Italia
Made in Italy sì. Made in Padania no. E' bufera sulla Pomì
Dopo la provocatoria pubblicità del noto marchio, che reclamizzava la provenienza esclusivamente nordica dei pomodori utilizzati per la propria salsa, è scoppiata la bagarre col ministro Nunzia De Girolamo in prima fila
07 novembre 2013 | C. S.
L'azienda di conserve Pomì ha pubblicato sulla homepage del proprio sito una cartina delle penisola italiana nel quale viene sottolineata in maniera inequivocabile l'origine del prodotto utilizzato, proveniente dalle zone della pianura padana.
"Il nostro pomodoro - si legge sul sito - proviene dalle aziende agricole associate nel consorzio Casalasco del pomodoro, la cui sede eè in provincia di Cremona.”
Non una parola sulle conserve campane o sulla salubrità dei pomodori provenienti dal sud e dalla terra dei fuochi in particolare.
La promozione della Pomì è però bastata a scatenare la bufera con la politica in prima fila.
Il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo sottolinea che "sconcerta che una primaria azienda abbia sentito la necessità di specificare non solo che il suo pomodoro è italiano, ma che proviene da determinate regioni, quelle settentrionali. Il made in Italy è unico e indivisibile e se qualcuno pensa di andare sui mercati internazionali con un'identità di provincia appartiene a un mondo che non esiste più. Forse quell'azienda non s'è resa conto del gravissimo danno arrecato a migliaia di produttori onesti che tra mille difficoltà lottano ogni giorno per garantire un prodotto sano e d'eccellenza” Il ministro ha consigliato alla Pomì di “scusarsi con i lavoratori prima e con i consumatori dopo”
Non dello stesso avviso, però, l'assessore all'agricoltura della Lombardia. “Troviamo imbarazzante e retrograda la polemica che si è scatenata e che accuserebbe di razzismo un'azienda come il consorzio Casalasco del pomodoro, cui il marchio Pomì appartiene - afferma Gianni Fava - accusare Pomì di pubblicizzare la provenienza del prodotto attraverso la tracciabilità, solo perchè proviene dal distretto del pomodoro del nord, è insensato e razzista". L'assessore poi aggiunge: "se poi alcuni vogliono leggere una nota di razzismo perchè il distretto del pomodoro del nord non ha a che fare con il lavoro nero o con la terra dei fuochi della Campania, allora siamo davvero a una interpretazione pesantemente distorta della realtà che offende il nord e un'azienda sana che trasforma pomodoro garantito del luogo".
A scagliarsi contro la Pomì però è anche l'Anicav (associazione nazionale degli industriali delle conserve alimentari vegetali) che "stigmatizza fortemente il fenomeno in atto di criminalizzazione dell'intero settore del pomodoro del meridione e il conseguente disorientamento dei consumatori italiani". L'associazione "esprime ferma condanna e aperto biasimo nei confronti di comportamenti, dichiarazioni e spot pubblicitari che danneggiano gravemente l'intero comparto conserviero meridionale ed, in particolare, della Campania. L'associazione condanna qualsiasi forma di speculazione che punti a identificare il pomodoro con una singola provincia o regione. il pomodoro Made in Italy è unico e tale è percepito sui mercati esteri, un valore nazionale indivisibile.”
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