Italia

Il vino da Messa è di Alberobello

08 luglio 2012 | C. S.

La Cantina-Museo di Alberobello (Ba), di cui è patron il cavalier Dante Renzini, sta rifornendo il Vaticano di un suo speciale vino da Messa: il “Cantate Domino” (Canticum Novum), ricavato da uve passite di Moscato Reale, è stato commissionato all’Azienda vitivinicola pugliese direttamente da Monsignore Georg Ganswein, segretario privato del cardinale J. Ratzinger, salito nel 2005 al soglio pontificio come Papa Benedetto XVI. «Sono veramente orgoglioso perché il 30 giugno abbiamo realizzato la prima bottiglia di “Cantate Domino” per il Papa e per il fatto che, in quantità limitata, la nostra “divina etichetta” parteciperà al momento più mistico della celebrazione liturgica cristiana», commenta Mastro Dante, «La particolare richiesta da parte della Chiesa ci onora e conferma che la nostra produzione è qualitativamente eccellente».

In effetti, secondo il Canone 924 del Diritto Canonico, il derivato dell’uva per l’Eucarestia deve essere assolutamente genuino e corrispondere a precisi, rigorosi parametri. Il milione di litri di vino, destinato alla Messa in un anno, proviene in genere da conventi o altre organizzazioni religiose e, in minor percentuale, da imprese enologiche approvate dal Vaticano. Perciò la scelta dell’etichetta della Cantina-Museo Albea risulta un riconoscimento al grande lavoro degli operatori della struttura di Renzini, che sono consapevoli di quanto sia straordinaria l’opportunità loro offerta dalla Chiesa.

Come da regole ecclesiastiche, già la materia prima del vino, ovvero l’uva, deve essere integra e nella bevanda è bandita ogni forma di acidità. I sacerdoti contemporanei preferiscono le bacche bianche, che non macchiano i paramenti sacri sull’altare, e, tra queste, quelle che forniscono un nettare secco, amabile, anche dolce, e con una gradazione alcolica intorno agli 11°, come il Marsala e il Moscato.

Il “Cantate Domino” di Albea rispecchia le disposizioni del Vaticano che si possono sintetizzare nell’indicazione “De gemine vitis e non corruptum”, che definisce il vino da Messa come “naturale frutto della vite (matura) e non alterato (inacidito o con addizioni proibite, come alcol di riso o di patate)”. «L’adulterazione o l’addizione di sostanze pur ammesse dalle leggi dello Stato italiano, rendono il vino materia non valida, cioè illecita, per celebrare la Messa», spiega Claudio Sisto, direttore tecnico di Albea, «L’unica aggiunta permessa, verso la fine della fermentazione alcolica, è l’alcol di vino, allo scopo di aumentare la conservabilità del prodotto; il vino così ottenuto non può comunque superare i 18 gradi alcolici, ma può essere illimpidito, purché non restino tracce dei chiarificanti inseriti. La bevanda ricavata dalla spremitura delle vinacce invece non è utilizzabile per celebrare la Messa».

Grazie alla scrupolosa produzione di Albea, il “Cantate Domino” risulta puro, un vino in cui il principio della concentrazione e della purezza è stato mantenuto dalla vigna alla bottiglia e in estremo risalto, come sottolinea Sisto: «Il nostro nettare da Messa deriva da un’attenta selezione di uve di Moscato Reale di Trani, lasciate appassire per più di un mese sulla pianta e poi raccolte a ottobre, in modo da concentrare il frutto. Vinificato in bianco a basse temperature, dopo una lunga macerazione a freddo, il vino, terminata la fermentazione malolattica, viene imbottigliato per la Santa Sede. Il passito, che nasce da queste uve, è un bianco austero, dorato brillante, con un articolato, armonico e ampio profilo aromatico, che spazia dal floreale ai frutti bianchi, sorretto da un alto grado alcolico, quasi 16% vol, con un residuo zuccherino naturale che lo rende al palato notevolmente più grasso e strutturato. Sontuoso, “Cantate Domino” mostra così i profumi primari del Moscato, esaltato da una nota dolce, e si presenta elegante ed equilibrato».

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