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E' MORTO GIUSEPPE AVOLIO, SI E' BATTUTO PER L'AFFERMAZIONE DELLA DIGNITA' E CENTRALITA' DEL MONDO AGRICOLO

Una vita dedicata alla valorizzazione degli agricoltori. Per essi ha lottato contribuendo affinché divenissero imprenditori a pieno titolo. Fondatore e presidente della Cic-Confcoltivatori, divenuta poi Cia-Confederazione italiana agricoltori. Esponente socialista e parlamentare. Un grande impegno anche a livello internazionale. Apprezzato giornalista e scrittore. Numerosi i riconoscimenti e le onorificenze

01 novembre 2006 | C. S.

Un vero protagonista della vicenda agricola italiana degli ultimi cinquant’anni ed esponente di spicco della vita politica del nostro Paese dall'immediato dopoguerra ad oggi. Così si può definire la fìgura di Giuseppe Avolio, scomparso oggi a Roma dopo una lunga malattia, che, prima da attivista ed esponente socialista, poi da parlamentare e, infine, da presidente di una delle maggiori organizzazioni professionali agricole italiane, Cic-Confederazione italiana coltivatori, poi divenuta Cia-Confederazione italiana agricoltori, si è impegnato con forza, determinazione e grande caparbietà per lo sviluppo dell’agricoltura e della sua affermazione nei mercati europei e mondiali, per la tutela dei produttori.

Una vita dedicata al riscatto della gente dei campi che con Avolio “conquista” dignità, ruolo e rispetto. Niente più “cafoni” e “zappaterra”, ma imprenditori a pieno titolo.

Il mondo agricolo italiano ha avuto in Giuseppe Avolio (Peppino, come lo chiamano gli amici) un formidabile combattente. Lo troviamo fin dall’inizio degli anni ‘50 battersi con accanimento, sempre pronto alla lotta sindacale, per tutelare il lavoro e gli interessi dei contadini che vivono in una condizione di precarietà.

Riconoscimenti di lealtà, onestà, dignità, impegno totale per il settore e la grande capacità vengono da tutti gli esponenti politici, economici e sindacali con i quali Avolio, pur restando fermo e coerente con le sue idee, ha e ha avuto rapporti franchi, leale antagonismo e fattiva collaborazione. Il tutto per precisi obiettivi: l’affermazione della democrazia e della libertà, lo sviluppo socio-economico, la valorizzazione dell’agricoltura.

Avolio nasce ad Afragola (Napoli) da Francesco e Nuzzo Antonietta il 10 dicembre del 1924. Compie gli studi classici a Napoli. Di antica famiglia socialista -il nonno Giuseppe e il padre Francesco, ferroviere, non furono mai iscritti al fascismo- Avolio diventa antifascista nel 1942. Chiamato alle armi nell’agosto del 1943, appena diciottenne, è catturato dai tedeschi a Torino la sera stessa dell’8 settembre e deportato in Germania. Rimane due anni in campo di concentramento, prima a Lathen e poi a Remschheid, in Renania Westfalia. Liberato dagli americani nel maggio 1945 (pesava 38 kg), fonda e dirige, nel campo di Dusseldorf-Eller, col permesso delle autorità alleate, il giornale “La libera uscita”, destinato ai prigionieri di guerra italiani della zona.

Tornato dalla prigionia, fonda “L’Eco Afragolese”, settimanale di vita cittadina, che diventa lo strumento critico di ogni sopruso. Il giornale cessa le pubblicazioni subito dopo il referendum istituzionale. Nel gennaio 1946 è eletto segretario della sezione del Psi di Afragola.

Dal ‘48 al ‘50 dirige l’edizione napoletana dell’“Avanti!”, che si qualifica anche come giornale cittadino attento alle esigenze di rinascita civile della città martoriata dalla guerra e dalla duplice occupazione tedesca e alleata.

Alla fine del 1952, dopo essere stato segretario della Camera del lavoro di Salerno, ricopre a Napoli l’incarico di vicepresidente dell’Acmi (Associazione contadini del Mezzogiorno d’Italia), primo tentativo di dar vita ad una associazione professionale di produttori agricoli, autonoma dai sindacati. Nel 1955, quando si costituisce, a Roma, l’Alleanza Nazionale dei Contadini, viene eletto vicepresidente, prima con Grieco e poi con Sereni.

E’ stato più volte eletto Consigliere comunale ad Afragola, prima con il Psi e poi con il Psiup.

E’ eletto deputato la prima volta nel 1958 e rieletto nel 1963 nelle liste del Psi; nel 1968 è eletto deputato nelle liste del Psiup, sempre per la circoscrizione Napoli-Caserta.

Giuseppe Avolio ha svolto intensa attività parlamentare: segretario della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati dal 1958 al 1963; relatore di minoranza sulla legge speciale per Napoli e sulla legge di rilancio della Cassa del Mezzogiorno, partecipa a tutti i grandi dibattiti sulla politica generale e su quella economica e sociale del tempo.

Autore di numerose proposte di legge, tra le quali si segnalano quella per la riforma della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari e quella per la riforma affitti dei fondi rustici.

Con l’avvento del centrosinistra, Avolio è tra i promotori del nuovo Psiup ed è eletto nella Direzione. Nel 1972, ritorna nel Psi ed è eletto nella Direzione nel Congresso di Genova.

Dal 1973 al 1977, assume l’incarico di responsabile nazionale della politica agraria della Direzione del Psi. Da questo posto di responsabilità si batte per la ristrutturazione delle organizzazioni agricole e propone la convocazione di una “costituente per l’unità nelle campagne”.

Nel dicembre 1977, a conclusione del processo costituente per l’unità nelle campagne, nasce la Confederazione italiana coltivatori, organizzazione laica, cioè non ideologica, autonoma dai partiti dai sindacati e dai governi. Varie organizzazioni (Alleanza Nazionale dei Contadini, Federmezzadri-Cgil, Uci) si unificano dando vita alla nuova Confederazione. Il Congresso costituente elegge Giuseppe Avolio presidente della Confcoltivatori, incarico riconfermato nei successivi Congressi fino all’ultimo del 1992 (V Congresso Cic) che cambia la denominazione da Confederazione italiana coltivatori a Confederazione italiana agricoltori.

Avolio guida la Cia fino all'ottobre del 2000, dopo aver portato avanti tantissime battaglie e raggiunto moltissime conquiste per gli agricoltori italiani.

Nel 2001 diviene presidente della Fondazione ABC per il progresso dell'agricoltura. E anche in questa veste ottiene importanti risultati per il mondo agricolo e per i suoi operatori.

Avolio è stato componente del Comitato Esecutivo della Federazione Internazionale dei Produttori Agricoli (Fipa). Dal 1991 è presidente del Comitato Mediterraneo della stessa organizzazione, che egli stesso ha promosso. In tale qualità ha svolto un ruolo importante per favorire la collaborazione tra le organizzazioni agricoli dei diversi Paesi del Bacino, contribuendo in via diretta a facilitare anche la soluzione del conflitto arabo-israeliano. In detto Comitato, infatti, già prima della firma del Trattato di pace, arabi e israeliani collaboravano per il progresso dell’agricoltura.

Giuseppe Avolio ha svolto una feconda attività pubblicistica, collaborando con i maggiori quotidiani italiani e con le più autorevoli riviste di cultura, italiane e straniere.

Giornalista professionista, ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tra le quali si segnalano: “Agricoltura e Sviluppo”, Marsilio editore; “L’impresa agraria”, editrice Monteverde; “La riforma agraria negli anni ‘50”, De Donato editore, in collaborazione con altri autori; “I contadini verso l’impresa”, interviste con Antonio Saltini, Edagricole Bologna. Nel 1989 pubblica, presso l’Editore Marsilio, il libro “L’utopia dell’unità”, che affronta il tema dell’azione della “sinistra” per costruire in Italia una nuova società, giunto alla seconda edizione. Ultima sua opera è “Terra e libertà”, edita da “Il Ponte editore”.

Dal 1983 è socio dell’Accademia nazionale di Agricoltura, con sede a Bologna, e dal 1989 anche dell’Accademia Nazionale dei Georgofili, con sede a Firenze.

Avolio riceve un importante riconoscimento per il suo impegno a favore dell'agricoltura europea dalla Repubblica di Francia che gli conferisce la Gran Croce al Merito.

Dal 1991 Avolio svolge nell’Istituto per la documentazione e gli studi legislativi (Isle) l’attività di professore tenendo, per l’annessa Scuola di scienza e tecnica della legislazione, un corso annuale di Storia della legislazione agraria in Italia e nell’Unione Europea.

Fabio Fabbri, al momento del commiato di Avolio dalla Sezione Agraria del Psi, ha scritto di lui: “E’ sempre stato sorretto da una grande volontà di carattere, di cambiare le cose, di far prevalere le idee giuste e avanzate. E da Avolio abbiamo imparato: l’agricoltura non é una questione che riguarda pochi esperti o addetti ai lavori. Non ci si può occupare di agricoltura senza avere una visione completa dei problemi dell’economia e della politica”.

Elementi questi che si ritrovano nell’appello ai coltivatori italiani lanciato dalla Cic al momento della sua costituzione. La Confederazione -si afferma- intende operare per costruire in Italia un’agricoltura specializzata-industrializzata, fondata su forme libere e volontarie di cooperazione e associazione capace di assicurare occupazione e redditi giusti ai coltivatori e prodotti sufficienti -a prezzi equi- ai coltivatori. Una Confederazione che si propone di valorizzare l’impresa e di sollecitare l’impegno delle Regioni per uno sviluppo agricolo programmato collegato all’industria e al mercato.

Il giornalista Giovanni Martirano riconosce in Avolio il merito di aver costruito un’organizzazione agricola, prima Cic e poi Cia, tra le più prestigiose in sede nazionale e internazionale, “colmando una lacuna che in passato non poco ha nociuto allo sviluppo del Paese e della sua agricoltura”.

La coerenza e l’impegno di Avolio hanno pieno riscontro nelle sue mille battaglie per l’agricoltura, ma soprattutto per l’affermazione della giustizia, della libertà e dell’uguaglianza. Sempre sorretto dalle sue idee, non si è tirato mai indietro, anzi è andato avanti senza timore, con la forza di un uomo di grandissima e profonda dignità, che affronta gli ostacoli avendo come obiettivo il bene comune.

Uno spirito indomito che -come lo stesso Avolio amava ripetere- ha in Leopardi un modello di vita e di pensiero. “Leopardi -affermava- mi ha sorretto sempre nei momenti difficili della mia vita, ricca di sconfitte. Per Leopardi, infatti, l’uomo migliore è quello che dice no anche se sa di ciò che lo danneggerà. Dire di no pur sapendo di perdere è la vera virtù dell’uomo. E’ l’appello de “La Ginestra”, che mi ha permesso di resistere alle SS e che ancora mi affascina”.

Questo è Peppino Avolio, un uomo che ha spinto e guidato il cambiamento dell’agricoltura italiana. Per questo egli, anche dopo aver lasciato la presidenza della Cia (ottobre del 2000), ha continuato ad essere “faro illuminante” di un mondo, appunto quello agricolo, bisognoso ancora di scelte ed intuizioni come quelle che proprio Avolio ha dato per oltre cinquant’anni.



Fonte: Cia

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