Italia
Produzione d'olive abbondante ma rese in olio basse, costi alle stelle ma prezzi stabili: tutte le apparenti contraddizioni nel centro nord olivicolo
Il Centro-Nord Italia si sta avviando verso la chiusura della campagna olearia. Abbiamo allora voluto fare il punto con i protagonisti, olivicoltori e frantoiani, in un turbinio di emozioni e di dati, di sensazioni e di conti, tra soddisfazione e tensione
20 novembre 2020 | Alberto Grimelli
Ormai una campagna olearia normale ce la dovremo scordare.
Quando non c'è la quantità i prezzi sono alti, se c'è la qualità arriva la mosca, se non c'è la mosca c'è il meteo e le rese basse.
Nella situazione di difficoltà dell'Italia olivicola del 2020, si salva solo il Centro-Nord. Questo dicono le statistiche, con incrementi a doppia cifra in molte regioni che quindi fanno ben sperare che, in una campagna anomala, qualcuno ci abbia davvero guadagnato. Ma è davvero così?
Per capirlo davvero occorre fare una ricognizione tra gli operatori, olivicoltori e frantoiani, ancora alle prese con la raccolta. Ne abbiamo sentiti tanti in questi giorni. Vi presentiamo, senza aver la pretesa di essere esaustivi, uno spaccato della situazione che abbiamo raccolto.
Speravamo, lo dobbiamo ammettere, ci sarebbe stata maggiore euforia ed entusiasmo, invece abbiamo raccolto anche tanta preoccupazione e frustrazione.
Partiamo allora dalla Toscana, regina dei segni positivi, accreditata con un +30% nella produzione dalle stime ufficiali. “Siamo sulle stesse quantità dell'anno passato – ci dice Giulio Fontana di Terre dell'Etruria – è una campagna media con l'area costiera che soffre e quella più interna che gioisce. Le rese sono state inizialmente basse, 10-11%, ma poi sono salite anche se siamo, come media, 2-3 punti sotto al livello degli anni scorsi.”Alta qualità, però, aiutata anche dal clima fresco di ottobre ma prezzi stabili rispetto allo scorso anno. In controdendenza, nel Lazio, vi è Latina con Cosmo di Russo che lamenta una produzione che è solo il 35-40% di quella di una campagna normale, “tutta colpa dell'alternaza di produzione e di un meteo incostante durante la fioritura, oltre a un attacco di tignola molto precoce, già a aprile si vedevano gli adulti.” Poca qualità ma ottima qualità e prezzi che hanno seguito il trend della produzione con quotazioni di 120 euro/quintale di olive all'inizio della campagna “quando le rese erano molto basse, anche l'8,5%. Poi per fortuna da metà ottobre si sono alzate al 13% circa”.
Un salto al di là del mare ora, in Sardegna, dove Leonardo Delogu è molto soddisfatto della qualità dell'olio ottenuto ma con qualche problema di carico, “il meteo non ha aiutato e abbiamo, anche all'interno dello stesso oliveto, una situazione a macchia di leopardo, con olivi carichi e olivi scarichi.” Rese basse a metà ottobre, 10-12%, per salire anche al 19%, con un aumento che è stato progressivo dai primi di novembre. “Credo manterrò i prezzi stabili – ci dice Leonardo – a 9-10 euro al litro.” A macchia di leopardo anche la campagna olearia nelle Marche che registra un buon dato produttivo, ma dopo due campagne molto scarse. “Senza mosca finalmente, la qualità è ottima – annuncia Ugo Agostini – con rese quasi nella norma al 12-15% e prezzi che si sono mantenuti in linea con gli anni passati, dai 70 ai 100 euro/quintale per le olive.” A preoccupare sono le vendite, con l'Horeca fermo e la paura di veder rimanere l'olio invenduto, nonostante le quotazioni rimangano a 15-15 euro al litro, come l'anno scorso.
Prezzi addirittura più bassi in Liguria dove Alessandro Genoni di Casa Olearia Taggiasca afferma che le quotazioni dell'olio di varietà Taggiasca, non certificato Dop, sono di “10 euro/kg” con rese che sono state basse all'inizio, al 12% quando si cominciava spesso già col 20%. “la qualità è però molto buona.” Di ottimo umore Mirko Sella dell'azienda San Cassiano in quel della provincia di Verona (Veneto), che ha scampato la grandinata che ha colpito l'area a fine agosto. “Ho perduto il 30% del raccolto ma con una quantità straordinaria e rese nella media al 10-12%. Un olio di ottima qualità, anche se poco amaro.”
In Umbria sentiamo la voce di Stefano Gaudenzi, appena sveglio dopo la notte passata in frantoio: “buona la produzione, con olive molto belle ma indietro come maturazione. Prova ne è la resa con le Moraiolo che hanno una resa del 13% contro il 18% di altri anni nelle parti più alte delle colline, più in pianura si fa anche l'11%.” E' un olio un poco più diverso rispetto al solito, meno amaro e piccante. “Solo a noi, a causa delle rese basse, mancano 200 quintali di olio nelle cisterne se lo rapportiamo alla quantità di olive molite. Questo in alcune aree ha innescato un calo dei prezzi delle olive, pagate anche 60 euro a quintale.” E' preoccupato Stefano per i costi saliti alle stelle ma “i prezzi che devono rimanere gli stessi dello scorso anno, causa Covid.” Decisamente arrabbiato con il governo è invece Massimiliano D'Addario in Abruzzo: “qualcuno lo deve dire che chiudendo ristoranti e bar ci mettono sul lastrico, sono il 45% del mio mercato”. Lui è felice per qualità e quantità ma rammenta i pianti dei colleghi nella provincia di Chieti che soffrono un abbattimento della produzione. “Qui siamo partiti con l'8% di resa. Sarebbe stato insostenibile continuare così, per fortuna dal 25 ottobre sono salite fino ad arrivare al 18-19% di oggi. I costi sono saliti, manterremo i prezzi stabili ma speriamo non ci chiedano sconti o perderemmo denaro.”
Ragionamenti molto simili a quelli di Clemente Pellegrini, nel centro della Toscana: “è l'annata più fortunata da molto tempo a questa parte per quantità. Mosca assente e temperature ottimali a ottobre per la qualità.” Un appunto sulle rese, più basse di 2-3 punti rispetto agli anni scorsi. “Il problema è il prezzo. Le olive venivano quotate 80-100 euro a quintale, solo un 10 euro in più per il biologico. L'olio Dop Chianti Classico ha una quotazione intorno a 11 euro/kg, l'Igp Toscano a 9 euro/kg circa. Così i margini sono inesistenti. Per fortuna c'è una giovane generazione di olivicoltori che sta investendo in qualità e comunicazione per differenziarsi.” Anno brillante sotto il profilo quanti-qualitativo per Pietro Scibilia, nel nord del Lazio: “abbiamo avuto una produzione sopra le aspettative ma all'inizio della stagione rese troppo basse, inferiori al 10%. Poi si sono stabilizzate intorno a percentuali più usuali ma all'inizio è stata una lotta con gli olivicoltori che accusavano i frantoiani di rubar l'olio.” Qualità ottima ma prezzi molto bassi, bastano 55-65 euro a quintale di olive. “Tutta colpa anche di un mercato che si è improvvisamente fermato. Fino ai primi di novembre le vendite procedevano bene, poi il brusco rallentamento.” Entusiasta della qualità della sua Dritta in Abruzzo è Claudio Di Mercurio del frantoio Hermes: “ci sta regalando sentori che non ricordavano da anni anche se con rese più basse del solito, il 13% contro il 15-16% delle passate stagioni”. Una qualità che è riuscita a tenere alti i prezzi delle olive, mai scesi sotto i 70 euro a quintale e quelli dell'olio che, in vendita diretta, resteranno fermi a 8 euro/kg. “C'è il Covid, le famiglie sono in ristrettezze ed è una situazione molto diversa dal primo lockdown in cui tutti si mettevano a cucinare. Oggi occorre ragionevolezza, da parte nostra e dei consumatori. Comprate italiano!”
Un appello, quello di comprare italiano, che ci sentiamo di condividere appieno.
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