ.SS.).
Il dibattito si è concentrato sulle modalità e gli strumenti per assicurare unâuniforme ed integrale applicazione della nuova regolamentazione europea messa a punto a seguito delle emergenze alimentari degli ultimi anni e della liberalizzazione degli scambi commerciali internazionali.
La normativa europea
Per l'Ue la sicurezza alimentare non è garantire lâassenza di rischi, ma adottare ogni misura necessaria per ridurne lâimpatto sui consumatori, intervenendo sui processi produttivi e assicurando una informazione corretta e trasparente, orientata perfino a modificare gli stili alimentari.
Si tratta, in sostanza, di rendere interdipendenti tre fasi essenziali: la creazione di un sistema informativo per raccogliere e ordinare tutti i dati, lâanalisi del rischio sulla base delle informazioni raccolte e la comunicazione indipendente nei confronti dei consumatori.
Lâinterazione di queste tre fasi è, tuttavia, possibile se verrà istituita anche nel nostro paese lâautorità nazionale per la sicurezza alimentare. A tale proposito il Sottosegretario alla Salute Giampaolo Patta ha annunciato che il nuovo organismo sarà presto varato.
I compiti dellâautorità nazionale
Eâ auspicabile che si tratti di una struttura leggera in grado di svolgere una serie di compiti ben definiti:
1) identificare, raccogliere e analizzare i dati utili per sorvegliare il rischio alimentare;
2) predisporre i pareri scientifici e i rapporti di valutazione del rischio;
3) collaborare con lâ European Food Safety Authority (EFSA) e altri organismi internazionali;
4) redigere programmi di ricerca scientifica.
Gli obiettivi dellâautorità nazionale dovrebbero essere assegnati da un comitato di indirizzo e programmazione costituito collegialmente dai Ministri competenti (Salute, Politiche agricole e Sviluppo economico) e da una rappresentanza della Regioni. Lâautorità nazionale dovrebbe, inoltre, essere affiancata da un forum consultivo, di cui facciano parte i consumatori e gli operatori del sistema agroalimentare, e da un comitato scientifico.
Giustamente le Regioni spingono affinché lâautorità nazionale sia collocata al di fuori del Dipartimento di Sanità pubblica veterinaria Alimenti e Nutrizione del Ministero della Salute, poiché questa struttura è tra quelle deputate alla gestione del rischio. In siffatta collocazione distinta, essa potrà meglio interagire con le Regioni, garantendo la cooperazione dei vari sistemi informativi, definendo un nomenclatore comune e formulando le regole per la qualità e lâaccreditamento delle autorità competenti ai diversi livelli istituzionali ai fini della gestione del rischio, per fare in modo che tutte le componenti del sistema raggiungano gli standard di equivalenza dellâUnione europea.
La rete degli Istituti Zooprofilattici
Già ora gli II.ZZ.SS. svolgono un ruolo rilevante per la sicurezza alimentare: stanno, infatti, raccogliendo e ordinando, ciascuno per il territorio di competenza, le informazioni relative allâidentità , qualità e sicurezza non solo degli alimenti di origine animale ma di tutti i prodotti alimentari che costituiscono il Made in Italy, a partire da quelli tradizionali, nellâambito di un sistema informativo comune.
Questa attività non è finalizzata solo allo studio dei pericoli collegati allâalimentazione e dunque allâanalisi del rischio, ma offre anche lâopportunità di raccogliere informazioni più dettagliate, indispensabili per conoscere, valorizzare e tutelare meglio i prodotti, a partire dai dati riguardanti la ricchezza di flora lattica e di quella probiotica, le caratteristiche di biocompetizione in riferimento ai patogeni, quelle nutrizionali e talora nutraceutiche, la presenza di acidi grassi insaturi e di antiossidanti, fino alle notizie concernenti le qualità salutistiche.
La Regione Lazio gioca dâanticipo
Mentre continua il confronto sullâautorità nazionale, la Regione Lazio ha adottato, su iniziativa dellâAssessore alla Sanità Augusto Battaglia, un modello che punta alla valorizzazione di tutte le strutture esistenti, evitando di aggiungerne di nuove. Lâ indirizzo e il coordinamento in materia di sicurezza alimentare sono svolti dallâAssessore alla Sanità , che opera di concerto con gli Assessori allâAgricoltura e alla Tutela dei consumatori. Inoltre, lâintegrazione di tutte le attività di controllo sugli alimenti, che vengono svolte sul territorio regionale, è assicurata dal Nucleo di coordinamento dei controlli; mentre per dar voce alle istanze dei consumatori e degli operatori delle filiere alimentari si è dato vita ad un Comitato consultivo dei consumatori e delle imprese. Infine, vengono individuati altri due organismi, la Consulta tecnico-scientifica e il Centro studi regionale per lâanalisi e la valutazione del rischio alimentare. Questâultimo è già da qualche anno attivo presso lâIstituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana e rappresenta lo strumento dellâamministrazione regionale per la raccolta, il confronto, lâanalisi e la sintesi dei dati tecnici e scientifici presenti sul territorio laziale: esso riceve dati e informazioni utili da tutti i soggetti implicati e a sua volta offre loro un sistema informativo per la condivisione e lo scambio delle informazioni. Il Centro studi andrà ora opportunamente potenziato per offrirsi come polo tecnico-scientifico della Regione Lazio in materia di sicurezza alimentare e corrispondere alle attese dei consumatori e del sistema produttivo regionale
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