Italia
Agea regala 8 milioni di euro agli imbottigliatori d'olio d'oliva
La gara a procedura ristretta di Agea è solo un grande favore all'industria olearia. Lo Stato italiano, con le tasse pagate anche da olivicoltori e frantoiani, acquisterà olio comunitario ed extracomunitario a meno di 3 euro al litro
31 luglio 2020 | Alberto Grimelli
Con gara d'appalto del 3 luglio scorso (2600452), Agea si accinge a regalare poco meno di 8 milioni di euro agli imbottigliatori oleari italiani.
La gara d'appalto, infatti, prevede l'acquisto da parte dello Stato italiano per l'assegnazione agli indigenti di olio extra vergine di oliva, in bottiglia da litro, per un totale di 7 milioni 980 mila euro, al ribasso a partire da una base d'asta di 3,2 euro al litro.
E' ovvio, a base d'asta di 3,2 euro al litro, che è impossibile che in quelle bottiglie finisca anche solo un goccio di olio nazionale.
La stessa gara, infatti, nulla dice sull'origine del prodotto. Pone come limite solo che sia tracciato e che rispetti quanto previsto dal punto 1 dell'allegato 1 del regolamento di esecuzione Ue 1348/2013, ovvero sia extra vergine.
La gara si è chiusa e, a quanto risulta a Teatro Naturale, verrà vinta da qualche grande imbottigliatore sulla base di un prezzo vicino ai 2,5 euro al litro.
E' già tanto, dunque, se agli indigenti andrà olio extra vergine di oliva spagnolo e non una miscela di olio comunitario ed extracomunitario, leggasi tunisino. Si tratta della stessa base oleicola di cui sono pieni oggi gli scaffali dei supermercati con offerte a 2,9 euro al litro o meno.
Dunque cosa c'è da scandalizzarsi? Lo Stato italiano acquisterà lo stesso olio che può acquistare una catena della Grande Distribuzione da un imbottigliatore qualsiasi, più o meno alle stesse condizioni economiche.
Lo scandalo c'è eccome se consideriamo che, se è vero che nelle ultime settimane le vendite di olio extra vergine di oliva sono in affanno (non è un caso che siano tornate le promozioni commerciali aggressive), è anche vero che gli affari degli imbottigliatori, durante il lockdown, sono andati a gonfie vele, con crescite a doppia cifra.
Si fa un favore, quindi, agli unici imprenditori che hanno guadagnato durante la crisi Covid-19, andando invece a penalizzare fortemente il mondo produttivo nazionale che a causa della pandemia è in estrema difficoltà.
Le misure per gli indigenti, si sa, non servono infatti solo per aiutare i cittadini più in difficoltà ma anche le filiere agroalimentari che hanno subito i contraccolpi della crisi.
Agea, tra fine giugno e inizio luglio, ha infatti messo a gara anche la fornitura per gli indigenti di “prosciutto DOP” (8826 del 6 luglio 2020), “Parmigiano Reggiano DOP” (2595533 del 25 giugno 2020), “Grana Padano DOP” (2596551 del 26 giugno 2020).
Si tratta di filiere, italiane al 100%, che avevano bisogno di aiuto per svuotare i magazzini e lo Stato italiano ha correttamente colto due piccioni con una fava: aiutato l'agricoltura e gli indigenti.
Quindi si poteva assolutamente realizzare un bando per olio extra vergine d'oliva Dop, Igp o almeno 100% italiano.
Investendo la stessa cifra, 8 milioni di euro, e prevedendo una base d'asta da 4 euro al litro, si sarebbero potute aggiudicare circa 2 milioni di bottiglie di ottimo extra vergine nazionale (2000 tonnellate), riducendo lo stock oleario che la stessa Ministro Bellanova, pochi giorni fa, ha indicato come insolitamente elevato. La misura avrebbe aiutato, tra l'altro, a tenere sostenuta la quotazione dell'extra vergine italiano in un momento dell'anno che, tradizionalmente, vede qualche tensione sui prezzi.
Alla peggio, volendo salvaguardare anche i volumi complessivi dell'operazione per gli indigenti, si sarebbe potuta realizzare una gara per solo olio extra vergine di oliva Dop/Igp e una per olio extra vergine di oliva comunitario ed extracomunitario, dando comunque un segnale di attenzione alla filiera olivicola italiana.
Neanche questo è stato fatto.
E non mi si venga a dire che gli imbottigliatori che hanno partecipato al bando sono filantropi, per favore. Considerando il costo di approvvigionamento oggi, meno di 2 euro/kg e i costi di imbottigliamento con una bottiglia generica da litro, il margine di guadagno dell'operazione spot può essere come minimo di 30 centesimi al litro. Ovvero un utile di un milione di euro.
Il bando di gara Agea è uno scandalo perchè aiuterà sì un po' di cittadini in difficoltà economica, gli indigenti appunto, ma andrà ad arricchire chi già ha fatto affari d'oro durante il lockdown, penalizzando invece chi ha già pagato un alto prezzo a causa del Covid-19: olivicoltori e frantoiani.
Di più olivicoltori e frantoiani saranno cornuti e mazziati perchè saranno anche le loro tasse a finanziare la gara d'appalto Agea a tutto beneficio degli imbottigliatori.
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Accedi o RegistratiRoberto Romani
01 agosto 2020 ore 14:07Mi chiedo se il ministro Bellanova ne era al corrente. Ma che lo fosse o no, la risposta è medesima. Perché? Da sempre il settore primario in Italia viene penalizzato, spesso a favore di altri paesi. Quando, chi ci governa, inizierà a pensare ai propri operatori agricoli? Siamo allo stremo....
Mauro Galardi
01 agosto 2020 ore 00:12Una vergogna . Questo è vero e proprio " caporalato" nei confronti degli olivicoltori italiani che sono costretti a lavorare con paghe da fame per loro stessi e per i loro dipendenti!
Giovanni Fazzina
31 luglio 2020 ore 12:31Ma le associazioni dei produttori ed i consorzi vari dove sono?
giampaolo sodano
01 agosto 2020 ore 14:19caro alberto, quando due giorni fa sono occasionalmente venuto a sapere di questa "porcata" ho fatto fatica a crederci fino a quando ieri ho preso visione del bando di gara. il testo è clamoroso. merita una interrogazione parlamentare. chiama in causa ministro e sottosegretario all'agricoltura. domanda ai noti governatori della puglia, sicilia e calabria come difendono le loro produzioni oliviocle. e i giornalisti? e infine le famose organizzazione dei produttori ad iniziare dalla coldiretti. insomma caro alberto un assordante silenzio. le tangenti sono uno scandalo, ma questo è molto peggio: è una marchetta sulla pelle dei contribuenti e dei consumatori. si tratta di un "olio" che due noti operatori del settore indagati qualche anno fa per frode in commercio definivano "merda".